Star Wars: Doctor Aphra #1, la recensione

A metà strada tra Indiana Jones e Lara Croft, la Dottoressa Aphra di Kieron Gillen e Kev Walker diventa protagonista

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Doctor Aphra nasce come costola della più celebre testata Darth Vader - una delle “ammiraglie” con cui la Marvel lanciò la sua linea di Star Wars due anni fa - giunta alla chiusura (in verità un po’ brusca) con il numero #25. Concepita come “spalla” con cui Vader potesse interagire e per impartire più brio a quella che minacciava di essere una serie eccessivamente cupa e drammatica, Aphra è sopravvissuta alle poco amorevoli attenzione del suo datore di lavoro e si è conquistata una sua testata personale, a tutti gli effetti la prima del nuovo canone e della gestione Marvel a essere dedicata a un personaggio originale estraneo alle pellicole cinematografiche.

A curarne i testi rimane l’autore che l’ha creata sulle pagine di Darth Vader, Kieron Gillen, mentre ai disegni Kev Walker si sostituisce a Salvador Larroca, che ne aveva definito per la prima volta look e fattezze sulle pagine di Darth Vader #3.

Gillen non ha mai fatto mistero di essersi ispirato a Indiana Jones per il personaggio di Aphra, descrivendola come una versione al femminile del personaggio, ma con una morale più sfuggente: manifesto programmatico più evidente che mai nelle scene d’apertura del primo numero, che ripropongono la fuga di un avventuriero da un tempio attraverso mille trappole che non può non rievocare la prima apparizione di Indy ne I Predatori dell’Arca Perduta.

Ironicamente, Aphra in questa scena svolge il ruolo che nell’originale era di Belloq, aspettando l’archeologo rivale fuori dal tempio e strappandogli di mano il trofeo... arrivando addirittura a freddarlo! L’avventuriera spiega poi che era stato "l’aspirante Indiana" per primo ad averla tradita e lasciata per morta, e di avergli reso pan per focaccia.

Ma questo doppio salto da una parte all’altra della linea di confine che divide i buoni dai cattivi è già emblematico della natura che la serie ambisce ad avere: Aphra è una brava ragazza che “non è cattiva, ma la disegnano così”? O in realtà è un’anima nera che simula spensieratezza dietro un volto d’angelo? La risposta probabilmente è destinata a non arrivare mai e il dubbio in questione accompagnerà il personaggio per tutta la serie.

L’avventura prosegue ruotando attorno alla reliquia recuperata, che Aphra spera di vendere a prezzi esorbitanti per rifarsi una vita, ora che è costretta alla clandestinità per avere tradito l’Oscuro Signore, e qui entrano in scena i comprimari della serie, i due droidi assassini BT-1 e Triplo Zero e il Wookiee Black Krsantan, anch’essi nati dalla penna di Gillen sulle pagine di Darth Vader.

Qui si avverte forse il primo limite della serie, perché oltre a essere una contrapposizione molto speculare ai personaggi tradizionali di C-3PO, R2-D2 e Chewbacca, si avverte l’assenza di un contraltare o di una seconda figura che possa tenere testa e fare da foil ad Aphra, come paradossalmente accadeva con lo stesso Vader, quindi la sensazione è che il cast vada ampliato con qualche altra figura di spicco, magari che esca dal divertente ma restrittivo gioco delle “varianti malvagie” dei personaggi classici e che dia alla Dottoressa Aphra maggiori occasioni di interazione e di sviluppo.

La storia procede veloce, scorrevole e divertente fino all’ultima scena, dove viene rivelato il potenziale nemico di Aphra; e qui forse si rischia il secondo punto di cedimento, perché - salvo cambi di rotta futuri - la nemesi di Aphra pare essere destinata a essere... suo padre!

Proprio così, in una saga che ha già visto scontri generazionali decennali tra Luke Skywalker e Darth Vader e tra Kylo Ren e Han Solo, ripercorrere ancora una volta questo tema suona ben poco emozionante, e si spera che Gillen abbia qualche asso nella manica per sorprenderci, o quanto meno per movimentare un po’ le acque.

Validi i disegni di Kev Walker, sufficientemente dettagliati ed esotici da trasmettere una buona vibrazione starwarsiana, ma che non disdegnano di concedersi a volte un tratto caricaturale o da cartone animato, vista la natura scanzonata e ironica dell’avventura.

In conclusione: la partenza di Doctor Aphra è buona e la serie sembra essere destinata a essere divertente e coinvolgente quanto basta. Si porta dietro potenzialità e pericoli delle storie di Star Wars incentrate su personaggi originali: da un lato la maggiore libertà creativa e di trama che Luke e compagni non potrebbero mai concedere, dall’altro il dubbio di poter assistere a vicende epocali o “incidenti” in un periodo in cui la storia galattica è necessariamente dominata dalle figure e dagli eventi cinematografici. Ai prossimi numeri l’ardua sentenza!

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