Star Wars #1, la recensione - Articolo del 3 gennaio 2020 - 274733
Il nuovo Star Wars #1 è una lettura piacevole, ma l’energia e l’epos dell’incipit della precedente serie restano qualche spanna più in su
Ormai è quasi storia del Fumetto: cinque anni fa, Star Wars “tornava a casa” sotto le insegne della Marvel, e l’evento veniva celebrato con il lancio di un numero #1 firmato da Jason Aaron e John Cassaday che fece scalpore, superando il milione di copie vendute, collezionando oltre cento variant cover e dando il via a una florida e duratura produzione di avventure stellari.
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Da questo punto di vista, Soule ha probabilmente una mano di carte da giocare migliore di quella di Aaron, dal momento che lavorare su eroi in crisi e in situazioni difficili è narrativamente più interessante che farlo su un cast di protagonisti ancora relativamente “vergini”, a livello di situazioni critiche. Per contro, un problema che già traspare fin da questo primo numero, è che l’arco temporale in cui lavorare porrà dei limiti più restrittivi e costringerà l'attuale sceneggiatore a lavorare su storie più personali e di taglio ridotto rispetto a quanto fatto dal suo predecessore.
Se i tre anni e passa che intercorrono tra Episodio IV ed Episodio V hanno concesso abbondanti margini per costruire storie, eventi e saghe di ampio respiro - basti pensare al ciclo Hope Dies, di Kieron Gillen e Salvador Larroca - l’anno scarso che separa Episodio V da Episodio VI e certi paletti narrativi ineludibili (Vader e Luke non possono incontrarsi di nuovo, la Flotta Ribelle è dispersa e deve radunarsi ecc...) pongono dei limiti oggettivi che Soule dovrà aggirare in modo molto creativo e inaspettato, se vorrà regalare anche al suo ciclo scene cariche di una dimensione epica adeguata e di alta tensione emotiva.
"Un paio di scene introspettive toccanti, i semi di qualche sviluppo interessante per il futuro e qualche cartuccia bagnata che non spara come dovrebbe."Non a caso, i momenti di introspezione e di crisi personale sono quelli che funzionano meglio in questo numero #1: mai come prima d’ora, probabilmente, avevamo visto quello che era percepito come il gruppo degli eroi battibeccare tra loro, accusarsi a vicenda o sprofondare nella solitudine e nel silenzio come in questa occasione. Se è vero che il racconto che ci attende dev’essere prima di tutto quello di una risalita dalla crisi, altrettanto lo è che questa è un’occasione speciale per mostrarci il lato fallibile delle figure chiave che Star Wars raramente ci mostra, e c’è da sperare che Soule approfitti dell’occasione fino in fondo; qui fa un ottimo lavoro su Luke, ricreando un rimando “poetico” a una celebre sequenza della prima serie che lo avvicina di molto al padre e che segna, forse, il picco emotivo dell'albo.
Le cose funzionano meno su altri fronti: in termini di azione, il numero ci offre una battaglia dove il senso di déja vu regna sovrano: frammento della flotta Ribelle messo alle strette da una flotta di Star Destroyer, overconfidence dell’ufficiale di turno, la Comandante Zahra, che consente al Millennium Falcon di intervenire con manovra mirabolante, e la fuga dei Ribelli sotto il naso degli imperiali. Been there, done that, e un po’ troppe volte per ambire a essere qualcosa di più di una scaramuccia quotidiana, là dove nel biglietto da visita di un numero #1 sarebbe servito qualcosa di più incisivo.
Stesso discorso applicabile al nemico di turno, la succitata Zahra, che pare di capire sia il villain portante dell’arco narrativo di Soule. Viene accennata una sua possibile rivalità/inimicizia a livello personale con Leia, ma al di là di questo briciolo di background, nulla sembra distinguerla dall’archetipo dell’ufficiale fanatico, ostinato e disumano. Si spera in un’evoluzione nei numeri futuri.
Luci e ombre, infine, anche per i disegni di Jesus Saiz: a suo agio e convincente nelle scene dialogate e più tranquille, con una discreta resa delle fattezze dei protagonisti e un buon senso di “regia” nel mescolare scene del presente a flashback cruciali, meno efficace nelle sequenze d’azione e nelle battaglie spaziali. Complice forse la scelta poco felice di intrappolare la flotta Ribelle nei pressi di un sole, la battaglia si snoda su varie splash-page dove il fattore cinematico e la cura del dettaglio lasciano un po’ a desiderare; forse è parzialmente colpa della colorazione, che rende la vicinanza della stella in questione tramite fondali gialli e rossi molto accesi, i quali appesantiscono la pagina e rendono difficile seguire l’azione.
In conclusione: un paio di scene introspettive toccanti, i semi di qualche sviluppo interessante per il futuro e qualche cartuccia bagnata che non spara come dovrebbe. È una lettura piacevole questo nuovo Star Wars #1, e l’ambientazione in uno dei periodi storici più amati della saga contribuisce ad arricchirla ulteriormente, ma - ahinoi - l’energia e l’epos dell’incipit di Aaron e Cassaday restano qualche spanna più in su rispetto a tutto questo.
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