Star Wars #1, la recensione

La Forza è potente nel numero #1 dello Star Wars Marvel: tutta la magia, il divertimento e l'euforia della pellicola originale rivivono sulle sue tavole!

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Star Wars #1, variant cover di Alex RossIl giorno della Forza è giunto: dopo l’annuncio-record del milione di copie in prevendita, dopo la sua interminabile galleria di variant cover e dopo che tutto il Marvel Universe ha voluto celebrare il ritorno della saga di Star Wars in casa Marvel, il numero 1 della serie ha fatto il suo esordio. Indubbiamente si tratta di un momento storico sia per la Casa delle Idee, sia per gli appassionati della saga stellare di Lucas, ed era giusto sottolineare e promuovere l’eccezionalità dell’evento. Tuttavia, si sa: in questi casi, quando le aspettative salgono, è il caso di dirlo, alle stelle, aumenta anche il rischio che poi il prodotto finale possa non rivelarsi all’altezza della situazione. Rischio che nel caso del numero 1 di Star Wars era doppio: non solo c’erano da soddisfare le consuete aspettative di un grande pubblico di lettori e appassionati che ha dato ampie dimostrazioni di essere molto geloso ed esigente nei confronti della saga; questo numero 1 aveva anche il delicato compito di fungere da biglietto da visita e da bandiera di quella che sarà la gestione starwarsiana sotto l’egida Marvel, con l’aggiuntiva e delicata missione di far digerire ai lettori il discusso “reset” della continuity accettato a fatica dai lettori più intransigenti. Insomma, per parafrasare lo zio Owen Lars, se tutto non avesse funzionato a dovere, “There will be hell to pay!”

Iniziamo quindi subito col dire che giunti in fondo alla lettura delle venti pagine di questo primo numero non solo si può tirare un grosso sospiro di sollievo, ma anzi si esce dall’esperienza entusiasti, divertiti e con la voglia di leggerne ancora e ancora: una volta tanto, l’hype creata attorno all’evento non viene delusa e Aaron e Cassaday consegnano esattamente la storia (o quanto meno un inizio di storia) che sarebbe bello aspettarsi quando si apre un albo a fumetti intitolato Star Wars.

Storia che, a lettura completata, risulta quasi disarmante nella sua semplicità, accompagnando il gruppo di protagonisti della pellicola originale (Luke, Han, Leia, Chewie e i droidi) in una delle loro primissime missioni successive alla distruzione della prima Morte Nera, e incrociando subito il cammino con la loro nemesi di sempre, l’oscuro signore dei Sith in persona.

Star Wars #1, variant cover di Sara PichelliLa punta di diamante di questo primo numero sta innegabilmente nell’uso e nella caratterizzazione dei personaggi: Star Wars si presenta a tutti gli effetti come una serie di gruppo, con tutto ciò che questo comporta: trovare uno spazio o una scena per ogni membro della squadra, evidenziare i diversi caratteri e comportamenti, mettere in evidenza contrasti e affinità, e trovare il modo di far funzionare il tutto. Da questo punto di vista è sintomatico ed emblematico che questa sia la serie che segna il rientro di Star Wars in casa Marvel, che delle dinamiche dei suoi “super-gruppi” ha sempre fatto la sua bandiera e il suo cavallo di battaglia vincente.

In questo, Jason Aaron non sbaglia un colpo, non solo riuscendo a fare tutto ciò che è stato sopra elencato, ma anche e soprattutto a cogliere l’essenza di ognuno dei personaggi principali, impegnandolo in situazioni nuove, ma toccando corde che vanno a delineare e a tratteggiare quello che è il cuore di ogni guerriero stellare: da Luke Skywalker, con la sua capacità di anteporre il bene e le necessità immediate di amici e persone presenti alle cause più astratte e idealizzate, alla “futura gemella” Leia Organa, che a sua volta perfettamente nella parte, spiazza e sorprende sia compagni d’avventura che lettori in senso contrario, impartendo un ordine estremo che antepone la causa della Ribellione perfino alle vite del gruppo. Quando a Han Solo, Aaron lo preannunciava come uno dei suoi personaggi preferiti da sceneggiare, e il perché risulta evidente: un altro personaggio di cui è stata colta ottimamente l’essenza, dai modi superficiali spavaldi e truffaldini, ma che allo stesso tempo tradiscono un “commitment” e una dedizione non dichiarata alla giusta causa che tenta di fare passare sottobanco non solo ai compagni di squadra, ma anche al lettore, quasi riuscendoci. Darth Vader è forse è uno dei personaggi più sacrificati e meno caratterizzati di questo numero, relegato nel tradizionale ruolo di minaccia incombente e deus ex machina che fa progredire la trama nel ruolo di inseguitore implacabile, ma tutto sommato è anche giusto così: dopotutto Vader avrà la sua serie personale, in partenza il mese prossimo, per concedersi ampi approfondimenti. Menzione d’onore per i due droidi, che riescono a essere divertenti e ad avere una funzione nella trama senza scadere nella deriva bambinesca o nell’umorismo slapstick dove spesso erano relegati.

Star Wars #1, variant cover fotograficaIn conclusione, è proprio questo il meccanismo vincente che promuove il primo numero di Star Wars a pieni voti: l’idea di tornare a narrare le meccaniche di un gruppo che racchiude un grande potenziale ma che ancora non è né perfetto né esperto nel muoversi, dove l’idealismo di un aspirante jedi ha difficoltà a conciliarsi con il cinico pragmatismo di un contrabbandiere, che a sua volta fa scintille con l’ossessiva fedeltà alla causa astratta di una principessa ribelle. Sembra quasi di intravedere echi degli X-Men claremontiani, dove i conflitti tra le filosofie dei vari compagni di squadra erano interessanti quanto e più di quelli con i nemici di turno, un lusso che ci si può concedere solo con personaggi che i lettori conoscono e amano già da tempo e che l’autore sa caratterizzare nel modo giusto. Questo avviene forse a discapito delle novità (colpisce che al di là del cast cinematografico il numero non introduca nessun nuovo personaggio), ma è evidente l’intento di accogliere il lettore partendo dalla saga nella sua forma essenziale, con una storia che sembri veramente partire il giorno dopo della chiusura di A New Hope. Per le novità ci sarà tempo.

Graficamente e visivamente, il miglior complimento che si può fare a John Cassaday è di non avere spezzato neanche per un istante la “suspension of disbelief” di trovarsi in una galassia lontana lontana: scenari, personaggi e tecnologie sono completamente immersi e coerenti con quanto visto e conosciuto nelle pellicole. Forse sarebbe stato interessante vederlo cimentarsi con qualcosa di originale e di sua creazione, ma proprio come Aaron nella sceneggiatura, anche Cassaday opta per rimandare a occasioni successive la proposta di temi e creazioni originali per concentrarsi su quello che al grande pubblico è già noto. Almeno in un punto, tuttavia, riesce a lasciare il segno fin da questo primo numero, e cioè nel taglio cinematico delle vignette e delle tavole: inquadrature, dinamismo e scene d’azione sono rese in maniera notevole, sembra quasi di osservare gli storyboard di quelle che saranno delle scene da filmare, e risulta quasi naturale immaginarsi le scene “in movimento”.

Pecche? Alcuni dei lettori più smaliziati o di vecchia data potrebbero trovare questo ritorno alle origini eccessivo, e pensare che la serie tenti di giocare troppo “sul sicuro”, recuperando temi e situazioni archetipali e visti molte e molte volte. Naturalmente, il giudizio finale è lasciato ai gusti personali di ogni lettore, ma a parere di chi scrive, la produzione del vecchio universo espanso di Star Wars si era persa in un labirinto talmente complesso di divagazioni, variazioni sul tema ed esperimenti discutibili da produrre il paradossale risultato di restituire a ciò che era più vecchio un sapore nuovo, fresco e rinfrancante. Potrebbe poi far discutere la scelta del cliffhanger con cui si chiude il numero, ma per parlarne sarà necessario preannunciare una piccola sezione di:

Inizio Spoiler

La scena che ci dà appuntamento al numero successivo è quella in cui, classico dei classici, Luke Skywalker e Darth Vader sono in procinto di incrociare le spade. E qui Aaron rischia veramente grosso, perché o il duello avrà veramente luogo e lascerà il segno, il che significa che la serie sparerà in apertura una delle cartucce più potenti di cui avrebbe potuto disporre, oppure, come è più logico presupporre, qualcosa impedirà che il faccia a faccia si compia, ventilando però l'ipotesi di ricadere nel territorio nebbioso in cui ironicamente si muovevano i fumetti di Star Wars della Marvel di trenta anni fa, in cui i personaggi si giravano intorno l’un l’altro a vicenda impossibilitati a fare qualcosa di significativo per lasciare i momenti veramente cruciali alle pellicole.

Ma forse anche questa è una preoccupazione eccessiva: la perizia dimostrata nel saper gestire e caratterizzare i personaggi classici è tale che basterebbe perfino continuare a vederli muoversi e interagire con questi ritmi e questa incisività per ritenersi soddisfatti, a prescindere dalla presenza o meno di climax epocali (che, forse meno telegrafati e più inaspettati, sono comunque senz’altro destinati ad arrivare).

Fine Spoiler

Star Wars #1, variant cover di Jenny FrisonPer concludere: il piccolo miracolo si è compiuto, il risultato si è rivelato all’altezza delle grandissime aspettative, lascia il lettore con l’appetito di nuove avventure e l’appassionato starwarsiano con la tranquillità di vedere le avventure dei suoi eroi in ottime mani.

“Welcome home”, era lo slogan pubblicitario associato al ritorno di Star Wars. Tecnicamente si riferiva al fatto che il brand dei fumetti stellari tornava sotto le insegne della Casa delle Idee dopo oltre due decenni di assenza. Ma giunti alla fine di questa prima scorribanda in una galassia lontana lontana ci rendiamo conto che è anche il messaggio che Aaron e Cassaday hanno voluto dare ai lettori, restituendo sensazioni, euforia, atmosfere ed entusiasmi così semplici e così diretti che ci si ritrova a chiedersi come sia stato possibile che fossero venuti a mancare per così tanto tempo. Alla fine è proprio questo il più bel regalo che Star Wars #1 fa agli appassionati della saga di Lucas e ai lettori di fumetti in genere: quel caloroso abbraccio che sa darti un amico di vecchia data che non vedevi da anni e con cui riscopri una complicità mai venuta meno, e che stavolta è qui per restare. Tra un anno vedremo “il Risveglio della Forza” sul grande schermo, ma scalda il cuore scoprire che sulle tavole a fumetti questo risveglio si è già compiuto!

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