Star Trek: Strange New Worlds 2x06, la recensione

In un episodio che scava in temi importanti, Star Trek si concentra su Uhura e sul senso più profondo della comunicazione

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La recensione di Lost in Translation, sesto episodio della seconda stagione di Star Trek: Strange New World, disponibile su Paramount+

Sebbene si tratti di un episodio principalmente incentrato su Uhura (Celia Rose-Gooding), Lost in Translation non manca di regalare significativi momenti a diversi personaggi di Star Trek: Strange New Worlds. Ritroviamo Pelia (Carol Kane), qui in acceso contrasto con Una (Rebecca Romijn); c'è anche Kirk (Paul Weasley), che getta i semi della futura amicizia con Uhura e con La'an (Christina Chong), inconsapevole di aver vissuto un intermezzo romantico con quest'ultima.

Cosa ancor più importante, soprattutto per Uhura, ritroviamo Hemmer (Bruce Horak), seppur in forma di incubo zombie o di malinconica registrazione contemplata dall'ufficiale delle comunicazioni. Lost in Translation è, sulla carta, un episodio incentrato sulla scoperta di una nuova forma di vita aliena; nella realtà, come da tradizione, il messaggio di cui la puntata è veicolo abbraccia temi importanti e utili all'evoluzione dei protagonisti, quali il rapporto con la morte e il senso stesso della comunicazione.

Uhura a rapporto

Come detto, Lost in Translation concede un piedistallo speciale al personaggio di Uhura; in particolare, ne segue il difficile e troppo a lungo rimandato processo di elaborazione del lutto. Un lutto che non si limita alla perdita di Hemmer, ma risale alla morte della sua famiglia, morte alla base della sua decisione di entrare nella Flotta Stellare. Fa piacere notare come Star Trek: Strange New Worlds non abbandoni mai i germogli piantati nella prima stagione; il difficile rapporto dell'ufficiale con la morte era già emerso in passato, ma trova qui una trattazione approfondita che regala allo spettatore un ritratto psicologico realistico e toccante.

Inoltre, la trama principale di Lost in Translation è, come il titolo suggerisce, strettamente legata al compito che Uhura svolge. L'episodio diviene ben presto un'acuta riflessione sull'ambiguità del linguaggio e sul senso più profondo del comunicare; la diversità tra le specie presuppone non solo un adattamento, di volta in volta, al codice da esse adottato, ma anche una capacità di penetrarne - attraverso tale codice - i pensieri, onde riparare per tempo a ogni eventuale fraintendimento. In tal senso, Uhura assurge ancora una volta al ruolo di mediatrice, foriera di una pace altrimenti impossibile.

Vita e morte

Come sottolineato da Kirk in un sentito dialogo con l'ufficiale delle comunicazioni, una delle linee di demarcazione tra la vita e la morte sta proprio nel linguaggio; in senso lato, l'esistenza cessa davvero nel momento in cui si smette di pronunciare il tuo nome. Per preservarsi dal dolore più straziante, Uhura ha smesso di parlare della propria famiglia e di Hemmer, destinandoli di fatto a una seconda morte; è attraverso il confronto con Kirk che la ragazza comprende quanto la sua scelta sia stata dannosa e la stesse conducendo, in un certo senso, a un graduale annientamento di sé.

È un piacere notare come, in questa puntata, Star Trek abbia sfruttato appieno le possibilità offerte dalla presenza di Kirk; pur non essendo il protagonista dell'episodio, egli funge da confessore e consigliere per la disorientata Uhura, dandole supporto in un momento di profonda crisi. Attraverso il rapporto che vediamo nascere, Strange New Worlds ci mostra finalmente un lato di Kirk inedito, eppure perfettamente coerente con il capitano che vedremo in TOS. Apprezzabile, inoltre, la capacità dimostrata nel delineare il rapporto tra Kirk e il fratello Sam (Dan Jeannotte). In questo, Strange New Worlds si conferma meticolosa nella cura data alla costruzione dei suoi personaggi; una cura che, va detto, non è stata una costante del franchise, e che non possiamo che esultare nel vedere riportata in auge.

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