Star Trek: Strange New Worlds 2x04, la recensione
Un piacevole episodio che ricorda le atmosfere della serie classica affronta il tema della memoria, da sempre centrale in Star Trek
La nostra recensione di Tra i mangiatori di loto, quarto episodio della seconda stagione di Star Trek: Strange New Worlds, disponibile su Paramount+
Il riferimento non si ferma al titolo, ma coinvolge l'intero svolgimento della puntata. Il tema centrale è, infatti, la memoria: non solo il ricordo delle persone a noi care o quello del nostro posto nel mondo, ma anche un legame viscerale, quasi inconsapevole, con le attività che svolgiamo in modo automatico, gesti e nozioni che abbiamo ormai assimilato e che fanno parte di noi quanto pelle, occhi e cuore.
Antichi errori
Durante una missione congiunta di mappatura stellare con la USS Cayuga, il Capitano Pike (Anson Mount) cerca di fare una cena romantica con il Capitano Batel (Melanie Scrofano), ma i doveri della Flotta Stellare continuano a interferire. Dopo aver ricevuto in regalo dalla donna un ciondolo, una sorta di bussola simbolica usata dai marinai, Chris scopre che Batel non ha ottenuto la promozione prevista a seguito del suo ruolo nel processo a Una (Rebecca Romijn).
Intanto, il dovere chiama: l'Enterprise è stata incaricata di tornare su Rigel VII dopo che, cinque anni prima, l'abbandono frettoloso di una missione sul pianeta aveva causato una violazione della Prima Direttiva. Pike e i suoi devono, in poche parole, rimediare al casino fatto. Nella squadra di sbarco figura anche Erica Ortegas (Melissa Navia), che freme di gioia all'idea di poter finalmente lasciare il ponte di comando per entrare in contatto con una popolazione sconosciuta. Purtroppo per lei, Spock la informa che una fascia di detriti spaziali circonda il pianeta, costringendola quindi a rimanere sull'Enterprise in caso di necessità.
Tra cielo e terra
Giunti sul pianeta, i membri della squadra in missione (Pike, La'an e M’Benga) vengono presto colti da misteriose amnesie, che si riveleranno causate da un meteorite. Gli unici immuni alla costante perdita di memoria, che si ripete ogni giorno, sono i pochi privilegiati che risiedono in una sorta di castello dalle architetture medievaleggianti (strizzata d'occhio ai tanti set analoghi visti in TOS). Il sovrano autoeletto di questo popolo smemorino è nientemeno che un ex membro della Flotta Stellare, abbandonato su Rigel VII nella famigerata missione condotta da Pike cinque anni prima.
L'amnesia non si limita ai tre ufficiali sbarcati, ma coinvolge anche la nave ancora in orbita; pian piano, tutti i membri dell'equipaggio finiscono per vagare in stato confusionale, del tutto dimentichi del loro ruolo e delle loro responsabilità. Anche Ortegas, ahinoi, è colpita dalle radiazioni; tuttavia, è proprio grazie alla scanzonata pilota che l'Enterprise esce (quasi) indenne dalla coltre di detriti, mentre - su Rigel - Pike recupera la memoria e vince, in extremis, la partita.
L'ombra del passato
Tra i mangiatori di loto offre al pubblico diversi spunti interessanti, a partire dall'originale concetto di una società piramidale basata sul predominio di chi conserva la memoria. Un buon mix di azione e approfondimento psicologico rendono questa puntata godibile e talvolta profonda. Non mancano gli ammiccamenti alla serie originale, soprattutto a Gli schemi della forza e Una città tra le nuvole; vi ritroviamo i temi della contaminazione culturale e della memoria come scrigno della natura umana.
Inoltre, Mount sfrutta al massimo il potenziale offerto dall'altalena emotiva di un uomo rimasto senza punti di riferimento. Pike è alle prese con il senso di colpa (di aver deluso Batel e di aver fallito la missione di cinque anni prima); la memoria è, in questo caso, sua potenziale nemica. Osserviamo poi, per la prima volta, un lato brutale finora nascosto del nostro fascinoso capitano. Star Trek dimostra di voler scavare più a fondo nel mondo interiore dei suoi protagonisti, e non può che far piacere notare come questa seconda stagione si stia impegnando maggiormente in termini di tridimensionalità dei personaggi.
"Sono un pilota"
Un altro punto su cui soffermarsi è come Tra i mangiatori di loto offrisse terreno fertile per lasciare che qualcuno, a bordo dell'Enterprise, restasse immune alle radiazioni e portasse a casa il risultato. Invece, Star Trek fa una scelta opposta. A salvare la situazione è Ortegas, anch'ella contaminata dalle radiazioni e in preda a una confusione disperante. Non ha alcuna immunità all'amnesia, nessuna schermatura dovuta a impianti bionici o a una particolare fisiologia aliena: è solo un pilota eccezionale che, nel momento del bisogno, fa appello a una memoria tanto profonda da non poter essere intaccata.
Era ora che Strange New Worlds studiasse Ortegas con occhio più attento; è curioso che il focus su questo personaggio non sia partito, come spesso accade, da un episodio legato strettamente al suo passato. Del background di Erica sappiamo poco o nulla, ma la sua spavalda arroganza ha ora una cornice più solida e credibile. Rimanendo nella scia della serie classica, Strange New Worlds si delinea come una variegata raccolta di generi e setting diversi, sapientemente calata in una stagione improntata all'approfondimento dei personaggi. La qualità è ancora altalenante e il ritmo non ha sempre la stessa tenuta, ma la curiosità per ciò che verrà è più che mai vivida e palpabile.