Star Trek: Picard 1x02 "Mappe e leggende": la recensione
La nostra recensione di Mappe e leggende, episodio 1x02 di Star Trek: Picard, la nuova serie della saga disponibile su Amazon Prime Video
STAR TREK: PICARD 1X02, LA RECENSIONE
C'era qualcosa che mancava nel pur ottimo primo episodio di Star Trek: Picard, un certo je ne sais quoi che nasce da una questione linguistica e va a toccare l'anima stessa del franchise. Questo qualcosa è un po' di sano technobabble, di fantascienza massimalista anni Cinquanta, quella fatta di concetti dai nomi altisonanti come "cervello positronico", "cristalli di dilitio", "compensatori di Heisenberg"; Roddenberry ne andava pazzo, Jean-Luc Picard negli anni ce ne ha regalato esempi gloriosi, ed è anche grazie a loro se oggi persino l'ultima delle opere sci-fi può permettersi di far saltellare le sue astronavi in giro per la galassia a velocità di curvatura senza che nessuno si faccia domande. Ricordi, il pilot di Picard, era ancora troppo impegnato a farci ambientare in questa nuova versione del sistema solare, dove la Federazione è composta di freddi burocrati e l'ultimo eroe romantico langue nella sua vigna al crepuscolo della sua vita, per pigiare il pedale dell'acceleratore sulla scienza gioiosa e caciarona che sottende a gran parte delle storie di Star Trek.
Mappe e leggende, dunque, è quell'allegro frullato di spunti sci-fi più o meno credibili ma sempre affascinanti che era un po' assente da Remembrance, e l'ideale complemento al biglietto da visita rappresentato da questi primi due episodi; forse è persino troppo entusiasta, così contenta di poter parlare di sette segrete romulane e sindrome irumodica (che non viene ancora citata per nome, ma è indubbiamente lì in agguato) e degli esperimenti dell'ancora misterioso dottor Bruce Maddox, e corre quasi il rischio di sommergere di informazioni e dettagli gli spettatori meno preparati. "Quasi" perché il resto, quelle basi di empatia e legame con i personaggi gettate dal pilot, funziona, e tiene a bada la parte più puramente sci-fi incorniciandola in una storia che è già, dopo soli due episodi, emotivamente straripante: tra figlie perdute, malattie incurabili e scontri ideologici su come si governa la galassia, Picard ha già fatto in poco più di un'ora tutto quello che serve per convincere chi guarda a restare a bordo fino in fondo.
Che è poi il vero paradosso di Picard, che da un lato sta facendo di tutto per ritagliarsi un'identità tutta sua, dall'altro è talmente appoggiata a quanto successo in The Next Generation e nei film successivi che il dubbio che possa piacere davvero a chi è digiuno di Star Trek rimane ancora oggi. Ma è ancora presto per preoccuparsene: c'è tempo e modo per Picard per diventare quello che vuole, per uscire dalla sua crisalide con la faccia di Patrick Stewart e trasformarsi in una bellissima farfalla positronico-quantistica; per ora godiamoci ancora un po' di preliminari.
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