Star Trek: Discovery 1x15, "Mi prenderai per mano?" [finale di stagione]: la recensione
Si conclude con un episodio anticlimatico che strizza l'occhio ai fan più nostalgici la prima stagione di Star Trek: Discovery
Sebbene la puntata chiuda degnamente la parabola redentrice di Michael Burnham (Sonequa Martin-Green) facendone l'innesco risolutore della guerra contro i klingon nonché la salvatrice dello stesso popolo contro cui aveva aperto il fuoco ammutinandosi un anno prima, la fine del conflitto tra la Federazione e i suoi nemici ha un sapore anticlimatico e non del tutto convincente.
Il cambio di posizione di L'Rell (Mary Chieffo), fino a ieri irremovibile nel sottolineare come i klingon non fossero disposti ad alcun tipo di resa nei confronti della Federazione, la porta a divenire agli occhi di Michael l'unica reale possibilità di accordo con i nemici, nonché di sopravvivenza per il pianeta Qo'Nos. Fin qui, nulla di particolarmente strano: portare L'Rell fino al finale di stagione e renderla un elemento chiave nel raggiungimento di una pace è una mossa narrativa coerente con Star Trek e funzionale alla chiusura delle varie storyline.
Pur dovendo approdare a una necessaria risoluzione pacifica del conflitto, l'impressione è che Star Trek: Discovery abbia scelto una scorciatoia di comodo, senza ricercare un autentico e meritato - tanto dal pubblico quanto dalla serie stessa - lampo di creatività drammatica per evitare l'annientamento di Qo'Nos.
Ma tutto è bene quel che finisce bene: con L'Rell al comando di un finalmente riunito impero klingon, Burnham è libera di godersi l'acclamata riabilitazione e la nomina a ufficiale scientifico della Discovery, a bordo della quale si dirige verso Vulcano, affiancata dal capitano Saru (Doug Jones) e da Sarek. Il tutto dopo una cerimonia in cui un montaggio piuttosto opinabile alterna il discorso d'esaltazione della Flotta da parte di Michael e l'assegnazione delle medaglie al valore a Saru, Tilly (Mary Wiseman), Stamets (Anthony Rapp) e, post mortem, al compianto Culbert (Wilson Cruz).
Che sia colpa dell'impronta regista del co-showrunner Akiva Goldsman o meno, il ritmo di questo season finale lo pone al di sotto della sapiente orchestrazione visiva e drammatica di altri episodi visti in Star Trek: Discovery; tuttavia, Mi prenderai la mano? non ci lascia immersi nella delusione, calando il sipario in corrispondenza di un incontro tanto inaspettato quanto gradito ai fan più nostalgici dell'universo trekkiano: fatta rotta verso Vulcano, la Discovery s'imbatte nel segnale di soccorso inviato nientemeno che dallo storico capitano Pike (predecessore del più noto Kirk), comandante dell'USS Enterprise.
Il faccia a faccia tra le due navi stellari nel finale ha il sapore di un rendez-vous a lungo atteso, e il pensiero che Spock, figlio di Sarek e fratello di Michael, possa trovarsi a bordo dell'Enterprise non fa che aumentare le aspettative nei confronti di una seconda stagione che vorremmo poter raggiungere con un salto di motore a spore.
Ah già, il motore a spore: dopo essere stato protagonista di buona parte della prima metà di stagione, il ritrovato scientifico viene accantonato per il bene della Flotta Stellare (e della continuity); con lui, salutiamo anche Ash Tyler (Shazad Latif), che si congeda dall'amata Michael decidendo di restare con L'Rell, e Philippa (Michelle Yeoh). Siamo tutti d'accordo sul fatto che un universo in cui si aggiri una qualsivoglia versione di Michelle Yeoh batta uno che ne sia privo, e l'uscita di scena di Tyler non chiude di certo la porta a un eventuale ritorno del personaggio nella prossima stagione.
A dispetto di un buon numero di perplessità su come vi si sia arrivati, questa prima annata di Star Trek: Discovery si chiude quindi con un messaggio importante e fedele a quel futuro, se non roseo, almeno volto al miglioramento che la serie ci ha sempre voluto mostrare: il fine non giustifica i mezzi. L'immediata e cruenta vittoria avrebbe concluso la guerra con i klingon tradendo, però, gli ideali cardine dell'intera Federazione. Per non tradire la propria identità, occorre cercare vie alternative e ricorrere al dialogo come risorsa primaria, fosse anche a rischio della propria vita.
Auguriamo lunga vita e prosperità a Star Trek: Discovery, grati di aver goduto di un intrattenimento avvincente e bendisposti ad assolvere i peccati di questo season finale povero d'azione ma ottimista, che ci saluta sulle immortali note del celeberrimo tema scritto da Alexander Courage per la serie originale: un ponte sonoro che ci proietta in un futuro che, per i fan della serie, irradia un'aura nuova e al contempo piacevolmente familiare.