Quando,
nel quinto episodio,
Harry Mudd (Rainn Wilson) aveva fatto la sua comparsa sul piccolo schermo, è stato chiaro fin da subito come
Star Trek: Discovery intendesse attingere a piene mani dal mondo di personaggi costruito dalla serie classica degli anni '60. Ora, a distanza di appena due settimane, lo show della
CBS fa tornare in scena il subdolo truffatore con cui
Lorca (Jason Isaac) e
Tyler (Shazad Latif) hanno condiviso la cella durante la detenzione sul vascello klingon; l'idea funziona a metà, dando vita a un episodio certo più leggero rispetto a quanto mostrato finora da
Star Trek: Discovery - e si badi, la leggerezza non è necessariamente un difetto - ma, per questo, anche più traballante a livello narrativo.
Grazie a un loop temporale creato da un misterioso cristallo, Mudd è infatti in grado di ripetere all'infinito gli stessi 30 minuti, allo scopo di arrivare via via a scoprire come far funzionare il famigerato motore a spore della Discovery. Nel far ciò, uccide svariate volte Lorca, Tyler e numerosi membri dell'equipaggio, al mero scopo di vendere la nave ai Klingon con tanto di segreto tecnologico annesso. Fin qui, tutto sembra filare: Burnham (Sonequa Martin-Green) e Tyler, goffamente intenti a una sottospecie di corteggiamento che deve tener conto dell'educazione vulcaniana della donna, riescono a scoprire l'esistenza del loop grazie a Stamets (Anthony Rapp), che a causa della connessione con le spore risulta l'unico in grado di mantenere la propria coscienza da un "riavvio" all'altro.
La storia presenta, come detto, un livello di leggerezza e ironia gradevole, a fronte delle sei puntate di relavita drammaticità con cui
Discovery ci ha mostrato le proprie tinte più cupe: ciò che lascia piuttosto perplessi è la risoluzione della vicenda, che vede Mudd ingannato dall'intero equipaggio e rispedito tra le braccia della propria consorte, sotto la vigile sorveglianza di un suocero che - si spera - saprà contenere il potenziale criminale dell'uomo. Una condanna simile equivale a un'assoluzione per un individuo che si è dimostrato disposto a uccidere anche tutto l'equipaggio e a vendere una nave della Federazione agli avversari Klingon in tempo di guerra. Ben venga la leggerezza, ma non di certo a scapito della credibilità di un universo che, finora, aveva sfoggiato una verosimiglianza interna abbastanza solida.
Al di là di questo difetto fatale, Toglie di senno fin anche i più saggi (sic!) dà l'avvio alla già ventilata love story tra Burnham e Tyler, complice qualche osservazione da parte di Tilly (Mary Wiseman) e del già citato Stamets; per colpa di una scrittura per ora comprensibilmente poco focalizzata sul lato romantico, la chimica tra i due personaggi è ancora tutta da costruire, e a poco vale la confidenza fatta da Burnham al capo ingegnere ("Non mi sono mai innamorata"). Contrariamente a quanto fatto finora, in materia d'amore Discovery sembra voler percorrere la strada più semplice, affidandosi alla didascalicità dei dialoghi piuttosto che all'alchimia di sguardi e situazioni. È presto per emettere un giudizio su questa storyline, e la buona caratterizzazione psicologica sia di Burnham che di Tyler ci spinge a sperare che, nei prossimi episodi, la loro relazione catturi maggiormente la nostra attenzione emotiva e mentale.
Seppur costretto in un ruolo relativamente marginale rispetto a quanto visto nelle puntate precedenti, il capitano Lorca continua a rimanere la figura più affascinante di
Star Trek: Discovery. Le interazioni tra lui e Mudd sono tra i momenti più godibili della puntata, con le varie uccisioni del capitano per mano dell'ex compagno di cella montate in rapida successione. Proprio la godibilità è, in conclusione, la carta vincente di questo episodio, che alleggerisce gli animi - pur sacrificando, qua e là, un po' di logica - e prepara il pubblico al giro di boa della prossima settimana, che segnerà il passaggio alla seconda parte della stagione che, presumibilmente, tornerà ad affrontare questioni inerenti la guerra con i Klingon.