Star Trek Beyond: la recensione

La nostra recensione di Star Trek Beyond di Justin Lin

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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La voglia di andare oltre la sfera del conosciuto è ciò che ha dato una marcia in più alla razza umana. Ma cosa accade trasponendo nella vastità dell’universo l’insaziabile sete di spingersi al di là dei limiti dello scibile? “Spazio, ultima frontiera” è anche la consapevolezza che, per gli avventurieri del cosmo, tutto è possibile e tutto è concesso.

La stessa identica filosofia è stata adottata fin dall’inizio nel rilancio sul grande schermo del brand Star Trek. J.J. Abrams, che qui lascia il testimone a Justin Lin, ha più volte ribadito di aver realizzato la propria idea di film d'avventura inquadrandola nell’universo del Capitano Kirk. Il pubblico è ovviamente libero di rifiutare quest’approccio, ma chi ha dato fiducia ai due precedenti capitoli apprezzerà nel film di Lin la naturale evoluzione dello spirito abramsiano: prendere in carico un film con un marchio già avviato infarcendolo di tutto ciò che risponde al proprio immaginario. È come avere a disposizione una vettura d’epoca e modificarla con i pezzi delle nostre auto preferite: l’importante, alla fine, è sentirsi a proprio agio nel guidarla.

Se scegliamo di stare al gioco, Star Trek Beyond funziona molto bene ed è perfettamente in linea con la filosofia delle mani libere sui franchise che hanno origine nel passato. È anche un prodotto confezionato con una forte oscillazione tra coraggio e conservazione: se da un lato Lin sceglie di mostrare subito qualcosa di apparentemente sacrilego, allo shock iniziale aggancia poi un intreccio molto classico e lineare e una tipica struttura narrativa a climax. Chi è preoccupato che Fast & Furious sia approdato nella Timeline Kelvin potrebbe invece trovare molte più analogie con Mission Impossible, con il benestare dell’eterno Simon Pegg pronto a risolvere ogni genere di imprevisto tecnico mentre l’eroe è impegnato nelle più improbabili e funamboliche acrobazie.

Sostituendo ai lens flare le inquadrature oblique, Lin si appropria del film con attenzione e cura sia per le ambientazioni che per i personaggi: alterna umorismo e pathos in maniera scientifica e nel ritmo vorticoso della vicenda inserisce lunghe sequenze di presentazione dei mondi che l’Enterprise raggiunge. È lo stile adottato da molti JRPG quando i protagonisti entrano in una nuova ambientazione: l’arrivo della nave in un luogo maestoso e scintillante ricorda un filmato introduttivo dei vecchi Final Fantasy, condito dalla potenza del 3D e amplificato da un paio di decenni di evoluzione della CGI.

La forza dell’Enterprise poggia su un unico grande paradosso: il cosmopolitismo galattico dei paladini della Federazione deve fare i conti con la solitudine di un equipaggio perennemente immerso nella vastità dell’infinito: sempre lontano, da qualunque luogo. E la squadra, ancora una volta, è in gran forma. Lin fa interagire tutti come un gruppo navigato, che ha fatto di necessità virtù trasformando la coabitazione forzata in una comunità di intenti e in un’avventurosa famiglia. È anche per questo che la ritrovata voglia di unità nasce proprio dallo shock della separazione e un rinnovato senso di speranza viene declinato in maniera sincera e senza alcun cenno di sentimentalismo: “Cosa farei senza di lei, Spock?” chiede Kirk; Spock lo guarda senza rispondere.

Se Simon Pegg, qui anche in veste di co-sceneggiatore, si è ritagliato il suo ruolo classico, come attore ha scelto di essere meno sopra le righe: accantonando gran parte delle gag di Montgomery Scott, in una delle storyline interne il lato buffo dello script azzarda una divertente versione buddy di un duo che si ritrova malauguratamente a condividere viaggi e sfortune. Lin è abilissimo, e frulla tutto in una compilation citazionista che non risparmia richiami a Star Wars, Alien e persino ad Avatar, catapultando il pubblico nell’occhio di un ciclone che segue tuttavia una rotta ben precisa, opportunamente affiancata dalla misteriosità dell'ottimo villain di Idris Elba.

Oltre a garantire intrattenimento e spettacolo, Star Trek Beyond grida che questa saga può spingersi oltre e andare potenzialmente ovunque, finché avrà la fiducia del pubblico, per ribadire concetti semplici. E se la semplicità è l’ultimo stadio della complessità, l'equipaggio dell'Enterprise è pronto a ribadire la banalità del bene: la paura della morte ci tiene in vita, ma è meglio morire salvando vite che vivere portandone via.

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