Star Brand, la recensione

Abbiamo recensito per voi Star Brand, volume edito da Panini Comics che racchiude l'omonima miniserie di Jim Shooter e John Romita Jr.

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Nel 1986, per festeggiare il suo venticinquesimo anniversario (ma anche per fronteggiare al meglio la nuova wave della Distinta Concorrenza), Marvel Comics lanciò un nuovo universo narrativo completamente slegato dalla continuity di quello classico, il quale venne battezzato come New Universe. Questo era improntato a un maggiore realismo, e aveva per protagonisti personaggi nei quali i lettori avevano la possibilità di identificarsi con maggiore facilità. Supereroi con problemi più o meno ordinari, insomma. Testata di punta di questo progetto altamente sperimentale fu la testata Star Brand, affidata alle sapienti capacità scrittorie del veterano Jim Shooter e alle matite con grandissimo potenziale di un giovane John Romita Jr..

Star Brand racconta le vicissitudini di Ken Connell, un giovane meccanico di Pittsburgh, dotato di un buon cervello, ma privo di ogni disciplina, specie in campo sentimentale. La vita di Ken scorre in maniera arzigogolata, fra assenze a lavoro, scorribande in moto, e frequentazioni poligame. In un giorno come tanti, il ragazzo entra in contatto con un misterioso individuo, il quale, senza troppe spiegazioni, gli affida lo Star Brand, anche conosciuto come Marchio delle Stelle: questa è una potentissima arma intergalattica che si ricombina con l'organismo ospite, donandogli incredibili capacità. Il Marchio appare, inoltre, come un piccolo tatuaggio che il portatore può spostare a suo piacimento su qualsiasi parte del corpo, o passare in eredità ad altri esseri viventi (un passaggio a un essere inanimato, invece, provocherebbe una terribile deflagrazione).

Improvvisamente, dunque, la vita di Ken prende una nuova piega: il giovane è infatti ora in grado di volare a velocità supersonica, resistere a esplosioni nucleari, ed emettere raggi energetici di grande potenza. Pur con tutte queste nuove abilità, la vita di Ken resta un gran casino. Il protagonista, dunque, cercherà di capire come sfruttare al meglio i suoi poteri per combattere le ingiustizie, provando anche a crescere davvero e mettere ordine nella sua esistenza libertina e ribelle. Ma Ken dovrà fare presto, perché una grande minaccia incombe...

Star Brand non è un progetto pienamente riuscito, nel senso che non sfrutta a pieno le enormi potenzialità delle quali un franchise del genere avrebbe potuto godere per molti anni. Detto questo, la serie presenta diversi punti di forza, due in particolare, che la rendono una lettura valida. Il primo è senza dubbio il talento dello sceneggiatore, il quale riesce a imprimere una forte connotazione storica al fumetto: la storia infatti è un ritratto fedele di ciò che sono stati gli anni '80 (e la sua generazione) negli Stati Uniti d'America: i giovani di quell'epoca vivevano esistenze assai scanzonate, impostando la loro vita alla giornata. Erano tempi abbastanza felici e apparentemente facili, dopotutto. Dietro questa patina ottimistica, si celavano però gravose ombre, prima fra tutte quella del terrorismo di matrice islamica, che, come sappiamo, raggiungerà il suo climax circa un ventennio dopo: nella società americana, infatti, erano già stati piantati i semi di ciò che abbiamo visto nella sua massimo exploit l'11 settembre 2001. I futuri terroristi, infatti, si nascondevano alla luce del sole, sebbene sotto copertura: proprio degli agenti libici fedeli al regime di Mu'ammar Gheddafi, proveranno a reclutare Star Brand, costringendo quest'ultimo a replicare attaccando proprio il Paese nordafricano.

Secondo punto di forza del fumetto è sicuramente la grafica: il giovane talento e figlio d'arte Romita Jr., infatti, dimostra già una solida padronanza della sua arte (all'epoca, il disegnatore aveva circa 30 anni). L'aspetto visivo di Star Brand è davvero qualcosa di raro per gli anni '80: i disegni sono infatti dotati di un taglio assolutamente moderno e realistico, e l'artista dimostra grande capacità nell'impostazione di uno storytelling classico e fluido, accompagnato da grande realismo anatomico e potenza espressiva. Una nota, un po' polemica, a riguardo: confrontando i disegni di Romita Jr. in questa miniserie con quelli dell'attuale run del disegnatore su Superman, sorprende notare come i primi, sebbene ancora acerbi, siano visivamente più gradevoli e precisi dei secondi, e di molto.

In conclusione, Star Brand rappresenta un antipasto di ciò che avverrà in casa Marvel qualche anno dopo, quando l'Universo Ultimate cambierà definitivamente le regole del gioco. Allo stesso tempo, il volume è un buon recupero con protagonista un personaggio che il fumettista Jonathan Hickman ha recuperato e inserito nel suo Avengers, sebbene in chiave rivisitata.

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