SpongeBob - Fuori dall'Acqua, la recensione
Rigidamente diviso in due SpongeBob - Fuori dall'Acqua contiene sia il meglio della serie televisiva, sia ciò che di pessimo può fare il cinema per bambini
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Nel secondo film per il cinema di SpongeBob trovate tutto quello che di buono c'è nella serie televisiva (una scrittura fantastica, multipli livelli di lettura, umorismo demenziale, dolce infantilismo), molti richiami al primo film del 2004 (sia nella trama che nei personaggi), più quello che c'è di pessimo nel cinema per bambini che desidera comprarli a tutti i costi.
La parte bieca è costituita dal segmento live action, cioè quando effettivamente, come promette il titolo, SpongeBob e la sua compagnia escono dall'acqua e passano da 2D a computer grafica (geniali tutti gli altri personaggi di Bikini Bottom che con loro arrivano quasi in superficie, ma al dunque fanno: "Ok abbiamo capito: personaggi secondari, torniamo tutti indietro!"). In quel momento la trama a cui abbiamo assistito sott'acqua si incrocia con una narrata più rapidamente attraverso piccoli inserti in cui Antonio Banderas è un pirata che racconta la storia di SpongeBob a dei gabbiani. Praticamente l'annosa guerra tra i due fast food di Bikini Bottom sembra finire quando l'ennesimo tentativo di impadronirsi della formula segreta del Krabby Patty si scontra con la sua scomparsa inspiegabile. Mentre Bikini Bottom viene gettata nel postapocalittico dalla mancanza improvvisa del panino, Spongebob si allea con Plankton e viaggia nel tempo per cercare di recuperarla (incontrando il Signore del Mondo, un delfino che parla con la cadenza di Christopher Walken, una trova talmente demenziale da essere irresistibile).
Si direbbe che due team diversi hanno scritto la parte sott'acqua e quella in superficie, tanto la seconda è banale e piegata sui soliti espedienti da quattro soldi utili tenere desta l'attenzione infantile quando non si hanno idee vere. E invece al timone c'è sempre Paul Tibbit (storico coproduttore e showrunner della serie). I personaggi vengono temporaneamente trasformati in supereroi per combattere il pirata, dando vita ad un colossale scontro che non ha niente della creativa demenzialità con cui, nella prima scena, Plankton tenta uno dei suoi clamorosi attacchi alla formula, e mostra anzi soluzioni pacchiane e trite. Quando il film esce fuori dall'acqua scompare l'acume e il divertimento per lasciare posto alla più smielata morale sul "gioco di squadra" e all'esibizione di azione senza un vero perchè dietro. Non c'è nemmeno più la citazione o la presa in giro dei film e dei cartoni più scemi ma solo la copia delle cretinerie che quei cartoni contengono.
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Disney e Pixar, ma anche Dreamworks e Blue Sky ogni tanto, riescono con abilità a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, cioè a bilanciare l'esigenza di avvincere il pubblico sotto i 12 anni per vendere quanto più merchandising è possibile e riuscire lo stesso a mettere in scena degli ottimi film, che funzionino anche al di là della vendita di prodotti accessori. SpongeBob - Fuori dall'Acqua invece oscilla tra l'episodio televisivo ben fatto e il film più bieco.
Le due trame si incontrano quando è chiaro che è stato il pirata a rubare la formula per vendere lui i panini in superficie e quindi SpongeBob e tutti gli altri personaggi protagonisti dovranno uscire dall'acqua per recuperarla.