The Spirit
Un supereroe indistruttibile è l'unico baluardo di Central City contro Octopus e la sua banda di criminali. Alcune cose discrete, ma in generale un film sbagliato e inconcludente...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloThe SpiritRegiaFrank MillerCastGabriel Macht, Eva Mendes, Sarah Paulson, Samuel L. Jackson, Scarlett Johansson, Dan Lauria, Paz Vega Uscita25 dicembre 2008La scheda del film
Ci sono film che sembrano nati per essere massacrati e The Spirit è decisamente uno di questi. Si tratta della classica pellicola che contiene anche dei momenti interessanti e un'idea di regia a tratti non disprezzabile. Insomma, non un fallimento completo al 100%. Il problema però è che i momenti belli sono decisamente superati dal numero di scene brutte. Inoltre, i momenti efficaci possono essere indicati al più come 'carini', mentre quelli deludenti oscillano tra il pessimo, l'orrendo e il devastante.
Da dove iniziare in questo marasma melmoso come neanche le paludi di Central City? Pensiamo alle cose migliori e a questo proposito mi vengono in mente alcune scene. In primis, i flashback con Denny Colt e Sand Saref, che riesce a fornire quello che quasi sempre manca al film: emozioni. Non dello stesso livello, ma comunque accettabile, il loro primo incontro da adulti. E poi, l'arrivo in scena dell'unica, vera donna notevole di tutto il film: la Plaster of Paris interpretata da una sensazionale (in tutti i sensi) Paz Vega. Eppure, anche in questi casi non tutto fila liscio, perché queste tre sequenze si concludono in maniera che oscilla tra il mediocre (la prima) e il pessimo (le altre due).
Inoltre, dopo la non straordinaria accoglienza delle scene in anteprima, speravo che i produttori si decidessero a tagliare alcuni momenti. Per esempio, anche se gli effetti digitali sono un po' migliorati, Eva Mendes in acqua non funziona assolutamente, così come continua a non convincere il folle scontro iniziale tra Spirit e Octopus. Ovviamente, come già segnalato all'epoca, la scena peggiore rimane quella del laboratorio e del piede-clone, ma almeno ho capito perché è stata messa: Scarlett Johansson si china e le si vedono meglio le tette.
A questo proposito, l'accoppiata Octopus/Silken Floss un primato nel mio personalissimo cartellino lo conquista, come la peggior coppia di villain che io sia in grado di ricordarmi (e stendiamo un velo pietoso sui cloni). Sebbene la Johansson sia ormai una parodia di certi suoi ruoli (come le dark lady di Match Point e Black Dahlia, quest'ultima già una mezza parodia di suo), quello a uscirne peggio (e un Razzie sarebbe assolutamente meritato) è Samuel L. Jackson. Intanto, il suo personaggio sembra un compendio di stereotipi eccessivi sui cattivi (nazismo + torture sugli animali? Almeno Adolf Hitler era vegetariano...), ma è quando parla che ci si mette le mani nei capelli (le uova e le frittate? Ma è un corso di cucina?). In sostanza, un villain dal carisma nullo e dalla grande dose di idiozia. E meno male che alla fine si suggerisce un sequel sempre con questo cattivo...
UN altro grosso errore è il rapporto di Spirit con le donne. A parte storie passate (Plaster of Paris), flirt effimeri (Morgenstern) e fortunatamente impossibili (Lorelei), il protagonista è diviso tra due donne. Una è una pericolosa assassina e interessata solo ai gioielli (Sand Saref), la seconda invece (Ellen Dolan) lo protegge e lo cura continuamente in maniera encomiabile. Quale sarà quella a cui è più legato (suggerimento: non quella che dovrebbe indicare il buon senso, né una sceneggiatura accettabile)? Peraltro, neanche la recitazione è a livelli altissimi. Gabriel Macht se la cava senza infamia, ma certo non si può dire che lasci un'impressione indelebile. Eva Mendes è troppo compiaciuta e in alcune scene in cui dovrebbe provare emozioni forti è impassibile (lì, vai a capire a cosa pensava il regista mentre la dirigeva). Certo, quest'attrice (come le altre che la attorniano) hanno caratteristiche fisiche spiccatissime e decisamente apprezzabili. Ma a Miller va spiegato che amare le donne non significa mostrarne solo di bellissime e senz'anima. Prendesse esempio da registi gay come George Cukor e Pedro Almodovar per le prossime occasioni. Sempre se ci saranno...