Le Spie della Porta Accanto, la recensione

Con il contributo di Greg Mottola e un lavoro minuzioso, Le Spie Della Porta Accanto si eleva dallo status di banale commedia cui pare essere condannato

Critico e giornalista cinematografico


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Un film come Le Spie della Porta Accanto è destinato a non sorprendere per missione. Il suo statuto e le condizioni della sua produzione gli impongono di essere prevedibile al massimo e mantenere tutte quelle promesse fatte allo spettatore anche solo con la cartellonistica. La cosa più interessante del film è allora il casting. Perchè se Gal Gadot continua ad assecondare i ruoli buoni per il proprio fisico slanciato ed atletico, passando da Fast & Furious a Wonder Woman in diverse declinazioni della donna d’azione, e Zach Galifianakis è abbastanza scontato nella propria parte, modellata sui suoi soliti idioti comici, ed è il traino di tutta l’operazione, dall’altra parte, sono Jon Hamm e Isla Fisher a sorprendere.

Il primo è l’altra metà della coppia di spie, perfetto nella parte ibrida dell’agente internazionale impeccabile e affascinante ma anche molto problematico, deluso dal proprio lavoro e incline a cambiare vita. Un passo più in là del livello minimo richiesto da questo genere. La seconda declina la sua consueta imbranata emotiva, emancipandola dallo statuto di ragazzina eterna per trovare una donna che esaspera le caratteristiche stereotipiche della femminilità (intuito, precisione, occhio per il dettaglio, gusto…) fino a renderle perfette per una sorta di agente segreto casalingo.
D’altra parte la trama di Le Spie Della Porta Accanto è ovviamente un pretestone all’insegna della prevedibilità, in cui la coppia di agenti sotto copertura in una tranquilla zona residenziale, spia e fa amicizia con una coppia ordinariamente sfigata e pavida, per poi aprirgli il loro mondo di intrighi e azione in cui i secondi saranno comicamente non a loro agio (ma eccitati).

Tuttavia Greg Mottola fa un uso non banale dei corpi e dei volti, considerando bene come a questi rimanga sempre attaccata la storia e il curriculum dell’attore. Lasciando a Galifianakis campo libero (ci sono tutti i suoi classici, dalle foto di famiglia esilaranti, ai passatempi grotteschi fino agli inserimenti nelle conversazioni che aprono squarci ironici su omosessualità latenti), si concentra molto sulla coppia di spie. Il ruolo che solitamente va a Mark Wahlberg è qui rimesso ampiamente in discussione, l’uomo è debole e fallace, mentre la donna è quella più attaccata all’azione e deve aprirsi al sentimentalismo. E pur non riuscendo a trasformare il duo Gadot/Hamm in una coppia comica gli dona una capacità di fare da spalle ai veri comici che i due non avevano mai avuto, soprattutto lo fa senza farli rinunciare alle caratteristiche che si sono costruiti addosso negli anni.

Tutto questo non fa di Le Spie Della Porta Accanto un capolavoro ma dimostra quanto uno come Greg Mottola (responsabile di Adventureland, quello sì un piccolo capolavoro) sia sprecato in queste produzioni.

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