Spider-Men II 2, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo numero di Spider-Men II, di Bendis, Pichelli, Bagley e Ponsor
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Negli ultimi mesi, la vita di Miles Morales è stata segnata da tanti eventi che hanno minato la sua volontà di essere un super eroe. In particolare, i drammatici fatti narrati in Civil War II e Secret Empire hanno messo il ragazzo di fronte a scelte durissime. A rendere la situazione ancora più complessa si sono aggiunti i piccoli, grandi problemi tipici della sua età: dalla famiglia agli amici, senza trascurare i primi amori. Insomma, tutto concorre a creare una notevole condizione di agitazione.
La conclusione di Spider-Men II, miniserie in cinque parti scritta da Brian Michael Bendis e disegnata da Sara Pichelli, lascia il lettore con tanti interrogativi sul destino dei personaggi coinvolti e con una forte sensazioni di malinconia. Leggendo i tre capitoli conclusivi del team-up tra lo Spider-Man classico e il Tessiragnatele originario del defunto Universo Ultimate si percepisce la volontà dello sceneggiatore di Cleveland di accomiatarsi dalla sua creatura e, al contempo, di gettare le basi per un futuro dagli sviluppi incerti e di cui lui non farà parte.
I toni da teen drama sono da sempre uno dei punti di forza della poetica di Bendis che, nella sua gestione di Spider-Man nella duplice incarnazione Ultimate ha dimostrato di saper sfruttare al massimo. In questo caso, il forte travaglio interiore di Miles emerge lampante nei dialoghi, che appaiono decisamente più dosati e ficcanti di quelli del precedente numero.
Grazie al flashback posto in apertura dell'albo, ci viene svelata la vera identità del Miles di Terra Primaria, oltre al profondo legame che lo lega a Wilson Fisk. L’alternanza di sequenze adrenaliniche e incisi intimisti, in cui il ragazzo mostra le sue fragilità, rendono vivaci queste battute finali. Colpisce la volontà dello sceneggiatore di conferire alla storia sensazioni contrastanti e dal retrogusto amaro: la scelta è forte e alla fine paga, in quanto differenzia Spider-Men II dai classici team-up da lieto fine. Inoltre, la conclusione è sconvolgente per via del ritorno di un cosmo di personaggi che credevamo fosse andato perduto.
Sara Pichelli mantiene costantemente alto il livello qualitativo della sua prova: non possiamo che restare colpiti dalla sua personale interpretazione degli Spider-Men: come solo i grandi artisti sono riusciti a fare, la staticità della maschera viene spezzata e resa espressiva, mentre il taglio cinematografico con il quale sono state progettate le tavole esalta la cura dei dettagli e il grande dinamismo delle sequenze più concitate.