Spider-Man: L'Ultima Caccia di Kraven, la recensione
Abbiamo recensito per voi Spider-Man: L'Ultima Caccia di Kraven, spettacolare storia firmata da J.M. DeMatteis e Mike Zeck riproposta da Panini Comics in un unico volume
Cosa resterà di questi anni '80 recitava il titolo di una popolare canzone, e oggi, nel 2015, rileggendo quest'opera ci siamo accorti che, accidenti, questa è proprio rimasta dentro di noi, sedimentata e incollata alla nostra anima come calcare che è quasi impossibile scrostare. L'Ultima Caccia di Kraven rappresenta un'opera a dir poco seminale, sia per il protagonista, che per Marvel Comics in generale. Perché? Andiamo con ordine: Spider-Man è spesso stato concepito e inteso come un supereroe gioioso e allegro, sempre pronto a fare battute e scherzare, nonostante tutte le tragedie e sofferenze che la vita ha saputo riservargli. Il "vostro amichevole Uomo Ragno di quartiere", giusto? Sbagliato: nella seconda metà degli anni '80, infatti, il personaggio visse un periodo assai cupo, un'era oscura come il costume nero da questi indossato (dapprima un vero e proprio simbionte, portato a casa dal pianeta Battleworld di Guerre Segrete, poi un "semplice" indumento) che trovò il suo climax proprio ne L'Ultima Caccia di Kraven, in termini di drammaticità. Tutto questo nonostante il tanto atteso matrimonio con la bellissima Mary Jane Watson (e sull'importanza di questo personaggio torneremo più avanti). Questa saga, dicevamo, è stata assai importante anche per la Casa delle Idee, in quanto si tratta di uno dei primi, se non il primo in assoluto, crossover che si dipanava su più testate: Amazing Spider-Man, Peter Parker, The Spectacular Spider-Man e Web of Spider-Man, in questo caso. Certo, al giorno d'oggi, questa pratica editoriale è così diffusa da non fare più notizia, ma allora era un vero e proprio evento. Evento come la raccolta dell'intera miniserie crossover in un unico volume di pregevole qualità che avvenne poco tempo dopo la pubblicazione originale su albetti la cui qualità, in quegli anni, era piuttosto scadente.
Nel volume è anche raccolta la graphic novel L'Anima del Cacciatore, epilogo realizzato dallo stesso team artistico circa cinque anni dopo la fine de L'Ultima Caccia di Kraven, che funge da sacro epilogo di una storia immortale.
A questo aggiungete che il vostro assassino, quello che vi ha seppellito, vi abbia inoltre sostituito, prendendo il vostro posto in quella che forse è la parte più importante della vostra vita, e che la abbia contaminata con la sua pazzia e violenza. Non vi basta? Non dimenticate che fra le strade della vostra città, tra quei vicoli che avete giurato di proteggere si aggira anche un mostro, mezzo uomo, mezzo roditore, che cattura donne innocenti in modalità random, le ammazza e le mangia. Cannibalismo in un fumetto di supereroi, mica male. Avete compreso, dunque?
Lo sceneggiatore è bravissimo a fondere tutti questi aspetti in un'unica storia, evitando il colpo di scena facile e gratuito, ma amalgamando il tutto in una narrazione coerente e fluida, che crea una sensibile angoscia nella mente del lettore, il quale teme quasi di essere contagiato dalla lucida follia che sembra impregnare ogni pagina di questo fumetto. Altro, importante merito di DeMatteis è quello di saper dare la giusta importanza al personaggio di Mary Jane, vero e proprio cardine emotivo, ago della bussola dell'anima di Peter Parker e "leva" che gli consente di rimanere a galla in questo oceano di follia e tragedia che sembra sommergerlo. MJ è ritratta come un personaggio a tutto tondo, indipendente e dotato di una sua precisa identità: i pochi momenti che i due coniugi condividono nelle pagine de L'Ultima Caccia di Kraven, spesso fatti più di silenzi che di parole, sono il solo spiraglio di luce di una storia fatta di tenebre, esteriori quanto interiori.
A dare un ulteriore senso di realismo alla storia ci pensano le stratosferiche matite di Mike Zeck, dotate di una precisione anatomica, una carica espressiva e una dinamicità assolutamente fuori scala per l'arte a fumetti degli anni '80.
Il tutto conferisce a questa storia un'aura di immortalità che la rende attuale e godibile oggi più di ieri e ci fa capire quanto la "Forza" della Nona Arte sia grande, se posta nelle giuste mani.