Spider-Man 4, la recensione

Spider-Man 4 disperde tutti gli elementi di interesse del lavoro di J.J. Abrams e figlio, preferendo puntare su una componente action del tutto inutile

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Spider-Man #4, anteprima 01

In una realtà alternativa, Peter Parker e Mary Jane Watson sono convolati a nozze e hanno avuto un figlio, Ben. Purtroppo, il loro idillio non è durato molto visto che Cadaverico e il suo esercito l’hanno mandato in frantumi: Mary Jane è stata uccisa e Peter ha perso un braccio. Il dolore per la perdita della moglie ha spinto il Nostro ad abbandonare la carriera di vigilantes e allontanarsi dal figlio. Dodici anni dopo, seguiamo le vicende dell’adolescente, cresciuto insieme a Zia May e all’oscuro del segreto del padre. Questo è l’incipit di Spider-Man, miniserie scritta a quattro mani dal regista J.J. Abrams e da suo figlio Henry per i disegni della nostra Sara Pichelli, accompagnata ai colori da Dave Stewart. In questo ultimo mese del 2020, Panini Marvel Italia ha pubblicato il quarto capitolo dei cinque previsti.

Giunti a questo punto della storia, è già possibile fare un primo bilancio su quanto letto: purtroppo, dobbiamo registrare un calo vistoso d’interesse nei confronti di un titolo che si presentava in maniera decisamente promettente. Oltre al richiamo creato dai nomi schierati in campo dalla Casa delle Idee, il primo numero di questa miniserie aveva gettato le basi di un racconto che portava al centro della scena il rapporto difficile e spesso conflittuale tra Peter e Ben. Certo, i presupposti non erano originali (in passato, queste dinamiche sono già state sviluppate in altre testate) ma la maniera personale con la quale gli Abrams iniziavano a declinare la vicenda lasciava sperare in uno sviluppo differente.

"Gli elementi intriganti di questo Spider-Man - il rapporto padre/figlio, il rifiuto delle proprie responsabilità, i dolori della crescita dell’adolescente - vengono accantonati per dare spazio a una semplice successione di sequenze action che poco aggiungono al racconto"In particolare, molti degli elementi intriganti dello Spider-Man degli Abrams - il rapporto padre/figlio, il rifiuto delle proprie responsabilità, i dolori della crescita dell’adolescente - vengono accantonati per dare spazio a una semplice successione di sequenze action che poco aggiungono al racconto. Inoltre, nemmeno la drammaticità e i siparietti divertenti con Faye Ito riescono a conferire interesse per un capitolo che apre a un finale prevedibile.

A tutto questo, aggiungiamo una parte centrale dedicata allo svelamento dell’identità del villain e delle sue ragioni: anche in questo caso, tutto appare fin troppo farraginoso, rendendo la lettura pesante. Forse, l’utilizzo di un avversario già noto avrebbe lasciato più spazio all’approfondimento necessario per questo tipo di progetto; la costruzione di una backstory di Cadaverico, invece, obbliga gli Abrams a dedicare troppo spazio a questo personaggio e creare dei collegamenti forzati con Spidey e i personaggi dell’Universo Marvel per giustificare l’operato di questo avversario.

Privato del suo elemento di maggiore attrattiva e costruito con azione fine a se stessa, questo quarto capitolo lascia con l’amaro in bocca. Certo, la componente artistica affidata alla Pichelli riesce a rendere il risultato meno deficitario, ma anche in questo caso, non tutto gira per il meglio. Lo stile della disegnatrice nostrana si sta spostando sempre più verso una sintesi che lo rende ancora più peculiare e riconoscibile. In questa fase di crescita e sperimentazione, spesso registriamo delle sbavature, soprattutto nelle fasi più concitate. Decisamente meglio quando si tratta di dare espressività alla recitazione dei personaggi: in questo, la Pichelli è sempre impeccabile, anche quando si tratta di giocare con le lenti della maschera del Tessiragnatele.

Aspettiamo l’uscita dell’ultimo numero per poter esprimere un giudizio completo su Spider-Man, di JJ. ed Henry Abrams. Per ora, l’impressione è tutt’altro che positiva e non lascia ben sperare per il finale.

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