Spider-Man 3

Peter Parker è in un momento fantastico: Spider-Man viene acclamato dalla città e sta per chiedere a Mary Jane di sposarlo. Ma un’incredibile serie di cattivi gli metterà i bastoni tra le ruote. Prima parte notevole, seconda deludente…

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Regia: Sam Raimi

Cast: Tobey Maguire, Kirsten Dunst, James Franco, Thomas Haden Church, Topher Grace, Rosemary Harris, Bryce Dallas Howard

Sceneggiatura: Sam Raimi, Alvin Sargent e Ivan Raimi

Data di uscita italiana:1 maggio 2007

 Voto: 6/10

Quando aspettavo Spider-Man 3, la mia preoccupazione maggiore era per lo sconvolgente numero di cattivi. Avere, in un unico film, Sandman, il nuovo Goblin e Venom (peraltro sia come entità distinta che per quanto riguarda il personaggio di Eddie Brock, arcirivale di Peter Parker) è decisamente un impegno notevole. In parte, il film ha smentito le mie preoccupazioni, in parte le ha confermate.

In effetti, la pellicola vive di contraddizioni, talvolta sorprendentemente felici, in altri casi decisamente meno. Per esempio, il personaggio di Sandman mi sembrava sulla carta quello più debole, già nel fumetto. Ma Thomas Haden Church fa un ottimo lavoro nell’umanizzare questo personaggio e non lasciarlo in balia degli effetti speciali. Peraltro, la ‘nascita’ di Sandman è forse il momento più visionario della pellicola, con un effetto straordinario e suggestivo. Anche la scena iniziale con la sua famiglia, nella sua semplicità, è molto toccante. Tutto bene? No, perché si vorrebbe vedere maggiormente la figlia e la moglie (interpretata da Theresa Russell, che nei pochi secondi in cui è in scena si impone decisamente), ma ovviamente questo non avviene più per tutto il film.
Ancora. Il triangolo amoroso (Peter, Mary Jane e Harry) funziona benissimo quando il giovane rampollo Osborn è in salute. Penso alla scena della cucina, che, senza inventare nulla, è un momento di gioia efficacissimo. Ma quando Harry è in balia della sua ossessione, allora i rapporti diventano poco credibili e troppo falsamente drammatici.

Curiosamente, anche la coppia di protagonisti è totalmente sbilanciata. Si ha l’impressione che ormai Kirsten Dusnt sia l’anima del film, con i suoi sorrisi o le sue preoccupazioni, grazie ad una prova interpretativa molto apprezzabile.
Peccato non poter dire lo stesso di Tobey Maguire, che invece sembra spesso spaesato e poco convinto di quello che fa. In particolare, i dieci minuti in cui diventa sempre più schiavo del simbionte alieno (che peraltro sembrano una citazione di Superman 3) sono pessimi e involontariamenti ridicoli (ma lì, la colpa è anche di scelte registiche poco convincenti).

Curiosamente, anche le scene d’azione sembrano molto più efficaci nella prima parte che nella seconda. In effetti, nei primi quaranta minuti capiamo perché la pellicola è arrivata a costare 270 milioni di dollari (cifra ufficiale, anche se qualcuno parla di oltre 300). Il primo scontro tra Spider-Man e Goblin è notevole, sempre in bilico tra il rischio di scivolare in un videogioco e di essere difficile da seguire per un montaggio frenetico, ma comunque terribilmente efficace. Ma forse il momento migliore, da questo punto di vista, è la scena con Gwen Stacy, che provoca brividi autentici.
Nel secondo tempo, non si può dire che, presi a se stanti, i momenti d’azione non funzionino, ma probabilmente subentra una certa stanchezza. Anche perché diversi personaggi scompaiono e ricompaiono e si ha quasi l’impressione che gli sceneggiatori non siano riusciti a trovare delle soluzioni efficaci e concise. D’altronde, questo sembra essere un problema del cinema moderno, in cui certi popcorn movie ormai durano ampiamente più di due ore (quasi una contraddizione in termini) e rendono sempre omaggio al detto di James Cameron ‘Bigger is Better’.

Per il resto, Rosemary Harris è brava anche se deve pronunciare battute un po’ troppo retoriche, J.K. Simmons è immenso nella sua prima scena come Jonah Jameson (nelle altre è decisamente più misurato) e Bryce Dallas Howard è forse un po’ troppo ochetta nel suo ritratto di Gwen Stacy (scelta comunque non certo sua).

In sostanza, per chi come me era rimasto molto deluso dal primo episodio e invece favorevolmente colpito dal secondo, questo ultimo capitolo si situa un po’ a metà. Magari, con una maggiore attenzione, sarebbe potuto venire fuori un filmone, ma anche così si lascia vedere. Fermo restando che, per pellicole di questo tipo, qualsiasi giudizio non impedirebbe alla gente di andare in massa al cinema a vederlo…

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