Speed Racer

Speed Racer è contraddizione pura. Questa comparsata dei Fratelli Wachowski nel mondo dell'intrattenimento non risparmia frecciate politiche, in un tripudio di effetti visivi non sempre convincenti...

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Recensione a cura di Andrea

TitoloSpeed Racer
RegiaAndy Wachowski, Larry WachowskiCastEmile Hirsch, Matthew Fox, John Goodman, Susan Sarandon, Christina Ricci
Uscita9 maggio 2008
Trailer e i video

Diciamolo subito: Speed Racer non è un film riuscito. Per ogni pregio, il film che segna il ritorno dei Fratelli Wachowski (che peraltro nei titoli di coda si fanno chiamare Andy e Larry, sfatando forse il rumor del cambiamento di sesso di quest'ultimo) ha un difetto, e questo non va bene.

Iniziamo dall'idea di girare un film con una tecnologia rivoluzionaria. Speed Racer è stato girato quasi totalmente in green screen, con le ambientazioni realizzate al computer partendo da una base fotografica. Nel processo finale di realizzazione del film è stato poi deciso di stratificare i piani visivi in modo da mantenere una messa a fuoco costante dal primo piano allo sfondo: l'effetto finale è lo stesso dei cartoni animati, in particolare degli anime dai quali il film è tratto (la popolare serie Mach Go! Go! Go!). Il problema è che gli attori in carne e ossa vengono inevitabilmente percepiti come 3D - sebbene vengano molto de-contrastati - e quindi il risultato non sempre funziona, e la sospensione d'incredulità si scioglie tanto da ricordare alcuni esperimenti low-cost di Robert Rodriguez (Spy Kids in primis), soprattutto nella prima parte - la meno curata dal punto di vista degli effetti, come purtroppo spesso accade.

Rimanendo sul piano estetico - che è il primo impatto dello spettatore con il film - lascia quantomeno interdetti il contrasto tra le raffinatissime citazioni visive (penso, ad esempio, alle zebre in movimento di Muybridge durante la corsa finale, o alle animazioni a mano del primo flashback) con cui i Wachowski infarciscono numerose scene e i momenti di vero trash (affidati principalmente alla figura del fratellino Spritle, un insopportabile Paulie Litt, e della scimmietta Chim Chim) che compaiono qua e là (vedi la corsa pazza dentro all'industria Royalton, un momento evitabilissimo).

La storia di per sé è semplice e apparentemente innocua. Siamo in un mondo futuristico, un ragazzo sta diventando campione delle corse in automobile e decide - ricordando la triste fine del suo fratello maggiore qualche anno prima - di non accettare l'allettante proposta di sponsorizzazione delle Industrie Royalton, e anzi di combattere la triste realtà delle gare truccate correndo con il suo team di sempre, cioè la famiglia.

Ora: sebbene i Wachowski e il produttore Joel Silver abbiano detto e ripetuto per mesi e mesi che questo film sarebbe stato libero dai riferimenti filosofico-politici, la verità è un'altra. Se da un lato i continui rimandi all'unità della famiglia e ai buoni sentimenti funzionano bene, dall'altro il paragonare le multinazionali e le corporation al diavolo (sic!) diventa una posizione fin troppo netta e dichiarata da parte dei due registi. Posizione che vacilla tremendamente se si pensa che il film è stato prodotto e distribuito da una delle conglomerate più potenti del Pianeta, ovvero il gruppo Time Warner.

Ma anche volendo tralasciare questa incongruenza, l'intero film rimane comunque infarcito della ideologia superomistica tipica dei Wachowski - come in Matrix, anche in Speed Racer è il protagonista a scoprirsi vero deus ex machina e a trovarsi in empatia completa con il Mondo che lo circonda. Anche il finale diventa una sorta di orgasmo visivo che senza dubbio funziona e coinvolge, ma che pecca in eccessivo trionfalismo e si circonda addirittura di un alone mistico.

Parlando del cast, a personaggi bidimensionali (come è giusto che siano) sono stati associati attori decisamente validi, ma anche qui ci sono i pro e i contro: da un lato Speed è interpretato da un Emile Hirsch che convince sempre più, e riesce a dare al protagonista anche una certa profondità. Dall'altro, un personaggio come Racer X - peraltro il peggio trattato a livello di caratterizzazione e motivazioni (assolutamente inesistenti) - viene affidato a un Matthew Fox ingessato e inespressivo. Ottime invece le scelte per il resto della famiglia, da Susan Sarandon (ottima nel ruolo di mamma tutto pepe) a John Goodman. Menzione a parte merita Christina Ricci, una Trixie semplicemente irresistibile. 

Cosa c'è di veramente positivo in Speed Racer? Senz'altro la regia. Liberi da qualsiasi costrizione, i Wachowski danno sfogo alle loro fantasie più estreme realizzando un vero e proprio pastiche che ammicca all'animazione giapponese e alla televisione degli anni sessanta con zoomate improvvise e cambi di scena con montaggi sovrapposti. Il ritmo del film decolla dal primo minuto, e si mantiene solido anche nelle corse, senza il rischio di sforare nella confusione - anche grazie alle musiche di Michael Giacchino, non a caso preso in prestito dai cartoon della Pixar (ma qui la sua performance ricorda più Gli Incredibili che Ratatouille).

Il problema è che non basta questo a fare di Speed Racer un film veramente riuscito, e verrebbe da sconsigliare ai Wachowski un'altra comparsata nel genere di puro intrattenimento per tutta la famiglia... 

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