Speciale Dragonero 2: Avventura a Darkwood, la recensione

È uscito il secondo appuntamento con Dragonero Speciale, albo dal contenuto oltremodo singolare: un crossover con Zagor

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dopo l'esordio dello scorso anno è arrivato a luglio il secondo appuntamento per Dragonero con un classico di Sergio Bonelli Editore, riservato alle serie mensili che hanno raggiunto e consolidato un meritato successo: gli Speciali a colori. In questo caso è un albo dal contenuto oltremodo singolare, un crossover con un altro personaggio. È un evento già accaduto più di una volta in passato, ma che non è così frequente per la casa editrice milanese. Dal titolo del volume, Avventura a Darkwood, si può facilmente intuire a chi si stia alludendo: Zagor.

L'occasione per l'inusuale incontro è fornita dalle proprietà strabilianti delle Pietre degli Ubiqui, sconosciuto popolo vissuto anni prima nell'Erondàr. Questi misteriosi monoliti sono in grado di mettere in contatto luoghi remoti nello spazio e nel tempo o addirittura dimensioni alternative, come sanno bene i fan della creatura di Luca Enoch e di Stefano Vietti, che firma i testi, mentre i disegni sono affidati all'artista del primo Color Zagor, Walter Venturi.

La minaccia è rappresentata da un tecnocrate rinnegato, Oram Thais, che spostatosi a Darkwood per nascondersi allo sguardo attento dei Luresindi, sta organizzando con un manipolo di feroci ghoul e di giganti, un piano folle che stravolgerà per sempre il proprio mondo di appartenenza. Ma le sue losche macchinazioni attirano l'attenzione di Dragonero, di Myrva e Gmor, così come dall'altra parte del portale quella di Zagor e Cico che avranno nelle ultime pagine la possibilità di contraccambiare la visita spostandosi nel Margondàr, dove inizia la trama.

La sceneggiatura di Vietti è equilibrata e avvincente: lo scrittore pare trovarsi a proprio agio nel gestire Patrick Wilding e il suo piccolo amico messicano a cui regala anche un momento di gloria. Come ogni team-up che si rispetti, le presentazioni tra le due star protagoniste è preceduto da uno scontro che si risolve presto in una collaborazione e quindi in un forte sodalizio. Il tratto di Venturi di cui non si mette in dubbio la classe, è perfetto per i personaggi ideati da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e da Gallieno Ferri, ma risulta più atipico per Ian Aranill e gli altri. L'apporto cromatico della GFB Comics, leader italiano nella colorazione delle nuvole parlanti, smorza queste incongruenze e favorisce una maggior amalgama tra i personaggi in gioco. Il prodotto finale è molto fluido, godibile e alimenta la speranza di vedere nuovi esperimenti simili in futuro, magari estesi a titolari di altre testate.

ll Valiedarto e lo Spirito con la Scure possono sembrare, a un affrettato giudizio, soggetti molto lontani. Non è così: l'eroe con l'Uccello Tuono sul petto rientra pienamente nel canone classico bonelliano per i valori a cui si ispira, così come accade per il guerriero che brandisce la Saevasĕctha. Sono figure limpide, che fanno della lealtà e dell'onore principi difficilmente negoziabili per scendere a compromessi. Sono generosi ma implacabili con chi non dimostra un briciolo di umanità. Zagor, inoltre, è da sempre un vero e proprio crogiolo di generi in cui si mescolano western, horror, fantascienza e naturalmente avventura. Possedendo una duttilità unica nel variegato pantheon Bonelli, può considerarsi l'anello di congiunzione tra la tradizione incarnata dalla sua icona per eccellenza, Tex, e la ricca e straordinaria realtà editoriale di oggi.

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