Special (seconda stagione): la recensione
La seconda stagione di Special arriva su Netflix due anni dopo la precedente, non solo a completare, ma a migliorare quella prima annata
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La seconda stagione di Special arriva su Netflix due anni dopo la precedente, non solo a completare, ma a migliorare quella prima annata. In questi nuovi otto episodi, generalmente più lunghi dei precedenti, Ryan O'Connell sembra avere acquisito una maggiore capacità di gestione dell'intreccio. La serie riesce ad essere più tagliente e ad affidarsi maggiormente al puro piacere del racconto, piuttosto che "accontentarsi" della specialità del suo protagonista. Ne deriva un maggiore coinvolgimento rispetto alle vicende dei tre protagonisti, anche se con qualche sbavatura nei toni della vicenda.
Per quel che vale, la seconda stagione di Special potrebbe essere quasi vista a sé. Si lega agli eventi della prima, ma O'Connell probabilmente è anche consapevole del tempo che è trascorso, e riesce a imbastire delle trame nuove che si seguono facilmente. Gli episodi sono più lunghi della prima stagione, in cui a volte si fermavano anche a dodici minuti, e tutto tende verso un discorso più approfondito sui personaggi. A spiccare è per tutti i protagonisti la difficoltà nel rapportarsi con i genitori, che sono sempre fonte di dolore e incomprensione. Non perché cattivi, ma perché troppo distanti come mentalità e esperienze.