Special (prima stagione): la recensione
La recensione di Special, la breve serie di Netflix incentrata sulla ricerca di autonomia di un omosessuale disabile
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La storia, sviluppata in otto episodi da circa un quarto d'ora, racconta la storia di un uomo che viene inquadrato tramite le sue due caratteristiche principali: è omosessuale, ed è disabile. Nessuna di queste due caratteristiche dovrebbe, in un mondo perfetto, limitare le possibilità di Ryan, ma è lui stesso con sincerità a mostrarsi vulnerabile ad entrambe. Lo troviamo cresciuto, ancora troppo dipendente dalla madre – che da parte sua non ne vuole sapere di lasciarlo andare – ma intenzionato a dare una svolta alla propria vita. Di questo parla la prima stagione di Special, del tentativo di Ryan di trovare non solo l'autonomia personale, ma anche quell'autostima che spesso gli è mancata nel corso della vita.
Special si racconta così, senza presunzione né particolari picchi drammatici o rivelatori. Con una naturalezza e purezza di fondo sia che si parli della difficoltà di aprire delle buste di carta, sia che vengano mostrati dei rapporti sessuali. Quest'eccessiva pacatezza può essere anche il suo limite. È una serie che non fa dell'intreccio il suo punto forte, che non ha particolare interesse per i personaggi secondari, che non ha timore a lasciare spazio a una figura come quella della madre. In altri casi quest'ultima, Karen, interpretata da Jessica Hecht, sarebbe stata utilizzata come strumento per parlare solo di Ryan. Invece la serie costruisce per lei una storia parallela, non particolarmente interessante, ma che serve a mettere in luce il suo punto di vista sulla storia.