Spawn: Faida di sangue di Alan Moore, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo volume della collana Spawn d'autore, contenente Faida di sangue
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Il secondo volume della collana Spawn d’autore presenta un’altra sortita di Alan Moore nell’universo della progenie infernale creata da Todd McFarlane nel 1992 per la neonata Image Comics. Dopo la miniserie dedicata al principale antagonista di Al Simmons, Violator, Panini Comics ripropone al pubblico italiano Faida di sangue, opera in quattro parti realizzata dallo scrittore inglese per i disegni di Tony Daniel.
Nella New York oscura e decadente che fa da scenario alle avventure del Nostro, una serie di efferati crimini ha generato un clima di terrore e diffidenza. Né le autorità locali, né le forze dell’ordine sono riuscite a comprendere chi ci sia dietro questi orrendi omicidi. L’unica soluzione è richiedere l’intervento di John Sansker, cacciatore di mostri da anni attivo nella lotta al soprannaturale. Sin dalla partenza delle indagini, Spawn sembra essere il principale indiziato, e l’essersi fatto trovare sulla scena del crimine coperto di sangue è stata la proverbiale ultima goccia. Ha avuto così inizio una serrata caccia all’uomo, o meglio al vampiro, visto che Sansker è riuscito a convincere l’opinione pubblica della natura vampiresca della creatura.
La prosa di Moore alterna passaggi più solenni a siparietti permeati da una comicità spesso nera e mai banale. Come dicevamo, il Bardo di Northampton focalizza la sua attenzione sul costume di Spawn, un simbionte dotato di una propria coscienza e una volontà, e ne crea una storia che aggiunge ulteriore interesse alla vicenda. Con Leetha – questo il nome della figlia della settima casa di K – Al intraprende un rapporto conflittuale, una guerra mentale inesorabile in cui è in gioco il pieno controllo del corpo. Lasciato solo, privo dei suoi affetti e abbandonati dagli amici – vecchi e nuovi – Spawn deve iniziare a diffidare anche del costume, quindi di se stesso. La vita per la quale ha stretto un patto con il diavolo si sta dunque rivelando un vero inferno.
Se Violator rappresenta un episodio leggero, in cui lo humour nero è la cifra stilistica utilizzata dal Sommo per tratteggiare una figura macchiettistica, Faida di sangue è maggiormente inserito nel contesto creato da McFarlane e contribuisce ad approfondire la controversa figura dell’Hellspawn. L’eroe che emerge da questa duplice battaglia è più consapevole di sé, ha deciso di abbracciare il suo lato oscuro e formare con Leetha una coppia letale.
La prova di Tony Daniel, affiancato per l'occasione da Kevin Conrad, non si discosta dagli standard stilistici e qualitativi imposti dal creatore di Spawn e dal suo epigono Capullo: figure ipertrofiche ritratte in pose plastiche e di grande epicità inserite in un contesto gotico ammaliante; ogni tavola è ricca di dettagli, intrisa di oscurità e malvagità, in uno sfoggio di tecnica decisamente accattivante.
Oltre alle copertine dei singoli capitoli, in chiusura troviamo un interessante dietro le quinte: gli storyboard a matita realizzati dallo stesso Moore per accompagnare alcune sequenze della sua sceneggiatura. L'ennesima dimostrazione della maniacalità con la quale è solito lavorare lo scrittore inglese.