Spartacus 3x02 "Wolves at the Gate": la recensione

Nella seconda puntata la serie abbassa i ritmi e costruisce un nuovo personaggio poco credibile...

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Spartacus ha un modo tutto suo di raccontare e di filtrare la realtà. Ovviamente si tratta di un filtro sporco come la terra, rosso come il sangue, falso come gli antichi dei. Un filtro che attraversa e rilegge anche le persone, che ingloba epica, storia e spettacolo, li fonde insieme e molto spesso tira fuori qualcosa di sorprendente. Certo, un limite deve esserci, che poi il rischio è quello di ritrovarsi con una visione di Gaio Giulio Cesare a metà strada fra Thor e Point Break che proprio non convice.

E non è soltanto l'impatto visivo di questo nuovo personaggio (che ha i pettorali di Todd Lasance) a non convincere, ma anche e soprattutto il carattere con il quale ci viene presentato e il ruolo che viene ad interpretare nella tragedia sanguinaria prodotta da Starz. Era proprio necessario inserire un nome riconoscibile dagli spettatori in una vicenda nella quale ha ben poco a che fare, rigettando due millenni di iconografia e trovando un nuovo protagonista per le solite scene di sesso dello show? A salvare le sorti della puntata, almeno sul versante dei romani, è la famiglia di Crasso, con un padre sempre più definito, una moglie, Tertulla (Katherine Kennard) che sembra la degna erede della compianta Ilithyia e un figlio, Tiberius (Christian Antidormi), che incuriosisce parecchio circa il futuro del suo personaggio.

Sul versante dell'esercito ribelle la puntata non ci offre grandi sussulti, anzi a dire il vero il ritmo narrativo si mantiene piuttosto basso nella costruzione di un climax finale che tuttavia non riesce a ripagare le aspettative. L'assalto di Spartacus e degli altri e la presa della città, nonostante il tentativo di cercare una certa tensione all'inizio, non sortisce nello spettatore l'effetto sperato: sappiamo già quale sarà l'esito della vicenda e, se in altre tipologie di storie questo non costituisce un problema, in questo show, quasi completamente basato sulla tensione che precede il prevaricamento sull'avversario, la mancanza un "ostacolo" degno di questo nome è un problema.

Mettiamola così: l'avventura di Spartacus lo ha visto dover partire dal nulla affrontando avversari sempre più pericolosi, sempre più forti, mai con il favore dei pronostici ma sempre pronto a ribaltare le sorti dell'incontro. Ora, era chiaro come questo episodio non dovesse rappresentare un avanzamento della posizione del ribelle ma piuttosto un "consolidamento" di quanto già conquistato ed ecco perché non aveva molto senso creare eccessive difficoltà ai protagonisti. In definitiva, dato che ci troviamo ancora appena alla seconda puntata, consideriamo tutto come una tappa necessaria.

Quello che invece non è molto giustificato è il paradosso con quanto mostrato nella puntata precedente, quando Spartacus, in una bella scena, dimostrava di interessarsi molto umanamente alle sorti e alle condizioni di vita dei suoi protetti e pertanto, anche per motivi militari, di conquistare una città. Ecco perché il puntuale massacro e stupro degli abitanti del malcapitato centro abitato rappresentano un momento di ipocrisia e di contraddizione che, se da un lato possiamo aspettarci dal personaggio Spartacus (non stiamo esattamente parlando di un santo), dall'altro (e qui parliamo della scrittura dello show, che è cosa diversa) preferiremmo non vedere. Se non altro per aumentare l'empatia con un protagonista che sembra sempre meno tale ma che ormai appare come uno dei tanti capi dei ribelli...

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