Spada vol. 1, la recensione

Un misterioso senzatetto spinge giù un uomo dal cornicione, nel mezzo di una suggestiva città futuristica... Iniziano così le avventure del fumetto Spada!

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Mai fidarti di un uomo che ti spinge giù da un cornicione - questo l'avvertimento da cui prende il via la nuova avventura a fumetti autoprodotta da Alexander Tripood, giovane autore italiano vincitore nel 2014 del primo premio del Contest Fumetti organizzato da Scuola Comics con la sua opera precedente Silent Moebius.

Attraverso lo sguardo di Watt Weland scopriamo la città di Anghyburg, correndo tra i vicoli e sopra i tetti, imbattendoci in Spada, bizzarro senzatetto a conoscenza di alcuni segreti di una grossa organizzazione. Questa coppia di personaggi si troverà coinvolto in una pericolosa missione, dovendo introdursi in edifici sotto stretta sorveglianza e affrontando guardie potenziate.

Spada è disponibile sia in formato digitale che in un volume cartaceo di grandi dimensioni, e quest'ultimo permette di apprezzare al meglio le tavole dell'autore. Graficamente i disegni dei personaggi sono buoni, in certe vignette l'espressività dei personaggi potrebbe essere più accurata e lo stesso vale per alcune pose dinamiche, ma il risultato finale è soddisfacente. Ciò che però è stupefacente è la location, una città viva e ricca di particolari, tratteggiata con acquarelli che riescono a definire i toni dell'ambientazione tra luci e ombre, senza perdersi tra i numerosi dettagli presenti sulla scena.

La costruzione di Anghyburg è senza dubbio il risultato più grande raggiunto da Tripood, un mix di influenze visive e architettoniche in grado di immergere in un paesaggio familiare ma al contempo originale. Ci si può ritrovare un po' di Moebius e di Enki Bilal, le città futuristiche di Katsuhiro Otomo e l'impatto visivo degli artwork dei più riusciti videogiochi RPG nipponici, come Final Fantasy.

Narrativamente Spada riesce a incuriosire, ma l'impressione è che le 72 pagine del volume (poche, per quelle che si intuiscono essere le intenzioni su questo universo) non siano state sfruttate nel migliore dei modi. I protagonisti sono simpatici, ma qualche momento in più per presentarli al lettore avrebbero aiutato ad empatizzare con loro, mentre alla fine della lettura si ha l'impressione di conoscere meglio la città e i suoi intrighi che i due personaggi principali.

Si tratta di un primo volume, il secondo è già in lavorazione, e l'installazione di questo universo può considerarsi riuscita, anche se si tratta più di buone premesse in attesa di sviluppi futuri. Il primo capitolo di questa serie si chiude infatti col desiderio di vedere come proseguirà, ma anche con un briciolo di dispiacere per non aver visto una conclusione, la risoluzione di un climax che avrebbe fatto apprezzare questo volume anche indipendentemente da quello che accadrà in futuro. Per il formato del fumetto e la tipologia del racconto siamo di fronte a un prodotto simile ai cartonati francesi, che anche se dotati di una vicenda orizzontale cercano di offrire in ogni volume una sottotrama orizzontale; qui invece sembra quasi che l'autore dia per scontato l'appuntamento con l'episodio successivo, in arrivo dopo qualche settimana come nei manga o nei comic-book, quando in realtà il lettore dovrà attendere diversi mesi prima di poter mettere le mani sul secondo volume.

La più grande perplessità è sulla quarta di copertina del volume, in cui Tripood riporta scherzosamente finti pareri e frasi dei suoi parenti, quasi a voler sminuire con autoironia il suo prodotto, senza prendersi sul serio. È un buffo espediente già visto in diverse occasioni, ma è adatto ad autori comici come Daw (lo vediamo ogni due mesi su A come Ignoranza) o Scottecs, che spesso si autoinfliggono giudizi critici per strappare una risata ai lettori.

È strano vedere questo stratagemma umoristico applicato a un volume fantasy in cui la comicità è un ingrediente decisamente secondario della narrazione, dove l'incanto e l'epico dovrebbero essere gli elementi che attraggono il lettore e lo trasportano nell'affascinante scenario di Anghyburg.

Continua a leggere su BadTaste