Soul Calibur VI, il picchiaduro all'arma bianca ritrova i fondamentali – Recensione

Soul Calibur VI entra a gamba tesa nella scena dei picchiaduro, mostrandosi in forma smagliante: la recensione

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Quello di Soul Calibur è stato forse il franchise di picchiaduro che più è rimasto in sordina negli ultimi anni. Se Tekken e Street Fighter, per fare due esempi illustri, sono riusciti a perdurare, pur tra alti e bassi, in maniera tutto sommato convincente, rimanendo sempre nelle attenzioni dei giocatori, sia casuali che competitivi, il picchiaduro all’arma bianca di Bandai Namco ha avuto una serie di iterazioni non troppo felici, anche per colpa di scelte di casting non esattamente illuminate. Soul Calibur VI, nelle intenzioni dello studio di sviluppo, rappresenta una sorta di soft reboot, la possibilità di ripartire da capo ed offrire un nuovo punto di inizio.

In breve: ci riesce alla grande. In primis a livello narrativo, con quella storyline che da sempre vede i protagonisti della serie alla ricerca delle due spade protagoniste del gioco, la Soul Edge e la Soul Calibur. La trama, espressa nelle due modalità Cronache dell’Anima e Bilancia dell’Anima, rielabora proprio i primordi dell’intreccio narrativo legato alle due armi, ed in particolare ai personaggi di Kilik e Sigfried.

La prima modalità è uno story mode abbastanza classico, con una serie di incontri con degli intermezzi narrativi che sviluppano le vicende. La storia principale ha come protagonista Kilik ed il suo viaggio alla scoperta del demone interiore, accompagnato da Maxi e Xianghua, contro Nightmare, Astaroth, Ivy ed altri villain. Contestualmente, ognuno dei personaggi ha una storia personale intrecciata con quella principale, anch’essa costruita attraverso una serie di incontri ed intermezzi animati. Diversamente dai soliti story mode, quello di Soul Calibur VI ha un intreccio niente male, almeno interessante da seguire, con l’unica problematica insita nel suo livello di sfida: bassissimo, e non modificabile dalle impostazioni.

[caption id="attachment_190231" align="aligncenter" width="1400"]Spul Calibur VI screenshot Geralt si è rivelato un personaggio ottimo[/caption]

La Bilancia dell’Anima è la seconda modalità single player di Soul Calibur VI, nonché quella più elaborata. Il protagonista stavolta è un lottatore creato attraverso l’ormai storico editor della saga. Come al solito bisogna scegliere dapprima lo stile di combattimento, ovvero il moveset di un lottatore di riferimento, per poi andare a modificarne l’aspetto esteriore e fisico, con quest’ultimo che influisce anche sulle hitbox degli attacchi, ma anche su velocità, difesa e output di danni. In questo caso l’eroe viaggerà per il mondo come fosse in un gioco di ruolo, con la possibilità di scegliere se abbandonarsi al lato chiaro o a quello scuro, ovvero Soul Calibur o Soul Edge. Di tanto in tanto, infatti, ci sarà la possibilità di effettuare delle scelte relative a dialoghi e situazioni particolari che, proprio come in un gioco di ruolo, andranno ad influire sulla psicologia e sugli esiti della storia, fino ad arrivare allo scontro finale con Azwel, il nuovo villain principale di Soul Calibur VI.

"Soul Calibur VI offre, come da tradizione della serie, tra le migliori modalità single player nel genere dei picchiaduro"In tutto ciò è possibile reclutare mercenari per mandarli a svolgere delle missioni in giro per la mappa, raccogliere nuovi armi e cibo, che se consumato, andrà a donare dei bonus in battaglia. Il tutto mentre, battaglia dopo battaglia, le caratteristiche del personaggio si potenzieranno con un classico avanzamento di livello. Oltre a tutto ciò, Bilancia dell’Anima offre anche scontri di gran lunga migliori a quelli di Cronache dell’Anima, tra condizioni ambientali che modificano le dinamiche degli scontri e modificatori che ad esempio rendono impossibile parare o generano un output di danni doppi da parte dei nemici.

Appurato che Soul Calibur VI offre, come da tradizione della serie, tra le migliori modalità single player nel genere dei picchiaduro, parliamo del cuore del gioco, ovvero il sistema di combattimento. Per chi conosce la saga sarà inevitabile fare un paragone con il secondo capitolo, apprezzatissimo e da molti considerato il punto più alto del franchise, ed è ovviamente un complimento per questa sesta iterazione.

[caption id="attachment_190233" align="aligncenter" width="1280"]Soul Calibur VI screenshot Indovinate qual è stato il primo personaggio personalizzato a rimbalzare in rete?[/caption]

I movimenti tornano ad essere più reattivi ed asciutti, dalle mosse agli spostamenti dei personaggi. In gioco neutrale, Soul Calibur VI genera dei momenti di altissima tensione, nei quali un sidestep con il giusto tempismo può significare una svolta importantissima per l’esito del duello. Per il resto ritorna il solito set fatto di attacchi orizzontali, verticali, calci, e guardie reattive (le parate ad impatto del gergo), da comporre ed elaborare per creare le combo. Dagli ultimi episodi viene ripresa anche la Carica dell’Anima, l’indicatore che consente di potenziarsi per infliggere più danni ed eseguire nuove mosse, oppure per scatenare una potente mossa speciale, così come dal passato torna la dinamica della rottura dell’equipaggiamento.

La meccanica realmente inedita è il Taglio Invertito, con il dorsale destro si attiva un’animazione di qualche secondo che nella prima parte consente di parare qualsiasi attacco (tranne quelli inarrestabili), per poi generare un fendente che porta i due combattenti l’uno d’avanti l’altro in un breve momento al ralenti. Da qui si possono premere i tre tasti di attacco, parare, o muoversi, con un sistema a morra cinese: l’attacco orizzontale batte il calcio, che batte il verticale, che a sua volta batte l’orizzontale. In caso di parità si può ripetere il duello una seconda ed ultima volta, fino ad arrivare all’esito dello scambio che, generalmente, scatenerà un buon ammontare di danni.

Si tratta di un grande spunto per poter rimontare delle partite e ribaltare anche gli scontri dall’esito ormai scontato, nonché un modo per tirarsi fuori da situazioni difficili in modo semplice. Nonostante possa sembrare il contrario, il Taglio Invertito non è in realtà qualcosa da usare senza controllo. Nel caso di una combo con un tempismo tale da poter colpire mentre il Taglio va a segno si è completamente scoperti, così per tutta la durata dell’animazione qualora l’avversario avesse il tempo di accorgersi e contrattaccare, con un semplice sidestep e una punizione severa. Certo è che Soul Calibur VI aggiunge una piccola variante aleatoria che in passato non era presente, ma va detto che a livelli avanzati il Taglio Invertito è una mossa che raramente si sente la necessità di usare, perché i giocatori più esperti hanno modo di concatenare attacchi imparabili nelle combo che riescono ad intercettare l’effetto del Taglio.

[caption id="attachment_190232" align="aligncenter" width="1920"]Soul Calibur VI screenshot Gli effetti delle mosse speciali sono uno spettacolo per gli occhi[/caption]

Nota parzialmente negativa per quanto riguarda la gestione delle partite online. Il netcode è ottimo e nella nostra prova abbiamo raramente affrontato incontri con anche il pur minimo lag. Tuttavia le modalità sono solamente due: partite classificate e rapide. Nelle prime ci si butta in coda scegliendo prima il personaggio, dovendo quindi tornare al menù per poterlo cambiare, e poi aspettando l’accoppiamento con un altro giocatore. Nel secondo caso, per chi volesse giocare senza l’assillo di dover salire di grado (che, per fortuna, non si può perdere in alcun modo), si possono solo creare oppure entrare in delle stanze private. Capita ad esempio di essere in sei in una stanza e di dover aspettare l’esito dello scontro tra i primi due partecipanti, senza accoppiarsi magarli con gli altri e giocare.

Per chiudere il discorso sull'aspetto tecnico, a livello grafico Soul Calibur VI mostra alti e bassi. La fluidità è granitica, con 60 fps solidi e inamovibili. Promossi anche i modelli dei personaggi, ben dettagliati e dalle animazioni fluide e coerenti (così come sono spettacolari le mosse speciali ed in generale le movenze in combattimento) mentre, probabilmente per garantire la fluidità di cui sopra, gli scenari lasciano qualche perplessità. Il colpo d'occhio è molto buono, così come la costruzione estetica, ma aguzzando lo sguardo si possono intravedere delle texture non troppo rifinite ed in generale una scarsa cura nei dettagli. Parliamo pur sempre di un picchiaduro però, quindi di un videogioco per cui l'attenzione del giocatore dovrebbe essere rivolta altrove, va detto, ma tanto per rimanere in casa Tekken ha saputo mostrare più muscoli.

Soul Calibur VI è tornato alle sue origini, fatte di scontri in cui l’attenzione deve essere massima perché il finale non è mai scontato. A questo proposito apprendiamo con piacere che Geralt, il guest character di questa edizione, è un personaggio ottimo, dotato di un moveset molto coeso rispetto agli altri personaggi e, tra l’altro, è risultato essere uno dei lottatori più apprezzati del momento (un po’ per appeal ed un po’ per reali potenzialità). Questo nuovo racconto eternally retold era quello di cui la saga aveva bisogno.

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