Sospeso, la recensione
Abbiamo recensito per voi Sospeso, graphic novel Tunué firmata da Giorgio Salati e Armin Barducci
Spesso, quando si parla di adolescenza si ha a che fare con una sua immagine posticcia, in cui tutti quei contenuti forti, le pulsioni e i desideri all'apparenza incontrollabili vengono trasformati in sfumature, facendo perdere la sensazione di "forte sentire" propria degli anni del liceo. Per fortuna, capita anche di imbattersi in storie più vicine alla realtà, capaci di far appassionare il lettore in quanto credibili e condivisibili.
Perché è questo il cuore centrale del racconto: come sia possibile desiderare la dilatazione del tempo per raccogliere piccoli spazi di libertà (e, conseguentemente, di felicità) e come quest'ultimo possa comprimersi sempre di più in una discesa ripida quando la paranoia, la solitudine e il terrore prendono il sopravvento su tutto il resto. Sospeso parla di bullismo, ma prima ancora di accettazione, ascolto e autocoscienza.
La diversità raccontata da Sospeso è ambientata negli anni Novanta, quando il tempo sembrava davvero dilatarsi rispetto al nostro presente, con le lunghe attese per ottenere risposte (che talvolta non sarebbero mai arrivate), l'impossibilità di contattare in modo rapido qualcuno e il poter raggiungere il totale distacco dalla società anche solo indossando un paio di cuffiette attaccate a un walkman. Ad aumentare quella sensazione di diversità che attanaglia i pensieri di Marty ci sono poi i nuovi poteri appena scoperti che, se non compresi a dovere, si dimostreranno ben lontani da quelli affascinanti degli eroi dei fumetti americani.
Dietro ai toni leggeri e onirici della copertina si nasconde dunque il ritratto della nascita e della maturazione del male, inteso non come caso singolo ma come prodotto di una società malata. Gli eventi che scandiscono il tempo della storia sono dieci, cento, mille campanelli d'allarme che, come spesso accade, vengono ignorati. Purtroppo ancora oggi.
Sospeso è un fumetto prezioso che parla tanto ai ragazzi quanto ai loro genitori. È quella lettera che nessuno si sognerebbe di scrivere per paura di sentirsi giudicato o (quando va bene) non essere capito. Probabilmente, con questa storia, Salati e Barducci hanno dato forma a una delle essenze più pure alla base della linea Prospero's Books di Tunué, dipingendo il cambiamento e la crescita come processi che non sempre vanno come desideriamo.
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