Sorella morte, la recensione
Dentro Sorella morte ci sono due anime: una è quella di chi lo ha scritto, più fumettosa, l'altra di chi lo ha diretto ed è più "elevated"
La recensione di Sorella morte, il film di suore e demoni in uscita su Netflix il 27 ottobre
Paco Plaza fa di questa sceneggiatura un elevated horror spagnolo, cioè la mette in scena cercando di battere percorsi poco convenzionali e puntando su una tecnica sofisticata. C’è in Sorella morte fin dall’inizio una fotografia eccezionale. È tenue e perfettamente bilanciata nei colori da subito per poi spingere sul bianco (quello di vesti, lenzuola, pareti, oggetti, cibi…) quando invece vuole lavorare sulla paura. E proprio questa insistenza sui bianchi consente poi a Plaza di dare forza al nero quando è il momento (l’occhio nel confessionale è una cosa tra Argento e Jodorowski) e di enfatizzare ancora di più il rosso del sangue nelle molte scene efferate.
Un finale assurdo che lascia pensare alla volontà di fare un franchise da un film che non sembrerebbe consentirlo, attenua invece la tipica rivelazione da horror spagnolo, cioè che il male sovrannaturale e demoniaco che vediamo nasce dal male terreno degli uomini nel passato, e ne è un epifenomeno mastodontico nelle conseguenze ma proporzionato nella vendetta (altra componente molto fumettosa e godereccia ben gestita).