Sono il numero quattro - la recensione

Un ragazzo extraterrestre viene inseguito da altri alieni che vogliono ucciderlo. Sono il numero quattro di D.J. Caruso è simile a mille altri film, e convince poco...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Sono il numero quattro
RegiaD. J. Caruso
Cast
Alex Pettyfer, Timothy Olyphant, Teresa Palmer, Dianna Agron, Callan McAuliffe Uscita18-02-2011 

Non c'è dubbio che Io sono il numero quattro punti a conquistare un pubblico misto. Da una parte, i maschi desiderosi di vedere un prodotto d'azione e sovrannaturale, magari nella giusta confezione un po' patinata. Dall'altra, le ragazze che puntano a vedere una storia d'amore convincente e tormentata. Insomma, il pubblico dei supereroi incontra quello di Twilight.

Ovviamente, questo sulla carta e nelle speranze dei produttori. La realtà è decisamente diversa, a cominciare dalla coppia di protagonisti, che non sembrano sul punto di diventare i nuovi Robsten.

Alex Pettyfer rientra nella categoria di tanti attori giovani americani senza infamia e senza lode, come il Garrett Hedlund di Tron Legacy. Difficile pensare che sia un extraterrestre potentissimo, visto che il livello di carisma è decisamente bassino. Dianna Agron, attrice nota per la serie Glee, fa capire che le sue prospettive di carriera non sono esaltanti, dato che oltre a sorridere e mettere il broncio non vediamo grandi espressioni. E' un peccato, perché il ruolo poteva risultare molto più interessante e non banale.

In generale, sembra di assistere alla descrizione del mondo giovanile fatta da chi ha visto solo film e serie televisive adolescenziali, senza preoccuparsi di analizzare troppo sentimenti, pensieri e problemi in maniera profonda. Quindi, basta mettere insieme un nerd, una ragazza problematica e un ousider particolare per dar vita a una pellicola giovanile. La morale poi sembra: se sei abbastanza forte da difenderti, rimorchi; altrimenti, ti arrangi Vabbeh...

In realtà, alcuni momenti potrebbero funzionare bene, come quando il protagonista scopre le bellezze della vita di una vera famiglia, ma tutto avviene in maniera troppo esplicita e non in maniera sottile, come se il pubblico non fosse in grado di capire un concetto se questo non viene ripetuto più volte.

Il problema è che tutto inizia in modo troppo rapido, senza lasciare il tempo di approfondire bene i personaggi. Né, peraltro, si riesce ad avvertire tutto il peso della missione nel corso della storia, visto che l'unica soluzione è una voce off ultraretorica e che doveva essere narrata meglio.

L'impressione è quella di trovarsi di fronte a un prodotto simile a Jumper, magari in grado di trovare un pubblico ma non diventare un vero e proprio culto. D'altronde, se a ogni scena e situazione ti viene da pensare a tante altre (come una sequenza uguale a una puntata di Lost con protagonista Kate, ma non mancano riferimenti a X-Men e al primo Twilight, oltre a tanti altri prodotti), inutile pensare che questo film lascerà un segno...

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