Sonic – Il Film, la recensione del film con Jim Carrey

Ecco la nostra recensione di Sonic - Il Film, lungometraggio con Jim Carrey che porta al cinema la popolare icona dei videogiochi...

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Sonic – Il Film, la recensione del film con Jim Carrey

Quantomeno bisogna ammirare il coraggio e la determinazione: nonostante lo scetticismo, le previsioni catastrofiche, la debacle del design del protagonista frettolosamente corretto a qualche mese dall’uscita del film (tanto da rimandare l’uscita), la sensazione di essere di fronte a un progetto destinato in un modo o nell’altro a fallire (capita, quando ci metti sette anni a portarlo a termine, che la gente a un certo punto smetta di crederci), nonostante tutto quanto, Sonic – Il film è arrivato in sala è... Certamente non è il disastro che si aspettavano tutti, anzi è un prodotto presentabile e migliore di una buona percentuale di film tratti da videogiochi venuti prima di lui. Dopodiché, da qui a esaltarsi per l’opera di Jeff Fowler ce ne passa: più che una promozione a pieni voti questo vuole essere un incoraggiamento a fare meglio la prossima volta (perché ci sarà, a meno di apocalissi al box office); fossimo a scuola e Sonic l’interrogato saremmo dalle parti del 5, forse 5,5, un debito formativo da colmare con impegno, applicazione e magari, perché no?, un po’ di creatività e di idee.

Il modo più semplice per descrivere Sonic è paragonandolo non ad altri prodotti teoricamente simili – anche perché è onestamente impossibile vedere un qualche legame con Super Mario Bros., o con Assassin’s Creed, o con Silent Hill – ma a un paio di quei Grandi Classici che dagli anni Ottanta incombono su qualsiasi prodotto per bambini e ragazzi che esca al cinema. Nello specifico, il modello di riferimento è E.T., o se preferite Howard e il destino del mondo: arriva sulla Terra un alieno, conosce un umano, i due stringono una faticosa ma in ultima analisi dolcissima amicizia che li aiuta a sconfiggere il Cattivo di Turno (CdT). Come in E.T. il CdT è il governo (nella figura di Jim Carrey, sulla quale torneremo), e come in Howard l’umano è un adulto (in questo caso James Marsden). Patrick Casey e Worm Miller, responsabili dello scheletro di sceneggiatura su cui si regge il film, non fanno granché per andare oltre i modelli di riferimento: se avete visto quelle opere avete già visto anche Sonic, in un certo senso.

sonic il film

Rimane quindi l’esecuzione, che da sola potrebbe bastare a elevare una scrittura che con una certa benevolenza potremmo definire “scolastica”. Potrebbe, appunto: anche qui ci sono da lodare la competenza e la professionalità anche di fronte alle emergenze, ma per l’entusiasmo si consiglia di ripassare. Il personaggio di Sonic funziona, è ben disegnato, ben animato, con parecchie chicche fatte apposta per far sorridere i fan dei videogiochi (si veda il modo in cui il riccio batte il piede a terra con impazienza quando deve stare fermo troppo a lungo), e più in generale il rischioso incontro tra cartone animato e realtà funziona, o per lo meno non crolla rovinosamente a terra come accade a gran parte degli emuli di Chi ha incastrato Roger Rabbit?. Ma, ancora una volta, c’è un abisso tra “funzionare” e “intrattenere”: quello che rimane di Sonic sono due (forse addirittura tre, se contiamo anche i classici post-credits) sequenze d’azione che fanno alzare mezzo sopracciglio e strappano un mezzo sorriso, il resto è brodo caldo e un po’ insipido che serve per portare avanti uno straccio di narrazione.

Un film del genere potrebbe comunque venire salvato dal suo protagonista, dal suo supervillain o da una combinazione dei due. Per quel che riguarda il primo, brutte notizie: a qualcuno è venuta l’idea di trasformare Sonic in una sorta di bambino iperattivo e fastidioso, che non sta zitto un secondo e nonostante questo fatica a dire cose interessanti o anche solo divertenti; è molto carino quando corre velocissimo, ma per tutto il resto del tempo è piacevole quanto un ferro da calza rovente sotto le unghie. A proposito del villain, invece... siamo dalle parti dell’indecifrabile, come molto di quel che riguarda gli ultimi anni di carriera di Jim Carrey. È in overacting costante, ovviamente, quel che non è chiaro è se a lui fosse chiaro che stava girando un film, non uno showreel né uno spettacolo comico davanti a un pubblico gaudente. Soprattutto fa una faticaccia a interagire con il resto del cast, e l’arco del suo personaggio procede a monologhi che stanno sempre a un passo dall’infrangere la quarta parete. A tratti sembra passare di lì per caso, in altri momenti è chiaro che il film non potrebbe esistere senza di lui, e qui e là si ha la sensazione che gli altri esseri umani presenti sul set in quel momento siano confusi quanto chi guarda (soprattutto James Marsden, tenetelo d’occhio) e si aspettino di tutto. Insomma: l’Ivo Robotnik detto Eggman di Jim Carrey è un’opera nell’opera, la performance di un artista a sé; il che non significa necessariamente che sia una buona performance, solo che è un elemento d’interesse, forse l’unico vero di tutto il film.

Film che però esiste, uscirà in sala, verrà visto da un po’ di gente, se le cose dovessero andare bene avrà pure un sequel: solo sei mesi fa l’avremmo considerato un mezzo miracolo. Non basta a promuoverlo appieno, ma Sonic non si merita neanche una sonora bocciatura: poteva andare molto peggio di così.

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