Son of Zorn 1x01 "Return to Orange County": la recensione

Un guerriero, modellato su He-Man, cerca di adattarsi al mondo in live action per avvicinarsi a suo figlio: questa la trama di Son of Zorn, nuova comedy della Fox

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Il soggetto di Son of Zorn sembra uscito fuori da uno dei classici what if di CollegeHumor: "e se He-Man fosse una comedy ambientata nel nostro mondo?" Una di quelle variazioni su una storia conosciuta talmente assurde da non essere prese seriamente, ma sulle quali è divertente fantasticare. In realtà questa volta qualcuno ha realizzato davvero quell'idea. E, considerato che tra i produttori esecutivi figurano Phil Lord e Chris Miller, la nuova serie della Fox guadagna altri punti di interesse. Il risultato, nonostante tutto, non è così esageratamente folle come ci si aspetterebbe, o forse siamo noi ad esserci ormai abituati a tutto.

La storia, per quanto sia difficile crederlo, è quella riassunta poco sopra. In realtà il nome di He-Man non viene fatto, ma è chiaro che il guerriero Zorn, protettore del regno di Zephyria (più innumerevoli altri titoli altisonanti), è modellato sul famoso protagonista della serie animata. Il suo regno è cartoonesco, ma il suo cammino lo conduce nella nostra concretissima realtà. Scopriamo che Zorn ha una ex e un figlio, di nome Alangulon, con il quale è ansioso di stringere i legami dopo una lunga assenza. Il protagonista si prepara quindi ad affrontare la sua battaglia più difficile: quella per inserirsi nella nostra società nonostante le sue mille mancanze.

Zorn, creatura originale, è in realtà un eroe che già conosciamo indirettamente, così come le sue disavventure imbarazzanti non si distaccano mai dalle aspettative che potremmo avere. L'originalità di facciata del prodotto poggia infatti su una caratteri e situazioni già visti, raramente smentiti. Potrebbe essere un ostacolo, ma la serie ideata da Reed Agnew e Eli Jorné cerca di ribaltarlo giocando tutto sopra le righe. E non potrebbe fare altrimenti, nel momento in cui deve convincerci, tra le altre cose, dell'interazione credibile tra un protagonista animato e un mondo in live action. Da questo punto di vista, la serie funziona. Entra a gamba tesa nel mezzo di una battaglia contro dei mostri in cui lo smartphone del nostro eroe squilla, e da quel momento in poi non rallenta, abbracciando in tutto e per tutto l'assurdità di questo universo in cui nessuno si stupisce e tutto viene accettato come normale.

Tanto per fare un esempio, la Marvel recentemente ha rilasciato un piccolo corto che raccontava, in tono umoristico, cosa faceva Thor durante la Civil War. Ecco, dal punto di vista della sorpresa e degli eccessi, Son of Zorn non offre molto di più. Qualunque premessa, per quanto assurda, viene presto incamerata da uno spettatore mediamente abituato alle "assurdità da internet". Quindi occorre altro. La serie risponde con un ritmo velocissimo, venti minuti in cui accade un po' di tutto, appaiono più ambienti e più possibilità che andranno sfruttate nelle 13 puntate di cui si comporrà la stagione. Si ride abbastanza, soprattutto in una scena finale esagerata e azzeccata, ma in generale è il tono ad essere quello giusto.

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