Somnia: Caccia al tesoro, la recensione

Abbiamo recensito per voi Somnia: Caccia al tesoro, di Liza E. Anzen e Federica Di Meo

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Somnia – Caccia al tesoro, anteprima 01

Il primo impatto con Somnia: Caccia al tesoro, elegante cartonato da fumetteria e libreria uscito lo scorso 8 novembre, non può che essere visivo: un'esplosione di azione e tonalità sgargianti. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a un sontuoso animecomic, per l'esuberanza cromatica delle vignette: è il potente effetto che scaturisce dall'alchimia tra un tratto morbido e raffinato e una padronanza totale della grafica digitale.

Il merito è dell'artefice delle illustrazioni, Federica Di Meo - che ha voluto omaggiare i nostri lettori con la splendida immagine in anteprima esclusiva che vedete a fine recensione - il cui enorme talento non scopriamo certo in tale occasione.

Nominata l'opera e la sua disegnatrice, agli appassionati di manga e japstyle non sarà difficile indovinare la responsabile dei testi: si tratta ovviamente di Liza E. Anzen, al secolo Elena Zanzi, co-creatrice insieme alla Di Meo dell'universo di Somnia per Planet Manga.

A differenza dei precedenti tre titoli del franchise, non ci troviamo di fronte né a una miniserie di quattro numeri, come Artefici Di Sogni (candidata al Gran Guinigi 2014) o Il gioco del serpente, né a un romanzo come La notte dei nove desideri; in questo caso ci riferiamo a una vera e propria graphic novel, non in bianco e nero ma con un tripudio di colori; sono proprio questi a dominare la scena e a dettare atmosfere ed emozioni attraverso una gamma di variazioni, contrasti e sfumature esaltanti, essenziali per la narrazione.

Somnia – Caccia al tesoro, anteprima 02

La solida trama che intesse la Anzen – forse giusto un po' verbosa nei dialoghi - è slegata dagli eventi e dai personaggi principali della vicenda originale, anche se vi si riallaccia in più occasioni facendo dei rimandi, e si basa sul fondamento stesso della saga: i somnia, i magici oggetti in grado di esaudire il desiderio più grande di chi li possiede.

Caccia al tesoro vede contrapposti due individui totalmente diversi, antitetici: Alec T. Matrick, con una fede incrollabile nei propri sogni, e lo Stregone, che ha perso la speranza negli uomini e in ogni altra cosa. Fa loro da collante l'irresistibile e conturbante Deva. I tre, insieme, iniziano un lungo, rocambolesco e stralunato viaggio che diventa metafora della vita stessa e delle sue sfide, quelle che più contano.

La storia può apparire quasi come una favola per l'ambientazione decisamente fantastica; il soggetto, tuttavia, risulta complesso e sfiora argomentazioni profonde, non rinunciando a briciole di Filosofia; si pone e ci pone domande a cui non possiamo perennemente sfuggire. Anzi, vi avremmo già dovuto trovare una risposta o dovremmo farlo al più presto.

Somnia – Caccia al tesoro, disegno di Federica di Meo

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