SOMA, un viaggio nel futuro, alla ricerca di ciò che ci rende davvero umani - Recensione
Torna, su Xbox One, l’avventura horror di Frictional Games: la recensione di SOMA
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Il cambio di setting, dalla rassicurante contemporaneità a questo indefinito e distopico futuro, è violento, improvviso, alienante. La tranquilla e ben illuminata stanza di un centro medico, senza alcun motivo apparente, si trasforma, in un attimo, nell’oscuro, fatiscente e decadente ginepraio di corridoi metallici e condotti che compongono la base sottomarina di Phatos-II.
Inevitabile, anche per il design di alcune creature metalliche che incontrerete, ricollegare l’avventura di Frictional Games a Bioshock, nonostante non sia difficile trovare molte altre fonti d’ispirazione, sia nel mondo cinematografico, da Sfera al vecchissimo The Abyss, sia in quello della letteratura, Pelle d'Acciaio di Janet Asimov e Vertice di Immortali di Robert Silverberg. Il centro di gravità, tuttavia, va cercato in Philip K. Dick e nella sua tendenza a trattare tematiche esistenziali, filosofiche, antropologiche, utilizzando la fantascienza come semplice espediente, mero orpello con cui dipingere affascinanti metafore e allegorie."SOMA tratta il delicato tema dell’identità, spingendo il videogiocatore ad indagare su quali possano essere le caratteristiche che distinguono un essere umano da un automa, da un’intelligenza artificiale. "
Si palesa immediatamente, tuttavia, il cambio di registro. Le presenze ostili sono di numero estremamente inferiore rispetto ad Amensia, sopravvivere è più facile, le ambizioni horror dell’avventura sono più edulcorate, sacrificate sull’altare della narrazione, vero cuore pulsante dell’esperienza.
SOMA tratta il delicato tema dell’identità, spingendo il videogiocatore ad indagare su quali possano essere le caratteristiche che distinguono un essere umano da un automa, da un’intelligenza artificiale. Phatos-II è costellata di carapaci metallici che si credono vivi, simili in tutto e per tutto dai loro creatori. La loro fede è incrollabile, tale da mettere in discussione la percezione del mondo che ci circonda, tanto da far dubitare il protagonista della sua stessa esistenza.
[caption id="attachment_180196" align="aligncenter" width="1000"] La vita e la morte di alcuni robot che incontrerete dipenderanno da come deciderete di affrontare un particolare enigma.[/caption]
Come ormai di consueto per giochi del genere, la trama non usa cut-scene per svilupparsi, ma si affida alla narrazione ambientale, quando non a documenti tutti da leggere o brevi dialoghi tra il protagonista e altri personaggi, sia tramite comunicazioni via radio, sia conversando con i robot rimasti intrappolati nella fatiscente base sottomarina che, per l’appunto, non perderanno l’occasione di sostenere la loro appartenenza al genere umano.
La narrazione è tanto efficace quanto più instilla nell’utente il dubbio che tutto ciò che stia facendo non sia il semplice risultato di un sogno ad occhi aperti, eventualità che avrebbe (avrà?) un impatto tutt’altro che secondario nelle scelte che, di tanto in tanto, dovrete compiere nel tentativo di risolvere un enigma o, più banalmente, di salvare la pelle quando braccati da un automa aggressivo.
I robot senzienti, difatti, possono morire e spesso sarete voi la causa del loro decesso, con tutte le conseguenze del caso, anche sul fronte dello snodo narrativo verso cui indirizzerete il corso degli eventi.
Artisticamente validissima, questa riedizione per Xbox One ripropone, tecnicamente, l’ottima pulizia d’immagine, il mirabile gioco di luci, il granitico frame rate. Permane l’incertezza dell’I.A. nemica, in alcuni frangenti, tanto da dare l’impressione che i robot siano mossi dal caso, piuttosto che da ferrei algoritmi da interpretare per trovare una via di fuga.
Novità di questa versione, l’unica a ben vedere, l’introduzione di un livello di difficoltà in cui non è possibile morire, ideale per gustarsi la trama senza alcuna scocciatura.
SOMA è un viaggio interattivo, nonché una rilettura di parte delle opere di Philip K. Dick, di una certa deriva della fantascienza dagli Anni ’70 in poi. Frictional Games, abbandonando solo in parte le meccaniche da survival horror sperimentate con Amnesia, compone un’esperienza coinvolgente, disturbante, a tratti deprimente. La distopia messa in scena funziona sia sotto il profilo artistico, sia sotto quello narrativo grazie al nutrito numero di tematiche messe in ballo, tutte trattate con efficacia e con il giusto approccio.
[caption id="attachment_180195" align="aligncenter" width="1000"] La nuova modalità di gioco rende SOMA più un walking simulator che una vera e propria avventura.[/caption]
Naturalmente il titolo ha poco da offrire ludicamente parlando. Al di là degli enigmi e di alcune sezioni in cui dovrete eludere le guardie robotiche, si tratta semplicemente di esplorare, passando da un’ambientazione all’altra, in cerca di indizi e documenti che possano rendere più chiara la situazione.
Praticamente imperdibile per gli amanti della fantascienza, questa riedizione per Xbox One non aggiunge niente che non sia già stato visto, o che non sarà introdotto a breve tramite patch, su PC e PlayStation 4.