Solos: la recensione
Solos era certamente una serie che puntava in alto, per questo il suo fallimento suona ancora più grave
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Il più grave problema di Solos, quello da cui discendono tutti gli altri, è che crede di essere molto più profondo di quello che è. In uno dei peggiori mix possibili per una storia, una seriosità dichiarata incontra una superficialità di contenuti. Spiazzante come il grande cast di attori noti che è stato messo insieme per questo esperimento antologico, Solos sorprende per la sua mancanza di spunti, per lo strazio dei suoi personaggi, per il melodramma urlato. Ma sono solo grida e lacrime che risuonano nel vuoto dei concetti esposti e delle storie raccontate. Teatralità fine a se stessa, che più cerca la lacrima e più indispone.
È evidente che David Weil, già autore della serie Hunters, volesse realizzare qualcosa di molto ambizioso. Almeno da un punto di vista dell'impatto emotivo, ammesso che questo voglia dire qualcosa. Le puntate durano meno di mezz'ora, ogni punto morto è stato limato via, tutta l'attenzione incentrata sulle parole di un personaggio che si racconta senza filtri. Sono dialoghi o monologhi che iniziano sempre quieti, per quanto alcuni ambienti potranno apparire particolari (una navicella, un rifugio nel bosco, un laboratorio). Il tono del dialogo procede sempre per accumulo di tensione, con sempre più sporadici ritorni alla calma. E tutto culmina in un pianto, una confessione, un dolore fortissimo raccontato a parole. La musica è un crescendo, il tono si fa sempre più enfatico, la puntata ci chiede di piangere con il personaggio. Solos era certamente una serie che puntava in alto.
Gli attori e attrici, tutti straordinari e di grande livello, chiamati qui a chiedere empatia con frasi e gesti teatrali e sguardi deformati dal pianto. Ogni momento raccontato come se fosse straordinario e fondamentale, ogni frase come se fosse la più importante mai pronunciata. La visione è sfiancante, ma non per i motivi cercati dalla serie. Va da sé che anche dal punto di vista della fantascienza non c'è nulla da segnalare: è solo l'ennesima serie antologica che sfrutta spunti tecnologici senza capire la lezione del miglior Black Mirror.