Sock Monkey Treasury, la recensione

Abbiamo recensito per voi Sock Monkey, le rocambolesche peripezie del pupazzo creato da Tony Millionaire edite da Edizioni BD e Psycho Pop

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Quando ero piccolo avevo una strana fissazione, leggendo "Topolino": dopo aver finito una storia a fumetti, approfittavo dello spazio bianco attorno alle tavole per scrivere un titolo, qualche parola che riassumesse gli eventi di quella determinata pagina. Non so bene il motivo, e non riesco a capirlo nemmeno ora pensandoci su; probabilmente era il mio modo di dare un'interpretazione, di fissare un'immagine o una sensazione che mi aveva colpito durante la lettura.
Era un abitudine di cui non avevo memoria, ma il ricordo è tornato a galla sfogliando Sock Monkey Treasury, dato che le otto storie brevi che occupano la prima metà del volume recano in calce una sorta di titolo che sottolinea quanto è avvenuto in quella tavola: a volte una semplice descrizione di un fatto, a volte qualche parola in più che dà un significato ulteriore a quanto si è appena visto, un sottotesto.
Perché buona parte del fascino di Sock Monkey è in ciò che non si vede, nei significati che il lettore può dare alle rocambolesche avventure del bizzarro pupazzo a forma di scimmia e dei suoi compagni.

Il fumetto di Tony Millionaire ha per protagonisti un gruppo di giocattoli, ma non immaginatevi un mondo come quello di Toy Story: qui i pupazzi interagiscono tranquillamente con la loro proprietaria, anche se non c'è uno stretto legame simile all'amicizia di Calvin & Hobbes. Se proprio dobbiamo trovare un paragone, l'opera più vicina ci sembra Le Avventure di Winnie The Pooh di A. A. Milne, visto che anche in questo caso i personaggi vivono in un loro microcosmo stupendosi delle piccole cose che li circondano, avendo a che fare di rado con la loro bambina, per la quale comunque provano un grande affetto.
Dietro l'aspetto grazioso e quasi rassicurante dei suoi personaggi, come in ogni prodotto targato Psycho Pop, si cela in realtà un'anima graffiante e quasi brutale: i primi episodi potrebbero sembrare quasi semplici racconti per bambini, se non fosse per elementi trasgressivi come alcool e violenza che improvvisamente fanno capolino per qualche momento. Ma sono le ultime storie brevi le più interessanti del volume, dove i pupazzi si ritrovano a vivere situazioni forti che li portano a fare profondi riflessioni filosofiche sulla natura della vita; al termine questi episodi alcuni giocattoli sono in condizioni disperate, mutilati, e vederli riapparire nel racconto successivo in condizioni normali come se niente fosse indebolisce un po' l'effetto di quanto appena letto, come se fosse una semplice caduta in un burrone di Wile E. Coyote, anche se i toni con cui erano state costruite certe scene era completamente diverso.

La seconda parte dell'albo è composto da tre storie più lunghe, di natura differente da quanto visto in precedenza. La prima storia non è un fumetto ma un racconto illustrato, un'affascinante viaggio alla scoperta della meraviglia nascosta in ciò che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi. Le altre due storie propongono avventure più epiche, i personaggi sono spinti a vivere avventure per mare e affrontare pericoli che un po' snaturano la loro identità e non permettono di esprimere al meglio le caratteristiche forti dimostrate negli altri racconti. Visivamente le tavole sono piacevoli, anche se forse il volume è di dimensioni così grandi che alcuni disegni a volte appaiono quasi "vuoti" o comunque si ha l'impressione che lo stile di Milionnaire sarebbe potuto essere apprezzato anche in versione più ridotto; va però sottolineata la sua particolare tecnica, con un tratteggio composto da linee corte e fitte che ricorda la pittura impressionista.
Durante la lettura ho avuto l'impressione di leggere un fumetto interessante, confezionato in un'edizione di lusso quasi troppo prestigiosa per il materiale contenuto, storie simpatiche che solo in alcuni casi riescono a offrire qualcosa di davvero sorprendente. Mi sono però ricreduto dopo aver letto il finale, dove l'autore riesce a concludere la storia dei suoi giocattoli mettendo tutta l'opera sotto una luce differente, in grado di invogliare il lettore a rileggere l'opera conscio del nuovo significato di cui sono ammantate le avventure della buffa scimmia fatta di calzini.

Continua a leggere su BadTaste