Sniper Elite 4, la mattanza di nazisti si sposta in Italia - Recensione
Rebellion cambia il fronte del conflitto, ma non la sostanza: la recensione di Sniper Elite 4
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Visto che si trovava di strada, questa volta i suoi superiori hanno ben pensato di spedirlo in Italia, ennesimo fronte rovente del conflitto, nonché territorio cruciale, il cui possesso e controllo sarebbe di vitale importanza se si vuole iniziare a colpire duramente il Führer e costringerlo a porre fine alla Seconda Guerra Mondiale. Il prologo della campagna principale, spiega a grandi linee il tipo d’intervento previsto nell’Operazione Husky, nome in codice dello sbarco in Sicilia delle truppe Alleate, manovra sul punto di concretizzarsi e che, molto probabilmente, una volta completata con successo apporterà un vantaggio schiacciante nella lotta contro la Germania.
C’è un solo problema: i missili a lungo raggio dei tedeschi, nuova arma sperimentale in grado di abbattere qualsiasi imbarcazione si approcci alle coste nostrane. Un po’ come accadde con il super carrarmato testato nelle lande desertiche africane, toccherà proprio al povero Karl distruggere il laboratorio in cui si stanno ultimando i test, non prima di averne trovato l’ubicazione ed essersi fatto strada nelle linee nemiche avamposto, dopo avamposto.
Non che la trama sia il perno dell’esperienza. Tutt’altro. Le cut-scene, per quanto ben dirette, durano una manciata di secondi, tempo più che sufficiente per giustificare l’ennesima carneficina.
Niente a che vedere con un Rambo qualsiasi, tuttavia. Sniper Elite 4 ripropone pedissequamente tutte le meccaniche di gameplay che da sempre sorreggono la saga, senza alcuna novità o variazione sul tema. Ciò significa che, in buona sostanza, avrete a che fare con uno sparatutto in terza persona che incentiva un approccio stealth alla battaglia, ma che non impedisce di prendere di petto la situazione, preferendo di tanto in tanto l’uso indiscriminato di polvere da sparo ed esplosivi di ogni genere.
Come in passato, Sniper Elite 4 propone missioni ambientate in giganteschi scenari ricchi di obiettivi secondari e collezionabili da scovare. Imprescindibile, per iniziare, l’analisi e lo studio del campo di battaglia. Grazie al binocolo si individuano i soldati nemici, si adocchiano i luoghi da raggiungere per completare gli incarichi affidati, si cercano gli appostamenti ideali per dedicarsi ad un po’ di sano cecchinaggio.
La pistola munita di silenziatore, le trappole, gli attacchi corpo a corpo e l’elusione delle guardie nascondendosi dietro i ripari o tra la vegetazione, sono tutti strumenti e tattiche utili per guadagnare terreno e sbarazzarsi di ogni minaccia senza dare nell’occhio. Naturalmente è solo imbracciando il fucile da cecchino che il gioco, in questo senso, regala il meglio di sé. A seconda degli aiuti attivati, soprattutto quelli inerenti all’eventuale influenza che può avere il vento sulla traiettoria del proiettile, centrare i nazisti da distanza siderale può essere una dilettevole attività generosa di sadiche soddisfazioni, soprattutto grazie al replay che vi mostra gli organi vitali colpiti e spappolati dall’impatto con il metallo, o un’attività piuttosto impegnativa, che pretende un lungo e paziente addestramento, ma proprio per questo tanto più divertente.
[caption id="attachment_169077" align="aligncenter" width="600"] Graficamente, il passo avanti rispetto a Sniper Elite 3 si palesa soprattutto in animazioni molto più fluide e in texture estremamente più definite.[/caption]
Purtroppo, questa malleabilità del sistema di mira per quanto riguarda il fucile da cecchino, che permette a neofiti ed esperti di adattare alle proprie necessità ed esigenze il livello di sfida proposto, non trova un corrispettivo adeguato negli altri ambiti che costituiscono il gameplay. Non perché manchino diversi livelli di difficoltà selezionabili e addirittura personalizzabili. Semplicemente l’I.A. degli avversari, ancora una volta, non si dimostra all’altezza delle aspettative, appiattendo, per forza di cose, l’intera esperienza.
Nulla a che vedere con le raffinatezze di un Metal Gear Solid qualunque, anche per un inventario enormemente più limitato e contenuto. Guai ad aspettarsi lo stesso grado di precisione e attenzione pretesa dai vecchi Splinter Cell.
Sniper Elite 4, che sia per una precisa scelta degli sviluppatori o meno, propone un gameplay vagamente più scanzonato, meno attento ai dettagli, ma non per questo tutt’altro che appassionante e coinvolgente. I puristi, faranno di tutto per mantenere un basso profilo, eliminando ogni minaccia da lontano, con il fidato fucile, o a distanza ravvicinata con attacchi corpo a corpo e quant’altro. I fan della distruzione, a patto di tenere presente che bastano pochi colpi per mandare all’altro mondo il temerario Karl, si gusteranno l’arenale sufficientemente ampio, generoso di bombe e bocche di fuoco utilissime soprattutto quando si tratterà di abbattere corazzati che stimolano e veicolano un ritmo ovviamente più adrenalinico e forsennato del solito.
Completata la campagna principale, affrontabile anche in compagnia di un amico grazie al co-op, potrete godervi le gioie del multiplayer competitivo, che si propone in sei modalità anch’esse in buona parte riciclate dai capitoli precedenti. Vista la natura del gioco, non dovete aspettarvi nulla che assomigli minimamente a quanto esperito in un Gears of War qualsiasi. Attraversare a testa bassa la mappa, in cerca di avversari da abbattere con armi a corta distanza, il più delle volte si traduce in un immediato respawn. Molto meglio piazzare trappole, avanzare stando ben attenti di non finire nel mirino degli avversari, cecchinare i nemici dopo essersi assicurati di essere ben nascosti tra la vegetazione. Proprio per questo, le partite propongono ritmi piuttosto dilatati, con deathmatch decisi dalla precisione e dall’accuratezza del giocatore più abile con il fucile.
[caption id="attachment_169076" align="aligncenter" width="600"] Persino l’HUD di gioco ha subito pochissime modifiche. Radar e indicatore che vi segnalerà quanto siete facilmente individuabili dagli avversari saranno le icone che guarderete più spesso.[/caption]
Chi ha amato gli altri capitoli della saga, non potrà fare a meno di ricascarci nuovamente, conscio di ritrovarsi “solo” l’ennesima epopea di Karl in territorio nazista. Non ci sono novità rispetto al passato, né meccaniche che cambiano di una virgola il feeling dell’esperienza. Purtroppo ritorna anche l’I.A. limitata degli avversari, difetto che appiattisce il gameplay, permettendo ai più esperti e navigati di risolvere quasi ogni situazione affidandosi alle stesse soluzioni già adottate negli episodi precedenti. Sul lungo periodo si palesa una certa ripetitività di fondo, ma fortunatamente il level design fa di tutto per allontanare la noia, complici i tanti obiettivi secondari che vi stimoleranno a ficcare il naso un po’ ovunque.
Consigliato, soprattutto a chi cerca uno sparatutto in terza persona con una vaga impostazione da stealth game, a patto di soprassedere su alcune sbavature in termini di gameplay.