Smoke and Sacrifice, sopravvivere in cerca della verità – Recensione

Un survival game ambientato in un mondo vivo e ben caratterizzato, ma che non sempre riesce ad intrattenere: la recensione di Smoke and Sacrifice

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Se dovessimo stilare una lista delle grandi mode del mercato videoludico nella storia, sarebbe impossibile tenere fuori i survival game. Fino a qualche anno fa proliferavano senza sosta, tra prodotti degni ed altri meno, e sebbene oggi la moda sia orientata verso i battle royale, ci sono ancora giocatori che hanno bisogno di vivere delle avventure al limite, e team di sviluppo che han voglia di crearle. Tra questi ultimi c’è Solar Sail Games, che con Smoke and Sacrifice si butta nel genere, facendo attenzione a qualcosa che solitamente viene trascurato nei survival game simili: l’aspetto narrativo.

Il gioco ci mette nei panni di Sachi, una giovane madre costretta a cedere il proprio figlio come parte di uno strano rituale, una procedura occulta che, stando a ciò che scopriamo nelle ermetiche prime battute, serve a permettere al Sun Tree (un congegno in stile steampunk che genera elettricità, fondamentale per la sopravvivenza) di continuare a funzionare. Tuttavia, anni dopo l’evento, la comunità dove Sachi vive è attaccata da una masnada di mostri feroci. Nel caos generato dallo scontro, Sachi si ritroverà ad attivare lo stesso marchingegno nel quale suo figlio è stato sacrificato, scoprendo l’esistenza di un nuovo mondo, una realtà parallela e ben più oscura di quella dove è cresciuta.

Così, con l’obiettivo primo di scoprire il destino di suo figlio (e di chissà quanti altri sacrifici), facciamo a piccoli passi la conoscenza del mondo di Smoke and Sacrifice. Un mondo dai colori spenti, quasi crepuscolari, popolato da spiriti fatti di fumo che si aggirano impugnando delle lanterne e, di tanto in tanto, dispensando parole poco chiare alla protagonista.

[caption id="attachment_185466" align="aligncenter" width="1920"]Smoke and Sacrifice screenshot Gli ambienti più ostili richiederanno un equipaggiamento adeguato[/caption]

Il mondo, disegnato a mano, di Smoke and Sacrifice funziona. È sufficientemente ispirato ad altre opere per trasmettere subito un certo tipo di umore molto scuro (citiamo giusto Dark Souls per comodità, ma ogni altra opera nella quale la felicità non è dietro l’angolo), ma è altresì abbastanza originale da essere subito riconoscibile. Di notte, ad esempio, il mondo si copre di un fumo venefico in grado di uccidere la protagonista in pochi istanti, a meno che non si equipaggi una particolare lanterna.

Gli strumenti, infatti, sono il cuore del gameplay del gioco. Come ogni survival, sarà necessario raccogliere risorse per creare altrettanti oggetti, la cui varietà in Smoke and Sacrifice è notevole. Armi, armature, ma soprattutto strumenti utili per esplorare e sopravvivere all’interno di questo mondo ostile, come retini per raccogliere lucciole (preziose per la lanterna di cui sopra), bombe di fumo per stordire delle strane api e raccoglierne il loro miele (essenziale per creare diversi oggetti), oppure un martello per stanare degli esseri giganteschi simili a talpe (il cui manto è ottimo per corazze ed altri strumenti).

"Gli strumenti sono il cuore del gameplay del gioco"Oggetti che, peraltro, a volte hanno bisogno di particolari situazioni per essere costruiti. Mentre buona parte di essi si possono creare al volo mentre si esplora (fondamentale, perché non sono eterni e si possono rompere, come il cibo può andare a male), alcune armi ed attrezzi necessiteranno di un banco di lavoro per essere costruiti, mentre pozioni e cibi particolari necessiteranno di un calderone.

Il ciclo cerca-raccogli-costruisci, funziona. Anche perché a volte si inseriscono variabili come dei mostri giganteschi da affrontare senza nessun preavviso. Una delle feature del gioco, infatti, è l’autonomia del mondo di gioco. Solar Sail Games ha puntato molto sul far sì che la fauna in particolare vivesse di una vita propria, come nella realtà. In termini di gioco questo si traduce nell’impossibilità di prevedere totalmente quali animali si troveranno, e soprattutto in che quantità, in una zona. I porcospini-cinghiale - tra i primi da dover cacciare - si troveranno senz’altro in zone non fredde, ma non saranno sempre nello stesso posto.

[caption id="attachment_185467" align="alignnone" width="1920"]Smoke and Sacrifice L'estetica del mondo di gioco è altrettanto curata nell'armamentario.[/caption]

In tutto ciò si innesta il tessuto narrativo, dicevamo, dove però emergono i problemi. Esplorando la mappa, rigorosamente in 2D con visuale isometrica, si andranno a scoprire piccoli villaggi, personaggi utili alla nostra ricerca, ed in generale situazioni che ci porteranno avanti nel nostro percorso di ricerca di verità.

Purtroppo va constatato che l’azione di gioco risulta ripetitiva in ogni situazione: personaggi che chiederanno a Sachi di creare oggetti e portarglieli in cambio di aiuto per proseguire l’avventura. Tutto ciò genera una quantità notevole di backtracking per andare a cercare determinate oggetti, i quali avranno bisogno di determinati strumenti e materie prime per essere costruiti. Il viaggio rapido per fortuna c’è, ma è legato a dei gettoni che vanno accumulati e non è pertanto libero.

Non è eccessivamente frustrante, sia chiaro, ma è qualcosa che richiede sicuramente un po’ di pazienza. I salvataggi, infine, sono fissi ed è possibile effettuarli solo tramite degli appositi computer sparsi per la mappa (generalmente uno o due per ogni zona). Quindi, morire mentre si cercano risorse per portare avanti la missione del momento significa buttare potenzialmente svariati e preziosi minuti di gioco.

Dedicarsi a Smoke and Sacrifice, con le dovute ed espresse premesse, è comunque un esercizio stimolante. Il mondo ordito da Solar Sail Games ci ha convinto abbastanza, pur con i suoi difetti e quella eccessiva rigorosità che potrebbe infastidire qualcuno. Ottimo anche il sistema di raccolta oggetti e di crafting, semplice e funzionale come dovrebbe sempre essere.

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