Slasher, la recensione
Abbiamo recensito per voi Slasher, graphic novel di Charles Forsman pubblicata da 001 Edizioni
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Christine è una venticinquenne che si sta affacciando con grandi difficoltà al mondo del lavoro e a quello degli adulti in generale. Joshua è un quattordicenne costretto dalla madre a vivere segregato in casa, nella sua stanza, continuamente sedato. I problemi di convivenza dell’adolescente non differiscono molto da quelli di Christine, che deve fare i conti con una mamma alcolizzata rimasta vedova di recente.
Espressioni di una generazione allo sbando, questi due personaggi difficili sono i protagonisti di Slasher, graphic novel di Charles Forsman pubblicata in Italia da 001 Edizioni nella collana Hikari. Dopo l’avventura on the road di James e Alyssa sulle pagine di The End of the Fucking World - successivamente adatta sul piccolo schermo da Netflix - l’autore statunitense continua a scandagliare la profondità dell’animo umano lasciandone emergere inquietudini, paure e nefandezze.
Come però spesso capita in ogni relazione turpe e fondata sugli istinti più bassi, la perdita della spinta emotiva implica una caduta verso il baratro, con la natura autodistruttiva che attira tutto in un vortice, un buco nero di odio che mastica e sputa via ogni cosa. In questa sua fredda e spietata analisi, Forsman conduce il lettore in una storia dai contenuti forti che - soprattutto nell'ultimo atto - non manca di disturbare per l’estrema durezza degli eventi narrati.
Nonostante la natura orrorifica sia predominante e palese sin dal titolo, in alcuni casi risulta disarmante per l’enorme disagio capace di trasmettere. Ispirata a una storia vera - il caso di Gipsy Rose Blancharde - la vicenda assume connotati ancor più tragici in quanto specchio di un periodo storico privo di punti di riferimento: la politica, la religione o la famiglia sono valori caduti a pezzi sotto i colpi inferti dai cambiamenti sociali e tecnologici, e in questo vuoto i mostri avanzano, pronti a divorare ogni cosa.
Per le tematiche affrontate, Slasher aggiunge nuovi elementi a quella che appare come una disamina sui giovani portata avanti da Forsman. La componente artistica, invece, segna una cesura evidente con il minimalismo di The End of the Fucking World: lo stile sintetico dell’autore statunitense amplia il suo spettro emozionale e, complice l’utilizzo del colore, prova a imprimere maggior espressività e suggestioni nella storia.
Se l'opera precedente suonava come un disco Punk, Slasher esaspera i toni e imprime accelerazioni devastanti che non possono non far pensare a una colonna sonora Death Metal. Questa volta, però, a colpirvi senza preavviso non sarà un colpo di pistola, ma un coltello pronto a rigirarsi le vostre budella.