Skylin3s, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2020

Skylin3s conclude, almeno per ora, la trilogia sci-fi iniziata nel 2010, ma il film di apertura del Trieste Science + Fiction 2020 compie qualche passo indietro rispetto al secondo capitolo della storia

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Liam O'Donnell completa con Skylin3s, film di apertura dell'edizione 2020 del Trieste Science + Fiction Festival che si svolgerà totalmente online, la trilogia sci-fi iniziata nel 2010. Dopo la buona accoglienza riservata a Beyond Skyline, secondo capitolo della storia che segue le conseguenze di un'invasione aliena sulla Terra, al centro della trama c'è il personaggio di Rose e la narrazione ritorna sui binari più tradizionali del genere, perdendo però quella ventata di originalità e capacità di intrattenere che aveva decretato il successo del primo sequel.

Come ricorda il breve (e utile) recap iniziale, la lotta tra esseri umani e alieni sembra essersi conclusa anche grazie all'intervento di Rose Corley, la protagonista interpretata da Lindsey Morgan (The 100). La ragazza, dopo una missione che l'ha costretta a compiere una scelta difficile, è "scomparsa" e sta andando alla ricerca del padre, diventando quasi una leggenda metropolitana tra gli esseri umani. I Piloti, gli extraterrestri che sono arrivati dallo spazio, sono stati alterati biologicamente in modo da non essere più letali e convivere invece pacificamente con gli abitanti della Terra. Un nuovo virus alieno, tuttavia, rischia di porre fine alla convivenza e riportare le creature al loro status originale. Il Generale Radford (Alexander Siddiq) coinvolge quindi Rose Corley, con lo scopo di sfruttare i superpoteri legati alla sua natura ibrida per guidare un gruppo di mercenari in una missione spaziale che li porterà verso Cobalt 1, il pianeta alieno da cui provengono i Piloti.

Skylin3s ritorna all'iniziale lotta tra alieni e umani sfruttando gli elementi principali dei due precedenti lungometraggi: scontri spettacolari che uniscono le arti marziali all'ambientazione sci-fi e legami emotivi che animano le azioni e le scelte dei protagonisti. La sceneggiatura non riserva particolari sorprese, limitando anche il numero di morti significative, lasciando al proprio cast il compito di sostenere lo sviluppo della narrazione che paga però forse eccessivamente una frammentazione non necessaria e poco efficace. Mentre si segue la missione guidata da Rose si è inoltre dato spazio a ciò che accade sulla Terra, riportando in scena la Dottoressa Mal interpretata da Rhona Mitra, ma le due storie parallele appaiono squilibrate e quasi ripetitive nelle scene d'azione. Non basta infatti una spettacolare entrata in scena a sorpresa per sostenere la trama davvero esile che caratterizza la battaglia sulla Terra, mentre ciò che accade nello spazio segue binari purtroppo già visti più volte nel cinema di genere. Skylin3s, soprattutto se messo a confronto con il capitolo precedente, per questioni legate alle scelte compiute nel montaggio e nella stesura della sceneggiatura, sembra privo di quella carica di adrenalina e ritmo che non davano tregua agli spettatori, posti costantemente di fronte a svolte narrative e combattimenti ad alto ritmo.

Il buon livello visivo raggiunto nonostante il budget limitato a propria disposizione rimane tuttavia una delle colonne portanti del franchise sci-fi e l'idea di famiglia, a prescindere dalla natura dei suoi componenti, rimane ancora valorizzata e costruita con attenzione.

Liam O'Donnell gestisce senza particolari difficoltà i suoi interpreti, guidati da Lindsey Morgan ormai a suo agio tra viaggi spaziali e lotta per la sopravvivenza dopo l'esperienza in The 100, ma questo terzo capitolo della storia sembra quasi prendersi troppo sul serio e puntare a emulare classici come Alien per riuscire a coinvolgere realmente gli spettatori. Non bastano i tradizionali sacrifici, i personaggi che svelano solo in un secondo momento la propria natura malvagia e spettacolari rappresentazioni di navi e pianeti alieni per tenere alta l'attenzione degli spettatori, mai realmente presi alla sprovvista da quanto mostrato sullo schermo.
Dispiace, inoltre, lo spazio limitato dato ad Alexander Siddiq, di cui si sarebbe potuta sfruttare maggiormente l'esperienza dando maggior spessore al suo personaggio, e al carismatico James Cosmo, la cui versatilità è da tempo indiscutibile.

L'impatto visivo della creazione di O'Donnell, anche grazie al buon lavoro compiuto dal direttore della fotografia Alain Duplantier, si mantiene comunque un gradino sopra altri progetti indipendenti di genere ed è apprezzabile il modo in cui è stato sviluppato e ampliato un universo cinematografico che può ormai contare sull'attenzione di molti appassionati di fantascienza.

L'ultimo atto del film, tuttavia, getta delle basi interessanti per una continuazione del racconto e rimane la curiosità di scoprire se il (potenziale) quarto capitolo della saga saprà infondere a Skyline una necessaria ventata di originalità e freschezza che potrebbe permettere alla saga di reinventarsi e trovare il giusto equilibrio tra intrattenimento e drammaticità.

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