Skull and Bones, la recensione

Skull and Bones non è la tragedia che in molti si aspettavano, bensì un'opera con abbastanza punti di forza da renderla interessante

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Negli ultimi mesi, Skull and Bones è divenuto famoso per essere un titolo problematico e incapace di soddisfare il desiderio del pubblico di ambientazioni piratesche. Un (pre)giudizio basato in parte su semplici speculazioni, ma maturato anche in seguito alle varie Closed Beta organizzate da Ubisoft. Questo scarso interesse nei confronti del gioco ha creato un effetto valanga, che ha portato la maggior parte dei giocatori a dare il titolo per spacciato e senza alcuna possibilità di redenzione. Un pensiero drastico e che rischia di banalizzare un’opera con diversi punti di forza.

L’idea di partenza di Skull and Bones, infatti, è molto interessante. Il giocatore vestirà i panni di un pirata alla guida del proprio equipaggio. Attraverso una moltitudine di missione via mare e di battaglie navali, dovrà quindi accumulare ricchezze e fama, in modo da diventare una vera e propria leggenda dei Sette Mari. Se prendete questi presupposti e li fondete con un gameplay pescato direttamente da Assassin’s Creed IV: Black Flag, ecco che avrete tra le mani la recente opera targata Ubisoft.

Lasciandoci alle spalle qualsiasi pregiudizio, nelle ultime settimane ci siamo quindi tuffati nell’oceano per capire se possa valer la pena immergersi in questa nuova avventura marittima. Siete pronti a scoprire se Skull and Bones meriti il vostro tempo, oppure se si tratta di un progetto destinato a naufragare?

“DIVENTERÒ IL RE DEI PIRATI!”

Come già accennato, la trama di Skull and Bones narra la storia di un pirata al comando di una nave che viene fatta affondare insieme al suo prezioso carico. Sopravvissuto miracolosamente alla battaglia, il nostro eroe dovrà fare ritorno all’isola di Saint-Anne per fare rapporto a John Scurlock, il bizzarro individuo che gli aveva dato il compito di condurre al sicuro il succitato carico. Ha quindi inizio una sorta di percorso di redenzione, che porterà il protagonista a salire di grado sino a guidare un’intera flotta contro gli avversari di questo manipolo di pirati.

Nonostante i buoni presupposti, il comparto narrativo di Skull and Bones è tanto noioso, quanto mal gestito. Le varie missioni che ci troveremo a vivere, infatti, non hanno la benché minima caratterizzazione narrativa. Un’affermazione che possiamo associare anche ai vari comprimari che incontreremo nel corso della nostra avventura, scialbi e scritti in modo approssimativo. L’unica figura a spiccare veramente è il già citato John Scurlock, ma anche in questo caso ci allontaniamo pochissimo dallo stereotipo piratesco visto ormai in una miriade di altre opere. La trama risulta quindi essere una sorta di pretesto per far compiere diverse missioni al giocatore. Non vi nascondiamo che, una volta compreso questo elemento, abbiamo spesso mandato avanti i dialoghi per poter tornare il prima possibile in acqua. 

Perché è proprio nel mare che Skull and Bones rivela la sua vera natura.

IL FASCINO DELL’OCEANO

Non lo nascondiamo: il gameplay di Skull and Bones ci ha sorpresi in positivo. A bordo di navi sempre più grandi, dovremo infatti esplorare una vasta mappa per completare diversi eventi. Eventi che vanno dalla raccolta di risorse tramite un semplice minigioco alle ben più interessanti battaglie navali. È a questo punto che emerge la necessità di dare vita a un’imbarcazione funzionale al proprio modo di agire. Qualcuno potrebbe preferire una nave leggera, ma caratterizzata da un rateo di fuoco elevato. Altri, invece, potrebbero volere una nave pesante in grado di infliggere danni consistenti con ogni colpo. La personalizzazione della propria imbarcazione è senza dubbio uno dei punti di forza del gioco, riuscendo a creare un loop di gioco avvincente e soddisfacente.

Ci sono inoltre diversi “extra” che rendono il titolo Ubisoft più interessante di quanto non possa sembrare a un primo sguardo. La fisica delle onde e, più in generale, degli effetti atmosferici è senza dubbio ben riuscita, costringendo il giocatore a correre ai ripari quando la forza del mare prende il sopravvento. La possibilità di affrontare l’intera avventura in compagnia dei propri amici, inoltre, dona al tutto un fascino ancora maggiore, permettendo l’attuazione di strategie belliche altrimenti impossibili in solitaria. Insomma: Skull and Bones diverte e ha le basi per continuare a farlo nei prossimi mesi.

Se è vero che comunque ci sono lunghe traversate dove non succede nulla, il problema più grande in questo momento è la scarsa varietà di contenuti. Speriamo che in futuro vengano aggiunte nuove modalità, in grado di dare una boccata d’aria fresca a un gioco che, altrimenti, rivela tutte le proprie carte in poco più di venti ore. Segnaliamo anche la pessima gestione delle sezioni a piedi, che non solo risultano noiose, ma che non aggiungono nulla al risultato finale. Avremmo sinceramente preferito, a questo punto, poter interagire con i vari negozi da un menù posto in prossimità delle varie isole, senza dover “perdere tempo” passando da un NPC monodimensionale all’altro.

MARE E SCOGLI

Da un punto di vista tecnico, Skull and Bones non fa certo gridare al miracolo, ma presenta un elemento incredibile: la resa del mare. L’acqua del titolo Ubisoft è, senza dubbio, una delle più belle mai realizzate, con una fisica credibile e una resa differente in base alla profondità o all’illuminazione. Inutile dire che ci siamo trovati a bocca aperta di fronte ad alcuni scenari e, per questo, non possiamo che elogiare il lavoro svolto dagli sviluppatori. Peccato, però, che lo stesso non si possa dire di personaggi, navi e ambientazioni terrestri, che risultano a malapena sufficienti. L’ennesima dimostrazione di come i dev si siano focalizzati sulle sezioni in mare aperto.

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Nella media, invece, il comparto sonoro. Alcuni brani ci sono particolarmente piaciuti e hanno valorizzato le azioni che stavamo compiendo. Altri, invece, sono passati in sordina. Tornano inoltre i canti marinareschi, tanto apprezzati in Black Flag, mentre i dialoghi sono localizzati in un discreto inglese. Niente da fare per il doppiaggio italiano, lingua che viene relegata ai sottotitoli come accade ultimamente nelle produzioni Ubisoft.

SKULL AND BONES, IL COMMENTO FINALE

Skull and Bones è quindi quel titolo disastroso pronosticato dal popolo del web? No. L’opera di Ubisoft vanta un gameplay divertente e in grado di intrattenere per diverso tempo soprattutto in compagnia dei propri amici. La narrativa blanda e alcune incertezze ludiche non gli permettono di diventare un’opera da possedere per forza, ma se supportata a dovere potrebbe comunque dare grande soddisfazione ai fan dei pirati. Si poteva fare di meglio? Certamente. Poteva andare molto peggio? Senza dubbio. Skull and Bones è un titolo dignitoso, che non merita di finire nel dimenticatoio e che, al contrario, speriamo possa attirare nuovi giocatori e migliorare mese dopo mese.

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