Six Gun Gorilla, la recensione

Un aspirante kamikaze si imbarca in una missione senza speranza... protetto dal massiccio Six Gun Gorilla!

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Il genere western è stato esplorato e sfruttato abbondantemente in tutti i media, con numerosi titoli di successo che nel tempo hanno fatto la fortuna del genere, fino a farlo diventare fin troppo sfruttato.
Per cercare di raccontare qualcosa di originale, negli ultimi decenni sono apparse sempre più opere che propongono un western originale, mescolando i suoi stilemi con altri generi narrativi, o introducendo elementi che non appartengono alla sua struttura classica. È il caso di film come Wild Wild West o Ritorno al Futuro III; anche nei fumetti si possono trovare molti esempi di queste commistioni, tra cui i primi a venirmi in mente sono Jonah Hex, Trigun, Shaolin Cow-Boy o Cowboy & Aliens.
L'esponente più recente è Six Gun Gorilla, miniserie in 6 numeri pubblicata da BOOM! Studios e portata sugli scaffali italiani da BAO Publishing.

Nel futuro i terrestri combattono una guerra civile sul pianeta Blister, una terra di frontiera che fa da scenario alla battaglia; tutta l'azione viene ripresa e mandata in onda sulla Terra, a un pubblico di spettatori che segue le vicende dei soggetti coinvolti nel conflitto come un Truman Show bellico. Le "telecamere" di questa trasmissione sono uomini e donne che vogliono suicidarsi, e accettano di farsi impiantare chirurgicamente un congegno che invia le immagini in diretta sulla Terra, garantendogli una morte epica e la possibilità di uccidersi legalmente.
Tra questi c'è Blue, un ragazzo che ha deciso di farla finita in seguito a una delusione amorosa; sul suo cammino si imbatte però in un uomo morente che gli affida un vecchio orologio, chiedendogli di consegnarlo alla moglie. Comincia così un viaggio attraverso vallate desertiche e pericolosi villaggi, affiancato da un massiccio gorilla armato di pistole, un'atipica guardia del corpo che lo accompagna per farlo continuare a trasmettere le immagini sul pianeta Terra.

Six Gun Gorilla riesce a divertire, come ci si aspetterebbe da un fumetto d'intrattenimento come questo, soprattutto nelle scene d'azione sopra le righe in cui i protagonisti affrontano bizzarre creature, con il primate armate pronto a far esplodere crani di qualunque razza con una facilità impressionante.
La vicenda ideata da Simon Spurrier però offre anche qualcosa in più: gradualmente acquisisce sempre più rilievo l'elemento meta-narrativo, visto che la trama parla anche di storie e di come sono raccontate, sfruttando il fatto che il protagonista (quello gracilino e glabro, non il gorilla) sulla Terra lavorava in biblioteca e passava il tempo divorando racconti di ogni genere. Questo elemento diventerà importante e sarà il modo anche per omaggiare le origini di Six Gun Gorilla, nato negli anni '50 sulla rivista britannica "The Wizard".
Buone le tavole di Jeff Stokely, dalle quali traspare quanto il disegnatore si sia divertito... ma come avrebbe potuto essere altrimenti, con un gorilla che indossa un poncho ignifugo e porta con sé delle gigantesche pistole?

Un fumetto davvero bizzarro, nel senso buono del termine, ricco di black humor e satira sociale, con un pizzico di romanticismo infilato in modo organico in un'avventura violenta ambientata in un futuro distopico.
Come non amarlo?

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