Sissi (prima stagione): la recensione

La prima stagione di Sissi perde l'occasione di offrire un ritratto maturo e accurato della complessa personalità della giovane imperatrice

Condividi

Spoiler Alert
Sissi (prima stagione): la recensione

La storia della principessa Sissi ritorna sugli schermi di Mediaset, dopo la presentazione in anteprima a Canneseries, con sei episodi in cui si ripercorre la storia di Elisabetta di Baviera, ruolo affidato a Dominique Davenport, dopo il suo fidanzamento e matrimonio con l'imperatore Francesco Giuseppe, interpretato da Jannik Schümann.
Il clima zuccheroso e da favola dei film con star Romy Schneider è stato abbandonato a favore di un approccio più "contemporaneo" alla figura della futura imperatrice e meno lusinghiero nei confronti del suo coniuge, come dimostrano i primi minuti in cui la giovane non esita a esplorare la propria sessualità mentre pensa al giovane per cui ha un debole e la scelta di mostrare il suo futuro marito mentre frequenta bordelli e non si fa alcun problema nel dare spazio ai suoi istinti, anche violenti.

I primi sei episodi del progetto prodotto per l'emittente tedesca RTL, in onda dal 28 dicembre su Canale 5, compie principalmente un errore: invece che affidarsi ai fatti storici, ricchi di drammaticità e spunti interessanti per costruire dei collegamenti tra passato e presente con tematiche sempre attuali come l'emancipazione femminile e i contrasti tra nazioni, introduce elementi inventati al limite del surreale e con lo scopo di risultare provocatoria, senza mai riuscirci, e tenere alta l'attenzione degli spettatori che potrebbero già avere ben chiaro cosa sta per accadere nella vita della principessa.

sissi - stagione 1

Una prima stagione dalla sceneggiatura poco convincente

La versione di Sissi portata sul piccolo schermo è quella di una giovane dall'atteggiamento un po' ribelle e indipendente, che sa quello che vuole e lo riesce a ottenere, consapevole della sua inesperienza dal punto di vista sessuale e (incomprensibilmente) pronta a relazionarsi con la prostituta, Fanny (Paula Kober), che ha soddisfatto il fidanzato diventandone amica e portandola con sé a corte, fingendo che abbia delle origini nobili.
Il team di sceneggiatori composto da Andreas Gutzeit, Robert Krause ed Elena Hell sembra aver puntato maggiormente la propria attenzione su questi elementi inventati rispetto alla realtà per mostrare nel corso della stagione l'evoluzione dei protagonisti. La rappresentazione dei titoli, dei comportamenti e delle gerarchie sociali dell'epoca è infatti quasi totalmente errata, rendendo alcune situazioni moderne e dimostrando che per quanto riguarda l'accuratezza storica c'è veramente poco da prendere seriamente in considerazione. Le scene di guerra che vengono poi proposte nel corso delle puntate, nonostante alcune immagini piuttosto suggestive ispirate a quadri e opere del passato, sono gestite in modo approssimativo ed enfatico, con un esagerato uso del rallentatore e scontri corpo a corpo coreografati in modo poco accurato.

La prima stagione di Sissi sicuramente riuscirà, in parte grazie alla popolarità dei lungometraggi e al fascino che circonda da sempre la figura dell'imperatrice, ad attirare l'attenzione del pubblico televisivo e non è una sorpresa sapere che è già in cantiere una seconda stagione. Il livello di qualità raggiunto è però al di sotto delle aspettative e dispiace vedere, ancora una volta, perdere l'occasione di rappresentare in modo accurato delle pagine importanti della storia europea mantenendo nella narrazione elementi "fantastici" come maledizioni, visioni e relazioni portate all'estremo.

Sissi

Un approccio incerto a una storia d'amore ormai iconica

La serie inizia con il piede giusto mostrando un imperatore ancora giovane, inesperto e non sempre in grado di prendere delle decisioni saggie e razionali. Il ritratto di Francesco Giuseppe distante da quella del principe azzurro dei film e dall'anziano imperatore ritratto nei quadri e tra le pagine dei libri di storia permette di ricordare, un po' come accade in The Great, come il destino delle nazioni e dei popoli fosse in mano a leader cresciuti troppo in fretta e alle prese con responsabilità e situazioni che spesso non erano preparati ad affrontare. I primi due episodi riescono inoltre a dare un quadro piuttosto intelligente e accurato di come le donne, nel contesto generale, fossero una presenza spesso in ombra ma rilevante nelle dinamiche legate alla diplomazia e all'interno delle famiglie dei potenti. Basta però davvero poco per capire che la serie non ha intenzione di approfondire la complessità, le debolezze e l'importanza storica di Sissi, ma solo di offrire un intrattenimento con ben pochi punti di contatto con la realtà.
Non basta una seconda metà della stagione più orientata alle tragedie affrontate da Elisabetta, personali e legate alla guerra, per mettere in secondo piano l'intera storia di Fanny e il suo intrecciarsi con la complicata situazione della gestione dell'Ungheria. Proprio questo elemento, inoltre, viene sfruttato in modo approssimativo per gettare le basi del rapporto tra Sissi e Francesco Giuseppe, proponendo un surreale scontro nei boschi con i rivoluzionari ungheresi in cui vengono coinvolti i due giovani. Le questioni politiche diventano centrali persino nel legame tra la protagonista e la sua nuova amica, personaggio che diventa una colonna portante della narrazione durante la prima stagione e che permette di introdurre anche una sottotrama poco sviluppata su una potenziale relazione omosessuale e sui tradimenti interni alla corte.
Gli script sembrano inoltre dimenticare che Elisabetta non era la Caterina la Grande e, seppur la sua presenza al fianco del marito sia stata significativa, non si trattava di un'esperta in politica e diplomazia in grado di risolvere problemi che l'imperatore era incapace di affrontare. Gli sceneggiatori tratteggiano a grandi linee persino il suo ruolo di madre, nonostante l'importanza data verso il finale di stagione al rapporto con le figlie, mantenendosi sempre sulla superficie di ogni elemento.

Una qualità tecnica e artistica non all'altezza delle aspettative

Gli episodi non sono nemmeno sostenuti da ottime interpretazioni: Dominique Davenport riesce a destreggiarsi piuttosto bene nel suo ruolo, mentre Jannik Schümann risulta fin troppo monocorde. La coppia non trasmette inoltre un feeling all'insegna della complicità e della passione e, nonostante un momento divertente di interazione con la servitù che ricorda anche la loro giovane età e una sequenza che sembra quasi una copia della luna di miele di Bridgerton, la storia d'amore appare poco credibile, non solo per la costante presenza di amanti e per la freddezza dei matrimoni dell'epoca. Dispiace, soprattutto per la costruzione del personaggio principale, che nella storia venga dato uno spazio così ridotto al legame con la suocera e alla famiglia di Elisabetta, elementi che avrebbero permesso di sottolineare in modo più efficace e incisivo differenze, contrasti e contraddizioni di una società molto divisa e ancora sospesa tra passato e presente.

La regia di Sven Bohse riesce invece nel suo obiettivo di confezionare un prodotto visivamente ben costruito che dà progressivamente sempre più spazio alle ombre e alle tonalità cupe che contraddistinguono la vita della protagonista. Il passaggio da giovane ingenua a donna matura segnata dalla vita, seppur piuttosto repentino, funziona infatti bene e fa sperare in una seconda stagione più accurata e meno fantasiosa. Sissi, con la sua prima stagione, sembra così non avere il coraggio di ribaltare le aspettative nei confronti delle serie in costume, come accaduto con Bridgerton e l'irriverente The Great, ma nemmeno la capacità di sfruttare in modo intelligente i fatti storici, proponendo ancora una volta un ibrido tra realtà e fantasia che intrattiene, ma non soddisfa.

Continua a leggere su BadTaste