Sing 2 - sempre più forte, la recensione
Perse per strada tutte le storture e le particolarità che gli davano personalità, Sing 2 - sempre più forte è un film come tutti gli altri
Nel panorama sconfortante dei film Illumination Sing si era distinto per avere una personalità propria che non fosse un clone dell’appiccicosa tenerezza su cui lo studio batte con una violenza inaudita.
Insomma se Sing nelle sue storture era molto forte, questo sequel “aggiustato”, ripulito, liscio e uniforme, è senza qualità. Puntando su quelli che erano gli elementi di maggiore successo adesso il punto sembra essere la caratterizzazione dei personaggi (altro strumento vincente del primo). E in effetti è fatta benissimo, è divertente e i referenti reali di ogni personaggio sembrano ad un passo. Così però Sing 2 è solo una buona parodia di un musical che racconta di una compagnia che deve mettere in piedi un musical (niente di più classico) e non una commedia di caratteri molto strutturata come il precedente.
E anche volendo inseguire le idee più di storia e contenuto, Sing era un’ode al talento e alla capacità del protagonista di trovarlo anche dove gli altri non lo vedono e farci qualcosa. Era insomma la quintessenza dell’etica statunitense applicata allo show business, quell’idea che non ci sia niente di più grave di un talento che va sprecato e al tempo stesso che non esista un talento reale che non possa avere successo, è l’impresario a doverlo mettere nelle giuste condizioni. Sing 2 è invece il racconto di una banda di personaggi che creano uno spettacolo partendo da presupposti assurdi, lo creano là dove sembra non possa avvenire. Che è decisamente più ordinario. È un’avventura di una comitiva di personaggi che funzionano e basta, non la storia di una vita.