Sin Titulo, la recensione

Abbiamo recensito per voi Sin Titulo, fumetto digitale vincitore di un Premio Eisner realizzato da Cameron Stewart, edito in Italia da BAO Publishing

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Come si distingue la finzione dalla realtà che imita?

Sin Titulo, fumetto digitale realizzato da Cameron Stewart e vincitore nel 2010 del Premio Eisner della sua categoria, portato in Italia da BAO Publishing in edizione cartonata di pregevole fattura, è uno di quelle opere che trascinano l'inconsapevole lettore in un viaggio rocambolesco, nel quale è la percezione stessa della realtà a cambiare: terminata la lettura ci si trova piacevolmente sconvolti, perché ogni pagina di questo libro la si avverte in maniera davvero viscerale.

Sin Titulo narra una serie di sfortunati eventi accorsi ad Alex Mackay, un ragazzo sin troppo normale che vive un'esistenza piatta: un lavoro di routine e spassionato come revisore in un giornale, un capo che lo odia e una fidanzata che non lo comprende. Il Nostro comunque sembra trovarsi molto bene nei suoi panni, fino a quando, venuto a conoscenza della morte del nonno, trova fra gli oggetti di questo una misteriosa foto nella quale il burbero vecchietto appare sorridente in compagnia di una donna bella quanto misteriosa. Una sola scritta accompagna la foto, sul retro: "Visita di D. 13/05". Incuriosito, quasi ossessionato da questo mistero, Alex si troverà improvvisamente immerso in una vicenda più grande di lui, un vortice di eventi sempre più strani, quasi folli, fatti di inseguimenti, risse, pistole, femme fatales, raccapriccianti laboratori, l'Uomo Nero, teletrasporto e una strana spiaggia con un albero morto che sembra essere il luogo dove decine di domande potranno trovare risposta. O forse no.

Volendo classificare il fumetto in questione, potremmo definire Sin Titulo un noir enigmatico e psichedelico, che presenta elementi appartenenti a molteplici generi, dal crime, al drama fino ad arrivare all'horror. Il taglio dell'opera è fortemente cinematografico, e non può non ricordarci capolavori del regista David Lynch come I segreti di Twin Peaks o Mulholland Drive, solo per citarne due: l'influenza lynchiana in questo libro è manifesta come il sole a mezzogiorno in una classica domenica d'estate. Che Sin Titulo sia un "film a fumetti" lo dimostra anche l'organizzazione dello storytelling ideata dall'autore: tutte le pagine (salvo una) sono divise in una griglia composta da otto riquadri di egual dimensione disposti su due file, quasi fossero fotogrammi di una pellicola: ciò rende la lettura estremamente fluida e chiara, aspetto fondamentale quando si trattano temi così machiavellici e insidiosi.

Quest'opera lascia volutamente molto spazio interpretativo al lettore, poiché l'unica certezza che a questo sarà fornita è che, per ciò che concerne l'umana percezione delle cose, ognuno vive una realtà differente da chiunque altro, e anche la logica assume un aspetto altamente soggettivo: arrivati all'ultima pagina di Sin Titulo ogni lettore si sarà fatto una propria idea, unendo i tasselli di questo intricato puzzle nella maniera più congeniale alla sua "forma mentis". Siamo noi, e solo noi, gli "autori" della nostra realtà, e conseguentemente siamo gli unici a poter distinguere la nostra realtà dalla nostra finzione. Lo stesso titolo, che è letteralmente "Senza Titolo", è un'implicita e curiosa ammissione sulla natura della propria opera che l'autore dà al suo pubblico sin dalla copertina, quasi a voler dire "non posso dare io il titolo, tocca a voi".

Ognuno di noi, infatti, prova quotidianamente a dare una forma più o meno coerente a tutto ciò che ci circonda, senza nessuna certezza che ci sia un senso, una risposta finale e definitiva dietro le nostre esistenze.

Cameron Stewart (B.P.R.D., Batman and Robin, Seaguy) è un artista che non ha certo bisogno di presentazioni, data la sua incredibile carriera: in questo lavoro, particolarmente sentito e con più di qualche riferimento autobiografico, l'autore rinnova il suo talento e lo eleva all'ennesima potenza. Sin Titulo è un fumetto avvincente dalla prima all'ultima pagina, scritto in maniera equilibrata e coerente, e disegnato nella maniera più congeniale a un'opera di tale portata: il tratto di Stewart è volutamente stilizzato, ma, allo stesso tempo, ricco di una quantità sorprendente di dettagli: è incredibile notare come l'artista riesca a inserire così tanti elementi visivi in vignette di dimensione esigua. Anche il colore, un' affascinante bicromia, serve a dare ulteriore carica visiva a ogni pagina di Sin Titulo, amplificando ulteriormente l'alone mistery e vintage di cui quest'opera è impregnata.

In conclusione, Sin Titulo è un tesoro di grande valore nella storia del fumetto, tesoro che per quattro anni è rimasto sepolto sotto la sabbia, da noi in Italia. Fortunatamente, qualcuno lo ha ritrovato e ha dato la possibilità ai lettori del nostro Paese di poter leggere un'opera che fa letteralmente viaggiare la mente, portandola in luoghi carichi di attrattiva e mistero, luoghi dai quali si torna inevitabilmente cambiati. O forse no.

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