Sin City: una Donna per cui Uccidere, la recensione

Ancora più determinato a tradurre il tratto milleriano in film, Sin City: una Donna per cui Uccidere esplicita il sesso che sottende la tradizione noir rendendolo visione fumettosa

Critico e giornalista cinematografico


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Ci sono voluti quasi 10 anni per realizzare un secondo film dai fumetti di Sin City, nel frattempo quell'estetica a metà tra il tratto di Miller e l'abuso di CG ha contaminato molto altro cinema (da 300 in poi almeno). Ora Sin City torna completamente digerito dal cinema, non è una novità ma è parte del sistema, non rompe degli schemi ma li conferma. In questo senso dovrebbe aver in teoria perso la sua forza, in realtà conferma tutti i propri pregi e difetti.

Perchè questo secondo film mantiene una sceneggiatura e dei dialoghi terribili (sicuramente non aiutati dal doppiaggio italiano) a fronte di soggetti ottimi (la parte di storia che proviene dai fumetti), ma lavora di estetica in maniera ancora migliore, ancora più radicale e ancora più milleriana quindi ancora più eccitante.

Al secondo tentativo Robert Rodriguez (di nuovo con Miller stesso) centra molto più l'obiettivo di tradurre le componenti migliori del tratto milleriano al cinema. L'operazione è di per sè folle ma proprio questa follia fa sì che quei momenti in cui riesce regalino attimi che raramente si testimoniano in una sala. Perchè se le parole riescono a prosciugare di qualsiasi interesse la vicenda (raddoppi didascalici assassini come una femme fatale che spara, manca il bersaglio e dice "Ehi, ho proprio una mira di schifo") è anche vero che la prospettiva che inquadra gli eventi è fenomenale. Prova ne è il segmento di Joseph Gordon-Levitt, sulla carta il più vacuo e meno compiuto (ha una fine ma non chiude un arco narrativo canonico) mentre nella pratica uno dei più suggestivi.

Le tre storie di Sin City 2 (narrate come nel film precedente non a incrocio ma una dopo l'altra) disegnano ancora una volta e con più forza il tema portante del noir duro e puro (sebbene poi le storie siano raccontate andando a parare più che altro dalle parti dell'hard boiled) ovvero lo sconvolgimento sociale portato dal nuovo ruolo della donna nella società metropolitana della prima metà del novecento. Essendo un film moderno quella componente sessuale che prima era suggerita qui è esplicita, forte, potente ed eccitante nel senso stretto, usata per il medesimo fine di sempre, raccontare di un uomo che perde la propria etica (sia criminale che dalla parte della legge) per un amore radicato nel sesso. Lungi dall'essere banale, la sovraesposizione al posto dell'ammiccamento e del suggerito nella dimensione visiva di Miller diventa l'essenza dell'espressionismo fumettoso. Non c'è quasi nulla di nemmeno "probabile" in Sin City 2 ma questo rende ogni idea visiva capace di dire cose vere.

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