Silvio forever - la recensione

Vita, leggende e gaffe di Silvio Berlusconi, viste attraverso un montaggio delle sue apparizioni televisive. Un lavoro totalmente inutile, su un argomento che ormai è stato sviscerato fino alla nausea...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Silvio Forever
RegiaRoberto Faenza
Cast
Silvio Berlusconi & Friends
Uscita25-03-2011 

Se devo confessare lo stato d'animo con cui andavo a vedere questa pellicola, direi che la parola più indicata è noia. Vediamo di spiegarci, visto che la materia è delicata. Sono convinto che i documentari siano stati (in media) la cosa migliore prodotta in questi anni, in grado di raccontarci storie importanti e di aprirci gli occhi su molti aspetti poco conosciuti. Volete capire meglio la crisi economica mondiale? Inside Job. Conoscere come funziona una dittatura dall'interno? Burma VJ. Assistere al ritratto di un artista eccentrico e a una riflessione su cosa è arte, oltre che quello che è vero e falso? Exit through the Gift Shop.

L'elenco potrebbe continuare a lungo, ma l'elemento fondamentale di un buon documentario è raccontarci qualcosa che non sappiamo. Per le ragioni appena esposte, capirete che Silvio Forever difficilmente rientra in questa categoria. In effetti, a meno che non siate vissuti in una caverna negli ultimi 20 anni, una o due cosette su Berlusconi dovreste conoscerle.

Insomma, l'impressione di partenza era quella di un materiale fatto apposta per soddisfare chi ha un piacere quasi masochistico nel farsi ripetere all'infinito le stesse cose sulla stessa persona, un po' meno per chi non amava Silvio fin dal 1994, quando comprava il Manifesto, e non ha avuto bisogno di grandi conferme in questi anni. Di sicuro, impossibile pensare che chi vota Polo delle libertà cambi idea per prodotti come questo, nonostante si tenti sempre di spacciarli come un tentativo di aprire gli occhi a chi la pensa diversamente (ma per carità...).

Cosa vediamo in Silvio forever? Berlusconi che canta, scherza, si dichiara invincibile, ha un rapporto diretto con Dio, nega il conflitto di interessi, si loda e si imbroda. Qual è la novità? Nessuna ovviamente, anche perché dopo migliaia di trasmissioni, libri e altri documentari sarebbe impossibile che ci fosse qualcosa di inedito. Senza contare che si può anche inserire Ruby Rubacuori, ma l'attualità ha sempre la meglio e offre ogni giorno novità curiose.

Al massimo, possiamo trovare divertente la visita al mausoleo di Arcore, cosi come il relativo aneddoto su Montanelli. E non è male un piccolo montaggio di alcune delle prime trasmissioni dei suoi canali televisivi.

Ma quando si incomincia con i ricordi di infanzia di Silvio non si capisce l'utilità, cosi come quando parla dei suoi primi lavori. Magari c'è un eccesso di indulgenza/presunzione nelle parole di Berlusconi, ma cosa ci sarà di cosi divertente? Nulla, ma in sala c'è ovviamente chi ride anche solo a vedere Silvio sullo schermo, per poi applaudire calorosamente alla fine della proiezione. Evidentemente, deve trattarsi di persone che soffrono di gravi vuoti di memoria, perché il 95 per cento del materiale è stato visto e stravisto da chi ha più di 25 anni. Forse, è anche dovuto al fatto che si sente quando la voce è ricostruita grazie a Neri Marcorè. In questo modo, diventa quasi parodistica e non è una grande idea.

Ma, alla fine, cosa importa il valore artistico? L'importante è venderlo come un prodotto sovversivo e coraggioso, con tanto di polemiche e denunce di censura. In realtà, non è neanche un documentario politico, né un attacco feroce, ma sembra più un lavoro folcloristico. Ti verrebbe da etichettarlo come una sorta di Blob al cinema. Ma sarebbe un errore, perché un qualsiasi Blob quotidiano è molto più forte di questo mix noiosetto visto e stravisto, che peraltro non sembra avere le idee chiare su che direzione prendere. E stona la scritta finale sul patrimonio di Berlusconi, dopo 80 minuti di analisi pressoché nulla. Come dire, vi dobbiamo far notare quanto siamo coraggiosi nel criticare Berlusconi, anche se la denuncia durante tutto Silvio forever è stata moscissima.

Così, il teatrino tra favorevoli e contrari continua, mentre l'arte del documentario non ringrazia. A pensare che questo documentario esce al cinema e tanti altri più meritevoli se lo sognano, verrebbe da riflettere sulla (molto presunta) superiorità morale e culturale della sinistra... 

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