Gli Anelli del Potere 1x08, "L'amalgama": la recensione

La nostra recensione del finale della prima stagione de Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere, disponibile su Prime Video

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La recensione del finale della prima stagione de Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere, disponibile su Prime Video

Il primo ciclo narrativo de Gli Anelli del Potere giunge al termine con un episodio compatto e denso di colpi di scena che riesce a mettere ordine nei filoni narrativi portati avanti finora e, come ogni finale di stagione che si rispetti, a porre le basi per il ciclo futuro.

Cerchi che si chiudono

La prima cosa da segnalare è che nel finale trova finalmente ragione d’essere il titolo della serie: gli anelli del potere annunciati dal titolo latitavano negli episodi precedenti, dove era possibile cogliere al più qualche traccia o allusione, o un abbozzo di trama nel filone narrativo di Elrond e Celebrimbor, ma che sembravano tutt’altro che essenziali allo sviluppo delle vicende. Nel finale diventano finalmente protagonisti, fungendo sia da elemento risolutivo (speriamo) per la sottotrama della fragilità della razza elfica, sia da fulcro attorno al quale ruotano le vicende dei vari personaggi. Al punto che il finale è necessariamente riservato agli elfi o alle figure ad essi legati più strettamente, mettendo da parte i personaggi di Khazad Dum e delle Terre del Sud, che dunque abbiamo inconsapevolmente salutato nell’episodio precedente. Il ritorno almeno di Durin sugli schermi nella prossima stagione è una certezza. Più fumoso è il destino di Bromwyn, Arondir e Theo, anche se un Isildur missing in action nelle loro terre ci lascia immaginare che rivisiteremo anche quel filone.

Anche la vicenda dello Straniero e dei Pelopiede trova una sua conclusione e una sua ripartenza. Scopriamo tutto sommato che ci mancheranno i proto-hobbit nomadi, protagonisti di un genuino e commovente addio alla giovane Nori, destinata a fare da guida e da spalla allo Straniero, che dopo un faccia a faccia con i misteriosi cultisti che gli davano la caccia ritrova la parola e parte dei ricordi e si mette in viaggio per riscoprire quello che ancora manca della sua identità.

Identità che è il tema portante di tutto l’episodio, e che ci obbliga a dover discutere da qui in avanti segnalando la presenza di SPOILER!

L’identità dello Straniero

Il gioco del “chi è chi” ha sorretto tutti gli episodi della stagione, specialmente nel caso dello Straniero piovuto dal cielo nei pressi della tribù dei Pelopiede. Gli autori ne sono ben consapevoli e aprono le danze dell’episodio con una delle rivelazioni più quotate circolate tra spettatori e appassionati in questi mesi: lo Straniero è Sauron, e i cultisti che lo cercano vogliono ripristinare la sua memoria e il suo potere affinché torni a guidarli. Ma si tratta di un ‘bait and switch’, perché come scopriremo presto, Sauron è in realtà molto impegnato altrove e lo Straniero si rivela essere un Istar. Pochi dubbi sull’identità dell’Istar in questione, come una ‘citazione celebre’ nel finale dell’episodio lascia intuire. E anche se il nome Gandalf non viene pronunciato esplicitamente, la risposta è ormai palese.

Il lato positivo di questa scelta è che non tradisce lo spirito della serie e dell’opus tolkieniano in generale (un Sauron con tratti buoni e in bilico sull’orlo della redenzione sarebbe stato duro da digerire), e anzi può andare ad aggiungere un simpatico e affettuoso tassello sul passato dello stregone più famoso di tutti i tempi, esplorando l’inizio del suo rapporto privilegiato con i mezzuomini.

C’è un lato meno entusiasmante, e cioè l’incapacità di affrancarsi del tutto dalle figure e dai nomi della trilogia più celebre. Lascia un sapore un po’ agrodolce notare che in un’altra era, in un altro scenario, in altri conflitti, i nomi attorno a cui ruota tutto siano sempre gli stessi: Gandalf, Galadriel, Elrond, Sauron. Da un lato significa giocare sul sicuro e non c’è dubbio che le avventure di un Gandalf “più giovane” nelle stagioni a venire possano costituire un filone molto interessante. Dall’altro, trapela un certo timore nel voler investire fino in fondo su creazioni originali o meno esplorate, cosa che invece si è rivelata essere uno dei punti più vincenti della serie.

L’identità di Sauron

Oggetto di mille ipotesi, speculazioni e battute, anche l’Oscuro Signore per eccellenza alla fine della stagione ha un volto e una risoluzione. Qui la rivelazione è più inaspettata, ed è anche quella che più paga a livello narrativo, facendo convergere le varie sottotrame in un fulcro risolutivo finale e aprendo la strada a nuovi sviluppi futuri. Sauron ha vestito le spoglie di Halbrand, il naufrago incontrato da Galadriel dopo avere voltato le spalle a Valinor (e su quell’incontro “fortuito” ci sarà da fare sicuramente ulteriore luce). Dal punto di vista dei pro, questa scelta ci presenta, stavolta sì, l’opportunità di esplorare temi e rapporti inediti: l’immancabile proposta “unisciti a me e governeremo la Terra di Mezzo insieme” acquisisce una dimensione e una tensione inaspettate nel momento in cui a viverla sono figure come Sauron e Galadriel.

Dal punto di vista dei contro, per una serie che non ha avuto problemi a prendersi i suoi tempi per raccontare la sua storia a modo suo, la presenza di Sauron e il suo contributo alla forgiatura degli anelli appare retroattivamente troppo breve e sbrigativo, e avrebbe forse meritato, stavolta sì, tempi più dilatati.

Il Futuro del Passato

Non resta che interrogarsi sui temi della prossima stagione. La carne al fuoco è abbondante: un Balrog risvegliato si aggira nelle viscere di Khazad Dum, a Numenor i fermenti per la successione sono appena iniziati, da qualche parte delle Terre del Sud vaga un Isildur separato dai suoi, Nori e l’‘Istaro’ sono in viaggio per le terre dell’est e Sauron sta per insediarsi a Mordor (e magari avviare anche i lavori di costruzione di una certa torre). Mancano inoltre all’appello gli anelli dei nani e degli uomini, e la progressiva corruzione di questi ultimi.

Volendo tirare brevemente le somme dell’esperienza della serie nella sua integrità: sontuosa e affascinante dal punto di vista visivo e tecnico, ha dimostrato qualche incertezza nell’affrontare temi e ‘mostri sacri’ e a volte nel trovare il ritmo giusto, ma giunge al traguardo potendo proclamare compiuta la missione che spettava a questa stagione, vale a dire presentare i temi e le ambientazioni di base e disporre le pedine sulla scacchiera. Ora che questo è stato fatto (e probabilmente ora che il team creativo può vantare una migliore dimestichezza e padronanza delle sue creazioni), la via è aperta per passare allo stadio successivo e coinvolgere personaggi ed eventi in trame progressivamente più intense e in scontri dove la posta sia progressivamente più alta. È stato un viaggio divertente, a tratti appassionante e sempre intrigante. Ma era solo l’inizio.

Attendiamo le prossime tappe con curiosità e impazienza!

Trovate tutte le informazioni su Gli Anelli del Potere nella nostra scheda.

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