Gli Anelli del Potere 1x07, "L'occhio": la recensione

La recensione dell'episodio 7 de Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere, intitolato L'occhio e disponibile su Prime Video

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La recensione del settimo episodio de Gli Anelli del Potere, disponibile su Prime Video

Il settimo episodio de Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere ha il sapore e i toni di un ‘disaster movie’, e diversamente non potrebbe essere, vista la catastrofe con cui si è concluso quello precedente. Torna inoltre a essere un episodio corale, dopo la narrativa lineare unica imposta dalla battaglia dello scorso episodio, riportando in scena sia i Pelopiede e lo Straniero nel loro girovagare, sia Elrond e Durin incastrati nei difficili rapporti che intercorrono tra i rispettivi popoli.

I misteri dello Straniero

Partiamo dai Pelopiede, che essenzialmente non fanno che reiterare una formula già applicata in vari episodi precedenti: dubbi sulla pericolosità dello Straniero, sfoggio improvviso di grandi poteri da parte di quest’ultimo, risolutivi ma anche forieri di pericolosità, temporanea riconciliazione. Va spezzata una lancia a favore di Daniel Weyman, che nei panni dello Straniero riesce sempre a trasmettere il giusto misto di maestà, mistero, confusione e potenza. Resta il fatto però che i temi portanti di questa sottotrama sono stati ribaditi a sufficienza e si avverte l’esigenza di arrivare a un payoff o quanto meno a un punto di svolta significativo: la venuta dei tre misteriosi ‘cultisti’ sulle tracce dello Straniero smuove parzialmente le acque, ma la partenza di una piccola compagnia di Pelopiede alla ricerca dell’amico allontanato rischia anche di avviare una nuova serie di situazioni analoghe in un contesto più limitato, quindi non si può che sospendere il giudizio in attesa di arrivare al succo della storia, forse nel prossimo episodio, il finale di stagione.

Il destino di Khazad-Dum

Passando a Khazad-Dum, le cose migliorano parzialmente. Premesso che la cornice in cui si muovono i personaggi, vale a dire la necessità per gli elfi di mettere le mani sul prezioso mithril per non ‘spegnersi’ continua ad apparire alquanto artificiosa e superflua, almeno le sue dirette conseguenze sono interessanti a vedersi. Il difficile rapporto di amicizia tra Durin ed Elrond e le rispettive difficoltà in cui i due si trovano nei confronti dei loro popoli è ben gestito, sofferto e a tratti toccante. Continua inoltre a fornire occasioni per dipingere la civiltà e la cultura nanica a pennellate più approfondite e interessanti della semplice dimensione comica a cui spesso questi personaggi vengono relegati, specialmente tramite la granitica e intollerante figura di Re Durin padre. Come spesso accade nelle vicende dei popoli tolkieniani, sono l’orgoglio e la testardaggine di un popolo stesso a provocare la caduta di quel popolo, e se il colpo di scena finale su quel fronte (magari prevedibile, magari annunciato da vari indizi, ma comunque d’effetto) si svilupperà come è lecito credere, un secondo disastro è destinato ad andare in scena dopo quella delle Terre del Sud.

Dopo la Catastrofe

E veniamo infine all’aftermath del cataclisma con cui ci siamo lasciati nell’episodio precedente. I toni, le atmosfere e la tensione che accompagnano le vicende dei sopravvissuti sono resi con la dovuta urgenza e tragicità, con il rosso delle fiamme a dominare e inghiottire ogni cosa. I narratori giocano molto sulla suspense delle conseguenze dell’eruzione dell’Orodruin e prolungano il più possibile le rivelazioni su chi si sia salvato e chi no. Suspense giustificata solo parzialmente: a conti fatti, al di là di una Miriel accecata e di un Isildur missing in action, che non può ovviamente essere perito, visto tutto ciò che lo attende il futuro, il computo delle vittime tra i protagonisti si assesta a zero. Scelta forse giustificata dal fatto che la storia di questi personaggi è solo agli inizi, ma una vittima “illustre” tra i combattenti avrebbe forse contribuito a lasciare maggiormente il segno dell’evento epocale nelle singole trame.
Se i conti numerici e di sopravvivenza della battaglia possono lasciare un po’ a desiderare, va meglio sul fronte delle reazioni personali e dell’approfondimento dei personaggi. In più occasioni Gli Anelli del Potere ha dimostrato di funzionare meglio non tanto nel trattare l’evento narrativo in sé, quanto nel mostrare le reazioni e le ripercussioni dell’evento nei personaggi veri e propri. La devastazione delle Terre del Sud non fa eccezione, portando Galadriel e Theo a fare i conti coi loro sensi di colpa per l’accaduto. E la scomparsa di Isildur, se poco ha da dire sul personaggio vero e proprio, è una cassa di risonanza soprattutto per il padre Elendil, a sua volta in bilico tra i sensi di colpa per l’accaduto e la necessità di mantenere il controllo e di rispettare i suoi doveri di condottiero militare.

Conclusione

Giunti alla vigilia del finale di stagione e dopo un sesto episodio che probabilmente ha toccato il picco in termini di eventi, il settimo episodio, L’Occhio, riabbassa i toni in termini di eventi e torna a puntare i riflettori sui conflitti e sui problemi individuali dei personaggi. Si ha l’impressione che l’evento epocale di questa stagione sia già alle spalle, ma al contempo si avverte la necessità di chiudere questo primo arco narrativo alzando la posta in gioco. Questo il compito che attende l’ottavo e ultimo episodio del primo ciclo, in arrivo tra sette giorni, e che permetterà di tirare le somme in maniera più completa e consapevole di questa esperienza narrativa nella Terra di Mezzo.

Trovate tutte le notizie su Gli Anelli del Potere nella nostra scheda.

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