Shuricat, la recensione

Abbiamo recensito per voi Shuricat, opera di Francesco Vacca e Sara Rossi pubblicata da Tatai Lab

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Shuricat, anteprima 01

Un flashback con un antico villaggio in fiamme, un'immagine già vista in numerose opere ambientate nel Giappone feudale. Stavolta, però, c'è una differenza: tre giovani con un aspetto felino stanno fuggendo dall'incendio che è stato appiccato da un esercito di cani-samurai. Shuricat è infatti ambientato in un universo popolato da animali antropomorfi, che conosciamo dal punto di vista di una famiglia di gatti-ninja.

Durante la fuga, le sorelle Airi e Chie hanno perso le tracce del loro fratello maggiore, e in attesa di ritrovarlo si rifanno una vita in città, pur dovendo spesso ricorrere a piccoli furti. Quando una delle due assiste a un delitto in grado di sconvolgere l'impero, la trama inizia a ruotare attorno a un'indagine che potremmo quasi definire noir se non fosse per i colori vivaci e i toni leggeri della narrazione.

Il volume pubblicato da Tatai Lab è infatti caratterizzato da un'estetica cartoonesca che sembra in contrasto con l'intrigo al centro della vicenda. La cura della casa editrice per la colorazione è evidente anche in quest'opera, dove le tinte pastello in qualche modo definiscono la sua identità. È un'opera divertente con diversi momenti spensierati, ma che riesce comunque a trattare tematiche profonde come l'appartenenza a un clan, l'onore tipico della tradizione giapponese contrapposto ai sentimenti per le persone care.

La sceneggiatura di Francesco Vacca riesce a costruire un microcosmo vivo e credibile che non rinuncia a integrare riferimenti alla mitologia orientale e a figure storiche realmente esistite. L'umorismo presente nella storia ricorre perlopiù a espedienti in cui nei personaggi riaffiorano in modo fin troppo evidente le loro caratteristiche animali, ma questo elemento è in qualche modo necessario per preparare il lettore alla risoluzione del caso, in cui si rivelerà fondamentale una peculiarità di una determinata creatura.

Le tavole di Sara Rossi sono gradevoli e propongono personaggi adorabili e ambientazioni suggestive, esplorate in modo più dettagliato in una serie di splash page e vignette di grandi dimensioni; i suoi gatti hanno un'espressività che sembra uscita da un prodotto animato, mentre non possiamo dire lo stesso per i volti dei cani, i quali non risultano efficaci quanto i felini. In qualche vignetta riscontriamo qualche problema di dinamismo a causa di alcune pose un po' legnose, durante le sequenze più action, ma la situazione migliora nel climax finale, con una manciata di tavole davvero ispirate.

Shuricat è un fumetto in grado di condensare una storia ricca in poco meno di un centinaio di tavole; probabilmente avrebbe giovato un maggiore respiro, al fine di approfondire alcuni aspetti di un cosmo costruito in maniera tanto dettagliata. L'idea del mondo popolato da ninja e samurai antropomorfi è accattivante e, anche se può ricordare Usagi Yojimbo, è stata sviscerata in modo decisamente differente.

Si certo sarebbe interessante vedere altre storie ambientate in questo universo, che non sfigurerebbe anche sviscerato in una forma seriale tramite l'animazione.

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