Shrinking (stagione 1), la recensione

La prima stagione di Shrinking è un bizzarro romanzo di formazione che mescola, non sempre al meglio, dramma e comicità

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La nostra recensione della prima stagione di Shrinking, la nuova serie di Apple TV+

Occorre fare una premessa, quando si parla di Shrinking: per apprezzarla a fondo, è imprescindibile la sospensione dell'incredulità. Che un personaggio come quello di Jimmy, il tormentato psicologo protagonista della serie (Jason Segel), schivi la fulminea radiazione dall'ordine è pura fantascienza. Eviteremo quindi di soffermarci sull'improbabilità delle conseguenze legate alla sua professione, perché - fortunatamente per il pubblico - Shrinking ha diversi pregi in grado di far chiudere un occhio sulla questione.

Come detto, al centro della storia di Apple TV+ troviamo Jimmy; un'anima in pena, vedovo disperato che non sembra essere in grado di guidare la barca della propria vita. Ha una figlia adolescente, Alice (Lukita Maxwell), la cui educazione e cura è stata tacitamente presa in carico dall'amorevole vicina di casa, Liz (Christa Miller). A cercare di riportare questo sbandato marinaio al timone, troviamo il suo mentore Phil (Harrison Ford); luminare della psicologia, la vita del brillante capo dello studio di Jimmy non è però priva di crepe. Così come non lo è quella di Gaby (Jessica Williams), collega del protagonista pervasa di un ottimismo che spesso stride con l'approccio fatalista di Jimmy.

Sulla fune

Chiariamo sin da subito: Shrinking non è - e, invero, non vuole essere - una serie innovativa. Quel rassicurante sapore di già visto non abbandona mai il palato dello spettatore. I dolori e le intemperanze vedovili di Jimmy ricordano, seppur priva della causticità britannica, la crisi del protagonista di After Life; l'umorismo che permea la storia sembra il figlio di Ted Lasso e di una sit-com. Non a caso, creatori della serie sono - a parte Segel - quel Bill Lawrence che ideò Scrubs e quel Brett Goldstein tra le menti dietro la sopracitata dramedy sportiva.

Questo tono ibrido, tra dramma e comicità, non sempre funziona; l'umorismo di Shrinking troppo spesso si affida a gag situazionali trite e ritrite (insistite oltre il tollerabile le battute di stampo woke), la cui gradevolezza è garantita quasi unicamente dalle ottime performance di tutto il cast. Segel equilibrista in bilico tra lacrime e risate ne esce vincitore senza sopraffare i suoi abili comprimari; perfetto contraltare della sua istrionica performance è Ford, potentissimo nella sua prova burbera e contenuta ma, proprio per questo, indimenticabilmente commovente.

Romanzo di ri-formazione

A fronte di una sequenza d'apertura che ne mette in luce tutto il dionisiaco egoismo, questa prima stagione di Shrinking sembra essere un lungo viaggio di Jimmy per recuperare frammenti di sé. Lungi dal voler dipingere il suo passato (vi sono diversi flashback con la defunta moglie, Tia) come un idilliaco paradiso, la serie ci fa intuire come le attuali crepe nella psiche del protagonista vengano da molto lontano. La perdita della compagna ha segnato solo il deflagrare di una bomba precedentemente innescata.

Ci sono momenti in cui vorremmo che Shrinking andasse più in profondità, non solo per quanto riguarda il bagaglio emozionale di Jimmy; eppure, la scelta di mantenere zone d'ombra nel passato dei personaggi è funzionale al mantenimento della curiosità attraverso tutto questo primo arco di episodi. Al netto di una certa mancanza di originalità, la nuova creatura di Apple TV+ guadagna la promozione con questo bizzarro, tardivo romanzo di ri-formazione di un uomo a pezzi; lo fa ricordandoci che qualche crepa l'avremo sempre, ma che gli affetti più solidi riescono ad andar oltre le reciproche falle.

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