Shrill (prima stagione): la recensione
Le nostre impressioni su Shrill, nuova comedy di Hulu che parla di rappresentazione e autostima
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La comedy, composta da sei episodi da venti minuti, è tratta dal memoir Shrill: Notes from a Loud Woman di Lindy West. Prodotta, tra gli altri, da Elizabeth Banks, la serie vede Aidy Brant (volto noto del SNL) nel ruolo della protagonista Annie, una donna in sovrappeso, di professione giornalista. La serie rigetta l'intreccio forte, e traccia soprattutto un bilancio generale della vita della donna, districandosi nei rapporti con i colleghi e con il capo Gabe (lo interpreta il regista John Cameron Mitchell), con i genitori un po' apprensivi, con un fidanzato inaffidabile. Tutto ciò gravita intorno all'aspetto fisico di Annie, che ne influenza i rapporti con gli altri.
Nessuno mette in primo piano il suo aspetto fisico nel porsi con lei, ma questo esiste come un filtro di parole dette in un certo modo e di comportamenti di un certo tipo. Si va dai conoscenti che dubitano dell'esistenza di un fidanzato, ai genitori che liquidano ogni smorfia di sofferenza con un sorriso o una bonaria presa in giro. Sarebbe facile, anche per la serie, ricondurre tutto ad un sistema di relazioni malate o a semplici individui in errore. E magari presentare un'intera vita ai margini, una solitudine che diventa l'unica soluzione contro un mondo popolato da persone cattive. Ma la vita di Annie è una vita comune. Ha contrasti con altre persone, come tutti, ma ha un lavoro che più o meno la soddisfa, è una persona solare, ha una relazione traballante.